greco bollore patuano

CHIAMATELA TELECOM FRANCE DEUX – PATUANO VERSO L’ADDIO. AL SUO POSTO BOLLORÈ SONDA MARIO GRECO, MA L’AD DELLE GENERALI SA GIA' CHE TELECOM FINIRA' AD ORANGE E RIFIUTA – LA PROTESTA DEI GRANDI FONDI PER LA CALATA IN MASSA DEI MANAGER DI VIVENDI NEL CDA

1. BOLLORÈ, LA FINE DELL’ERA PATUANO E IL GRAN RIFIUTO DI MARIO GRECO

vincent bollore al telefonovincent bollore al telefono

Dagonews

 

L’avventura di Marco Patuano alla guida di Telecom Italia pare proprio che sia giunta al capolinea. E nei giorni scorsi il primo azionista del gruppo italiano, Vivendi, si è mosso per cercare un nuovo timoniere.

 

mario greco mario greco

Ad aver indebolito Patuano non sono tanto i sospetti di una sua vicinanza al raider francese Xavier Niel, che ha prenotato un pacchetto del 15% di azioni del gruppo italiano in vista di futuri sviluppi, e neppure le diversità di strategie con il presidente Giuseppe Recchi sulla fibra ottica (Patuano sta con il governo Renzi e la Cdp). No, la questione, dicono i bene informati, è che Vincent Bollorè non lo può proprio vedere.

Group CEO Mario Greco Group CEO Mario Greco

 

E allora, secondo quanto risulta a Dagospia, circa venti giorni fa il finanziere bretone ha proposto a Mario Greco di diventare l’amministratore delegato della Telecom targata Vivendi. Un’offerta che l’ad delle Generali ha attentamente vagliato e che alla fine ha respinto sulla base di tre ragioni: al Leone di Trieste sta benissimo e le cose vanno a gonfie vele, l’azionariato Telecom è tutt’ora molto instabile (non a caso i grandi fondi stanno facendo casino e Greco li conosce bene) e infine c’è il rischio che nel giro di un anno Telecom finisca nelle fauci di Orange. 

 

 

2. TELECOM, I GESTORI ATTACCANO VIVENDI

Giovanni Pons per “la Repubblica

marco patuano ad telecom italiamarco patuano ad telecom italia

 

L’incursione di Vivendi nel cda di Telecom Italia non piace ai fondi e agli investitori istituzionali presenti nel suo capitale. Con una lettera firmata dal coordinatore del Comitato dei gestori, Marco Vicinanza, e condivisa dai fondi Apg, Fil, Jp Morgan, Legal & General, Standard Life, i gestori sottolineano come l’allargamento a 17 dei membri del cda e la nomina di tre uomini su quattro aventi incarichi operativi nel gruppo Vivendi, «solleva alcune criticità con riferimento ai nuovi assetti di governance della società».

 

In pratica si verrebbe a diluire la rappresentanza del mercato nel cda di Telecom, in quanto tre consiglieri su 17 pesano meno di un sesto del totale. Inoltre si verrebbe a realizzare la presenza «di tre figure apicali, con ruoli esecutivi, del gruppo Vivendi, svincolate dal divieto di concorrenza ai sensi dell’art. 2390 codice civile, che si aggiungerebbe all’altro componente del consiglio di sorveglianza di Vivendi, già presente».

bollore article bollore article

 

Quest’ultimo riferimento è per Tarak Ben Ammar che all’ultima assemblea è stato eletto nella lista Telco ma successivamente è entrato a far parte, chiamato da Vincent Bollorè, del cds di Vivendi.

 

I gestori, poi, nella loro lettera ricordano un particolare interessante. In occasione del rinnovo dell’aprile 2014, era stato dichiarato dalla società, del suo ad e da Telco, che il nuovo board non avrebbe compreso alcun rappresentante dei soci rilevanti. E così Assogestioni si limitò a presentare una lista di tre soli nominativi, «fiduciosi che le rassicurazioni in tal senso sarebbero state mantenute, pur consapevoli del fatto che la loro lista avrebbe potuto ottenere la, o avvicinarsi alla, maggioranza dei voti in assemblea».

xavier niel  xavier niel

 

E in effetti così si verificò: nell’aprile 2014 la lista Assogestioni ricevette la maggioranza dei voti ma potè inserire in cda solo i tre membri della sua lista, mentre i consiglieri Telco vennero poi votati uno ad fino a rappresentare la maggioranza, nove su tredici. Ora se passasse la proposta di Vivendi si arriverebbe al paradosso che la lista più votata in assemblea sarebbe anche la meno rappresentata.

giuseppe recchi saluta il pubblicogiuseppe recchi saluta il pubblico

 

Dunque, a questo punto, Assogestioni chiede al presidente Giuseppe Recchi e all’intero consiglio di esprimersi formalmente in merito a: 1) l’effettiva necessità di portare il numero dei consiglieri a 17; 2) l’opportunità che siedano nel board tre rappresentanti operativi di un socio qualificato di “influenza notevole” che sarà così in grado di esercitare un’influenza ancora maggiore rispetto a quella derivante dalla quota Telecom in suo possesso, senza aver lanciato un’Opa; 3) l’opportunità di svincolare dal divieto di concorrenza i tre candidati che svolgono le funzioni di Ceo, Cfo e direttore operativo di Vivendi. Oggi si riunisce il cda Telecom e si spera arrivino le risposte a tali spinose domande.

Frattini e Ben AmmarFrattini e Ben Ammar

 

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...