IN DIFESA DEI RIVA – “IL SOLE 24 ORE”: “IL GOVERNO SI APPRESTA A VENDERE L’ILVA CHE NON È SUA” – NEGLI ULTIMI DIECI ANNI L’ILVA AVEVA OTTENUTO PROFITTI PER 2,1 MILIARDI, TUTTI REINVESTITI – INVECE NEGLI ULTIMI DUE I RICAVI SONO SCESI DEL 40% E LE PERDITE HANNO SUPERATO IL MILIARDO

Paolo Bricco per “Il Sole 24 Ore

 

altoforno taranto 6altoforno taranto 6

Ilva, ultimo atto. Fra politica e magistratura. Rischio di fallimento di impresa (per ora scongiurato), responsabilità della famiglia Riva e derive (poco liberali) del diritto societario. Al commissario vanno, dunque, gli 1,2 miliardi sequestrati a Milano. Il governo - dopo due anni e mezzo di tempesta giudiziaria, leggi speciali, congelamenti industriali e shock finanziari - si appresta a vendere una impresa che non è sua. Non è tecnicamente sua, perché l'Ilva non è una impresa pubblica. Ma si comporta come se lo fosse.

 

La famiglia Riva, che a Taranto sta affrontando il processo madre per disastro ambientale e ha perso quello per le morti di amianto e a Milano è stata anche condannata nel procedimento sui contributi all'export per la Legge Ossola, resta comunque titolare dei diritti di proprietà di una società commissariata, ma non (almeno formalmente) espropriata.

 

altoforno taranto 5altoforno taranto 5

Intanto l'impresa, uno dei perni vitali della manifattura italiana, versa in gravi difficoltà: in due anni e mezzo ha ridotto i ricavi di una quota compresa fra il 30 e il 40%, brucia cassa a bocca di barile e in tutto ha perso oltre un miliardo di euro.

 

Ma qual è la vera storia dell'Ilva? Vale la pena chiederselo. Adesso che, comunque sia, indietro non si torna più. Partiamo dalla fotografia di oggi, per delineare il quadro del passato e intuire quale possa essere una ipotesi di futuro. Sul fronte azionario, ci sono due manifestazioni di interesse: il gruppo Arcelor Mittal, che all'inizio è stato portato dal governo dai Riva, insieme al partner di minoranza Marcegaglia; Arvedi, con l'"attenzione" della Cassa Depositi e Prestiti.

 

La magistratura di Taranto, intanto, è di nuovo in azione. Il gip, Patrizia Todisco, ha raccolto le analisi dei custodi giudiziali di sua nomina sullo stato di avanzamento dei lavori dell'Aia e le ha girate al capo della Procura, Franco Sebastio, sostenendo che «l'attività criminosa non si è mai interrotta».

altoforno taranto 4altoforno taranto 4

 

Ieri è arrivata la decisione del gip di Milano, Fabrizio D'Arcangelo, sui soldi sequestrati per reati valutari e monetari ai trust di Emilio Riva (uno dei maggiori imprenditori italiani del Novecento, un uomo di 88 anni morto il 29 aprile scorso dopo un anno di arresti domiciliari e novi mesi di obbligo di dimora a Malnate, vicino a Varese) e di suo fratello Adriano. A questo punto, nulla impedirà ad Arcelor Mittal, che non voleva in alcun modo sostenere i costi dell'Aia e che dunque ha avuto in questi mesi un orecchio particolare per quanto capitava a Palazzo di Giustizia, di formulare una offerta, esito finale di un percorso di sei mesi che ha visto i suoi tecnici consultare, fin dal 2 giugno, i documenti dell'Ilva, in un crescendo di accesso alle informazioni sensibili che di solito viene riservato a chi tratta in condizioni di negoziato esclusivo, con tanto di (tanti) soldi messi sul tavolo.

 

Ieri, dunque, si è verificato un punto di svolta. Se il gip di Milano avesse rimandato tutto alla Corte Costituzionale, i tempi si sarebbero allungati e avrebbe preso corpo - dato che le banche, senza un impegno di un nuovo azionista, non avrebbero messo altri soldi - la possibilità di un default.

 

altoforno taranto 3altoforno taranto 3

Ma che industriali sono stati i Riva? Partiamo da questa domanda. Appare utile formularla adesso che - dopo due anni di leggi speciali, commissariamenti e la loro messa fuori gioco per una sorta di "impresentabilità giudiziaria" legata a un procedimento per reati ambientali che non è ancora arrivato ai rinvii a giudizio - perseverano «le evidenti lesioni a ambiente e salute» (Patrizia Todisco dixit), mentre la fisiologia dell'impresa è così compromessa da far dire a Gnudi che "l'amministrazione straordinaria è una ipotesi".

