DIEGUITO DELLA VALLE SPARA PALLONATE CONTRO I FURBETTI DI VIA SOLFERINO, BAZOLI E ELKANN - NO ALL’IPOTESI DI FUSIONE “CORRIERE”-“LA STAMPA”, SE CI PROVATE, VI TRASCINO TUTTI IN TRIBUNALE

Giovanni Pons per "la Repubblica"

Dottor Della Valle, alcuni azionisti di Rcs Mediagroup hanno deciso di sciogliere il patto di sindacato che esisteva dal 1984. Lei da molto tempo si è dichiarato contrario a questo tipo di accordi, ora che cosa dice?

«Con una presa di coscienza di azionisti vecchi e nuovi, anche se non tutti, si è capito che con il patto non si andava da nessuna parte. È finita questa idea di gestione medievale, anche se con molti anni di ritardo, e ora l'azienda ha l'opportunità di essere gestita pensando ai risultati e alla creazione di valore per gli azionisti. Vedremo se ne sarà capace».

In futuro come verranno prese le decisioni chiave dell'azienda? Dovranno esserci cambiamenti nella governance?

«Come in tutte le aziende quotate. Credo che ora sia opportuno chiedersi se il cda attualmente in carica sia espressione degli azionisti rilevanti che ci sono oggi, e allo stesso modo se c'è fiducia nell'amministratore delegato. Dopodiché occorre capire se il piano industriale che si sta portando avanti sia veramente efficace e il migliore possibile per poter far uscire la Rcs dalla difficile situazione in cui si trova. Terzo, occorre garantire l'indipendenza e l'autonomia del Corriere della Sera dall'influenza di qualsivoglia socio».


Ha intenzione di rientrare personalmente a far parte del cda?

«Non sono disponibile a rientrare in alcun organo. Come azionista rilevante ritengo che il cda vada rivisto, mantenendo alcuni membri che hanno le caratteristiche di reputazione e indipendenza, mentre qualcun altro, che non possiede queste caratteristiche, deve prenderne atto. Servono altre persone competenti, oltre a quelle che ci sono già, e qualche "ciambellano" in meno».

Chi vorrebbe sostituire?

«Credo che l'inserimento di qualche personaggio che conosca bene questo mestiere e abbia una visione internazionale sia necessario, anche per supportare l'ad. Per quanto riguarda Scott Jovane, leggo che non sarebbe da me gradito: non è così, i nostri rapporti sono cordiali anche se, come è noto, io non considero adeguato il piano da lui preparato. La sua permanenza alla Rizzoli sarà decisa dai risultati che porterà a casa e non dalla vicinanza a questo o a quell'azionista».

John Elkann ha appena promosso la nascita di un Advisory board con personalità di spicco del mondo dell'editoria. Non crede sia sufficiente?


«Il cda dovrebbe focalizzarsi solo ed esclusivamente su quello che serve a mettere a posto i conti. Se poi qualcuno, avendo tempo libero, ha voglia di incontrare a colazione esponenti della stampa internazionale, non vedo nulla di male. Importante sarebbe invece se alcune persone esperte di media volessero entrare in cda portando contributi veri allo sviluppo del gruppo».

Dunque secondo lei, dopo il ricambio in cda e la fiducia al management, occorre rivedere anche il piano industriale?

«Io dissi pubblicamente che il piano industriale non era adeguato, vedremo nei prossimi mesi l'andamento del business e, sulla base dei risultati che saranno ottenuti, faremo tutti le valutazioni necessarie. Nel frattempo, bisogna stare molto attenti a non preoccupare il mercato con operazioni non utili a Rcs come quelle con altre parti correlate ».

Per parti correlate intende La Stampa che è di proprietà della Fiat la quale è anche il primo azionista di Rcs con il 20,5%?

«Sento voci preoccupanti su ipotesi di accordi tra i due gruppi che sarebbero disastrosi per Rcs. Pertanto chi tenterà operazioni di questo tipo se ne assumerà la respon-
anche a livello personale. Rcs ha già pagato alla Fiat il pedaggio Fabbri, operazione che non ha certo fatto bene a Rizzoli, e nessuno pensi che si possano riproporre cose
simili».

E nella Rcs senza patto chi dovrà decidere le operazioni di carattere strategico?

«Da questo momento in poi è bene che le operazioni strategiche rilevanti vengano sottoposte al vaglio di chi ha investito molto nell'azienda. Credo nella logica delle decisioni condivise, e per molti azionisti oggi è importante solo che il gruppo sia ben diretto e che crei valore».

