CIOCCOLATA IN PARADISO - ADDIO A FERRERO, CON LA NUTELLA PRESE IL MONDO PER LA GOLA E DIVENTÒ L’UOMO PIÙ RICCO D’ITALIA (CON RESIDENZA A MONTECARLO)

L’ultimo industriale del Novecento italiano, uno dei pochi che sono riusciti a resistere alle sirene e alle scorciatoie della finanza, si è spento ieri a Montecarlo. Aveva 89 anni. Da quasi un ventennio, Michele Ferrero aveva ceduto la guida operativa della società ai figli Pietro e Giovanni…

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Paolo Griseri per La Repubblica

 

La famiglia Ferrero Il fratello Giovanni il padre Michele la madre Maria Franca la vedova Luisa La famiglia Ferrero Il fratello Giovanni il padre Michele la madre Maria Franca la vedova Luisa

Il foglio con il marchio della Ferrero è ancora oggi gelosamente custodito in uno scaffale dell’ufficio brevetti del Cairo. Michele aveva il timore che rubassero il segreto delle sue praline. Aveva un vero culto per i suoi prodotti. Così decise di tradurre la formula in arabo: «Nessuno ci capirà nulla».

 

L’ultimo industriale del Novecento italiano, uno dei pochi che sono riusciti a resistere alle sirene e alle scorciatoie della finanza, si è spento ieri a Montecarlo. Aveva 89 anni.

MICHELE E PIETRO FERRERO MICHELE E PIETRO FERRERO

 

Da quasi un ventennio, dal 6 giugno del 1997, Michele Ferrero aveva ceduto la guida operativa della società ai figli Pietro e Giovanni. Ma nessuno lo ha mai visto con le mani in mano in questi anni: «Si è fermato solo due mesi fa, quando l’anemia gli ha tolto le forze», raccontano i suoi collaboratori.

 

Nanni Moretti Nutella Nanni Moretti Nutella

Viveva a Montecarlo, il più noto tra i paradisi fiscali della vecchia Europa. Ma aveva trasferito nel Principato, a Font Vieille, un laboratorio con centinaia di ricercatori per inventare dolci sempre nuovi. Lo aveva fatto perché non avrebbe resistito lontano da quello che era stato il lavoro di una vita.

Michele Ferrero Michele Ferrero

 

«E poi — raccontava — non mi piace che si pensi che vivo da queste parti solo per i vantaggi fiscali. Io qui ho una delle sedi della mia azienda». Un’industria che produce cose che si toccano, un vero paradosso nella capitate delle finanziarie, dove bastano una stanza e un computer per guadagnare milioni di euro in mezza giornata.

PIETRO E MICHELE FERRERO PIETRO E MICHELE FERRERO

 

Se la Ferrero, la piccola pasticceria di via Rattazzi del secondo dopoguerra ad Alba è diventata un’azienda mondiale, lo deve alla passione di Michele per le innovazioni di prodotto e per la scelta di uscire dall’ambito della provincia italiana. Certo, all’inizio di tutto c’è la Nutella, la crema di nocciole più famosa del globo.

 

Gianni Letta con la Nutella Gianni Letta con la Nutella

Quella creata nell’antica pasticceria della capitale delle Langhe utilizzando i prodotti della campagna, con il camion della ditta che batteva le aie per ritirare le «nisole», come si chiamano le nocciole in dialetto piemontese. Ma tutto ciò che è venuto dopo la Nutella porta l’imprinting indelebile di Michele.

 

Michele Ferrero Michele Ferrero

Sono prodotti arcinoti come il Mon Cheri, il Ferrero Rocher e il Kinder sorpresa. Sono la punta dell’icberg dell’enorme mole di continui esperimenti che il patron conduceva in segreto. Quando indossava il camice bianco, si sedeva a capotavola circondato da una ventina di collaboratori, estraeva il cucchiaino e cominciava ad assaggiare l’ultima invenzione di cioccolato.

 

Francobollo Nutella Francobollo Nutella

«Per capire se un prodotto avrebbe avuto successo, aveva un metodo tutto suo», racconta Franzo Grande Stevens, amico di Michele e per un decennio presidente della Ferrero. «Aveva individuato un supermercato vicino al Principato del Lussemburgo.

 

Michele Ferrero insieme ai figli Giovanni (a sinistra) e Pietro (a destra) Michele Ferrero insieme ai figli Giovanni (a sinistra) e Pietro (a destra)

Secondo lui la clientela di quel negozio poteva rappresentare la media dei gusti dei clienti europei, come fanno i sondaggisti con i seggi campione in occasione delle elezioni. Faceva portare sugli scaffali il prodotto da testare che, naturalmente, non aveva il marchio della Ferrero. Poi avvicinava all’uscita gli acquirenti e in cambio di una piccola ricompensa li faceva interrogare sui pregi e i difetti del prodotto. Aveva un’attenzione quasi maniacale per queste cose».

NUTELLA MADE IN MEXICO NUTELLA MADE IN MEXICO

 

Incredibilmente, pur dedicandosi quasi esclusivamente alla qualità dei suoi dolci, Michele Ferrero è diventato l’uomo più ricco d’Italia. Battendo i campioni della finanza da bere degli anni Ottanta e Novanta. Certo, non sono state tutte rose e fiori. Il colpo più duro è stata certamente l’improvvisa morte del figlio nell’aprile del 2011.

Francesco Paolo Fulci dona un barattolo di Nutella al Sindaco Marino Francesco Paolo Fulci dona un barattolo di Nutella al Sindaco Marino

 

Pietro è stato ucciso da un infarto mentre si trovava in Sudafrica a seguire una delle opere di promozione sociale della Fondazione Ferrero. Tutti ricordano l’immagine dell’anziano con gli occhiali scuri di fronte alla bara del figlio sul sagrato del Duomo di Alba. E, prima ancora, il pellegrinaggio degli albesi alla camera ardente allestita nel cortile della fabbrica del cioccolato.

NUTELLA personalizzata NUTELLA personalizzata

 

Accadrà così anche nelle prossime ore. Quando la salma del patron arriverà da Montecarlo e tornerà nel cuore della Langa, dove tutto era partito settant’anni fa. Inseguendo i suoi dolci e innovando continuamente il prodotto, Michele Ferrero è riuscito ad essere un imprenditore glocal ben prima che l’espressione venisse coniata. Uno che pensa a come continuare a produrre la Nutella anche quando la stagione in questo emisfero è finita e si inventa una piantagione in Cile.

nutella el nutella el

 

Ma com’era andata quella volta del brevetto in arabo? Grande Stevens torna con la memoria «agli anni Settanta, forse l’inizio degli Ottanta. Michele aveva trovato un procedimento che consentiva di mettere liquore nelle praline senza che il cioccolato assorbisse il liquido. Non era un’impresa facile e lui era orgoglioso di aver escogitato la formula giusta.

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Ma temeva che brevettando il procedimento in Europa un impiegato infedele potesse spifferare la formula alla concorrenza. Così scoprimmo che l’Italia aveva un accordo particolare con l’Egitto e la ricetta fu tradotta in arabo». La pralina era salva e questo, per Michele Ferrero, era probabilmente ciò che contava davvero.

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