 

Torniamo al 1995, anno della privatizzazione e dell'avvio di una crescita che porterà il gruppo a diventare l'ottavo produttore di acciaio al mondo. «L'impianto di Taranto - ricorda Pierre Carniti, dal 1970 al 1975 a capo dei metalmeccanici della Cisl e poi segretario generale del sindacato cattolico dal 1978 al 1985 - è figlio della storia dell'industrializzazione del Paese. Una struttura economica così basata sull'automobile e sul bianco non poteva non prodursi da sola una quota dell'acciaio necessario».

altoforno taranto 2altoforno taranto 2

 

 Siamo, dunque, nel cuore del nostro Novecento manifatturiero. «Quando i Riva acquistarono l'Ilva - ricostruisce il manager siderurgico Piero Nardi - alcuni cicli importanti di investimenti erano stati appena compiuti». Nardi, che oggi è commissario straordinario della ex Lucchini, dal 1989 al 1993 è stato chief financial officer e direttore generale dell'Ilva. «L'Altoforno 5 era stato rifatto nel 1990. I treni nastri 1 e 2 nel 1991. In tutto, fra il 1988 e il 1992, a Taranto erano stati investiti 2mila miliardi di lire», ricorda Nardi.

 

Che aggiunge: «I Riva hanno attuato con grande abilità tre linee strategiche: da subito hanno compiuto una notevole operazione sui costi, ristrutturando gli acquisti con risparmi istantanei di 200 miliardi di lire. Poi, hanno riposizionato il mercato-prodotto: da un migliaio di prodotti, sono scesi a un centinaio di specializzazioni. Hanno avuto l'intelligenza di capire che un impianto enorme come Taranto aveva ragione di esistere solo con un aumento dei volumi. Quindi, hanno messo fuori dalla porta la politica e i partiti, che avevano mostruosamente fatto lievitare i costi del personale di staff».

 

altoforno taranto 1altoforno taranto 1

Fuori le forme più deteriori della politica dall'impianto, magari nella loro versione più clientelare-collusiva, ma anche cancellazione di una mala gestio in cui perfino i fenomeni più spiccatamente malavitosi - nell'epoca antecedente all'arrivo dei Riva - avevano avuto diritto di cittadinanza all'interno del perimetro dell'acciaieria: basti pensare che, dentro alla fabbrica, prima della privatizzazione il capo della Sacra Corona Unita di Taranto, Antonio Modeo detto "il messicano", aveva con i suoi familiari e i suoi stretti "collaboratori" un ufficio dove commerciava residui ferrosi.

 

Sullo zoccolo del ciclo di investimenti da 2mila miliardi di lire di vecchia matrice Iri, nei loro quindici anni i Riva hanno investito a Taranto 4,4 miliardi di euro (il 25%, secondo i bilanci, per l'ambiente).

 

EMILIO RIVA - ILVAEMILIO RIVA - ILVA

Stando alla riclassificazione dei bilanci di R&S Mediobanca, in quindici anni l'Ilva ha realizzato investimenti tecnici (nelle fabbriche, non solo a Taranto) per 5,3 miliardi di euro. Investimenti più una gestione imprenditoriale - così efficientista da essere vissuta come di una durezza ostile dalla comunità locale - hanno reso l'Ilva ben funzionante sotto il profilo industriale. L'acciaieria dei Riva ha, dunque, una natura bifronte: il distacco per la comunità locale, reso più stridente dal confronto con il ricordo di trent'anni Partecipazioni Statali "generose" fino a estremi patologici, produce fuori da essa una ostilità che, invece, fa il paio con l'efficienza gestionale interna allo stabilimento.

 

L'Ilva è stata sempre in linea con i maggiori gruppi mondiali: per esempio, nel 2000 il 6,4% di margine operativo lordo dell'Ilva e l'8,6% di quello di ThyssenKrupp diventano rispettivamente, nel 2005, il 14,5% e 7,7%; per uscire dall'Europa, nel 2010, il 2,5% dell'Ilva fa il paio con il 3,1% di Us Steel.

Piero Gnudi Piero Gnudi

 

Peraltro, al di là dei bilanci, grazie alla produttività degli impianti e alla posizione logistica (il porto ha fondali profondi che possono movimentare grandi volumi sia di materie prime sia di prodotti con un numero limitato di navi), l'Ilva ha vantaggi di costo pari al 10-12% rispetto ai concorrenti europei.

 

Sottolinea Patrizio Bianchi, già direttore della rivista prodiana L'Industria e autore della voce Industria Siderurgica nel dizionario di Economia e Finanza della Treccani: «Il problema è che, fra il 2008 e il 2009, si è verificato un cambio di ciclo internazionale, che ha modificato gli equilibri di tutta la siderurgia italiana». Il ciclo internazionale, nel caso dell'Ilva, si è incrociato con il tema della azione della magistratura e della risposta della politica.

 

Secondo R&S Mediobanca, a parte il 1997 e il 2001 - esercizi in cui l'Ilva ha distribuito dividendi per 6,5 milioni di euro - negli altri dieci anni in cui ha chiuso in attivo, la società ha ottenuto risultati netti per 2,178 miliardi di euro. Utili riportati a nuovo, cioè reimmessi nell'impresa che li aveva generati. Dagli arresti del 26 luglio 2012, con i vertici aziendali prima "sorvegliati" da un garante e poi sostituiti da due commissari straordinari, l'Ilva ha perso oltre un miliardo di euro. I numeri, dunque, appaiono eloquenti.

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)