A suo parere basteranno questi interventi per rimettere in carreggiata la Rcs?

«Rimane comunque il grande errore di come è stato gestito l'aumento di capitale. Noi lo abbiamo contestato, anche legalmente, e ne chiederemo conto anche nelle sedi opportune, ma la Rcs si porterà dietro la scellerata gestione di quell'operazione. Invece di portare a una ristrutturazione di un debito che doveva risultare più leggero, ha destinato soldi alle banche e non allo sviluppo. Operazione costata centinaia di milioni ad alcuni azionisti».

E ora come giudica l'andamento del business in casa Rcs?

«Purtroppo non vedo al momento prodotti nuovi e interessanti da proporre al mercato. Vede, io vengo da una scuola che impone, nei momenti di crisi, uno sforzo maggiore da parte delle aziende per proporre prodotti innovativi che devono cercare di intercettare l'interesse dei clienti, in questo caso lettori e investitori pubblicitari. Inoltre in azienda non c'è certezza sul futuro per i continui malumori tra i soci. Mancano stimoli, le persone sono demotivate, si naviga a vista senza entusiasmo».

Perché, voi soci importanti, non la smettete di litigare?
«Come è noto a tutti, in Rcs oggi vi sono due scuole di pensiero. Quella degli azionisti che vogliono aziende ben dirette e buoni profitti e quella ancorata a vecchi sistemi in via di estinzione, che vivono di relazioni, di posti da occupare e di rapporti da gestire tra di loro sotto al tavolo con il vezzo di voler fare credere a tutti, compresi i giornalisti Rcs, che sono loro a "controllare" il gruppo ed il Corriere».

A chi si riferisce esattamente?

«E' evidente. Ma oltre a questo ci sono fatti positivi. Basta guardare all'atteggiamento di Mediobanca e Fonsai e anche di altri azionisti che hanno fatto dichiarazioni contrarie ai patti per capire che il futuro della Rcs ci sarà solo con un'azienda solida e i conti a posto. Oggi nulla potrà prescindere dal tener conto che Rcs è quotata in Borsa e appartiene al mercato».

Secondo lei Elkann e Bazoli non gradiscono questo modello?

«Mi pare che aver tentato di ricostruire un patto e non esserci riusciti è la risposta chiara di come molti azionisti la pensino. Le azioni si contano e non si pesano, per comandare in un'azienda devi avere la maggioranza, senza scatole o patti tra persone che investono poco di tasca loro».

Ritiene che l'era Bazoli al Corriere della Sera sia finita?

«Premesso che non vi è nulla di personale, dico che visti i risultati e la condizione di Rcs oggi, l'era Bazoli al Corriere sia da considerarsi finita, per fortuna. Se l'azienda oggi è in queste condizioni è prevalentemente colpa sua, anche se non solo sua. È finita anche l'epoca di Bazoli banchiere; sarà sempre più imbarazzante per chi lo sostiene giustificare il suo modo arcaico e miope di operare. Mi auguro che ne prenda atto il prima possibile e decida da solo di farsi da parte. Banca Intesa ha ottimi manager pronti a sostenere lo sviluppo di una grande banca; bisogna dare loro fiducia».

Ha intenzione di crescere nell'azionariato Rcs visto che Mediobanca ha annunciato di voler vendere il suo 15%?

«Premesso che, vista la capitalizzazione, non sarebbe un impegno gravoso, ho sostenuto invece mesi fa che sarei pronto a fare, se tutti fossimo d'accordo, un passo indietro invece che uno in avanti, a patto che ci sia qualcuno che faccia l'editore puro e che, investendo quanto serve, si occupi del gruppo. Se ciò, come sembra, non è possibile allora ogni altra valutazione e decisione dovrà essere fatta al momento opportuno».

Quanto ha investito nella Rcs?

«Compreso l'ultimo aumento, oltre 200 milioni. Credo che oggi siamo gli azionisti che hanno investito di più in questa azienda e gli ultimi sforzi non li abbiamo fatti pensando al profitto, ma in un'ottica di protezione dell'azienda e della sua indipendenza da appetiti che consideriamo pericolosi».

 

ELKANN DELLA VALLE PERRONE DELLA VALLE ELKANN GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.SCOTT JOVANE A BAGNAIA SCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA De Bortoli e Mario Calabresi e Jonella Ligresti - copyright PizziSEDE CORRIERE DELLA SERA RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE RENZI E DELLA VALLE

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…