DOPO IL MISTERO DI FATIMA, IL MSTERO DI UNA CRISI CHE NON FINISCE PIÙ – SETTE ANNI DI IMPOTENZA E NESSUNA RICETTA CHE HA FUNZIONATO – UN ROMPICAPO ANCHE PER CIA, FBI E PENTAGONO

Stefano Cingolani per “Il Foglio

 

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO

Sono trascorsi sette anni di vacche magre, anzi scheletriche, ma la profezia biblica non si è avverata, le vacche grasse sono di là da venire, mentre scalpitano di nuovo i cavalieri dell’Apocalisse. E’ che sono stati sette anni di tentativi falliti, sette anni di impotenza di fronte alla forza distruttiva della crisi. La politica monetaria, si dice, ha evitato il peggio. Le banche centrali hanno stampato una quantità pazzesca di moneta, tuttavia hanno curato i sintomi e non le cause, provocando effetti collaterali le cui conseguenze si vedranno fra qualche anno. L’alluvione di denaro liquido non è servito nemmeno a impedire la discesa dei prezzi, che in molti paesi (tra i quali l’Italia) sono già sotto zero, evocando un nuovo mostro, la deflazione che s’accompagna alla stagnazione produttiva.

 

BorsaBorsa

I governi hanno impiegato i denari dei contribuenti per tamponare gli effetti sociali sulle famiglie, per salvare le banche e le imprese. Siccome le tasse non bastano, si sono indebitati sempre più diventando vulnerabili rispetto alla speculazione finanziaria internazionale. E nel 2010 è scoppiata una crisi nella crisi, quella dei debiti sovrani. Dunque, anche la politica fiscale interventista, cavallo di battaglia dei keynesiani, s’è inceppata.

 

 Non ha funzionato nemmeno la ristrutturazione industriale. Secondo la teoria classica dei cicli economici, quando c’è un eccesso di produzione, le imprese tagliano, riducono le ore lavorative e spesso anche gli occupati. Così svuotano i magazzini, azzerano le scorte e poi ricominciano. Invece, non sono ripartite. Quanto all’austerità, avrebbe dovuto metter fine alla finanza allegra, seguendo la regola aurea che non si spende un centesimo se prima non lo si è risparmiato da qualche altra parte, e introducendo nella Costituzione il criterio del pareggio. Invece, il rischio è che la Grande recessione si trasformi davvero in Grande depressione come quella degli anni 30. Come è stato possibile?

borsaborsa

 

Sulle orme degli antichi aruspici, c’è chi ha letto i segni. I profeti di sventura questa volta non sono economisti o scrittori di varia umanità, ma fanno parte della comunità chiamata intelligence, sono barbouze come dicono i francesi, le barbe finte. Di che si tratta? In piena estate Cia, Fbi e servizi segreti del Pentagono hanno riunito i loro esperti di finanza e mercati per passare in rassegna l’economia mondiale e hanno trovato i sette sigilli della nuova tempesta perfetta.

 

Eccoli qua: 1) Indebitarsi non crea più sviluppo. A ogni dollaro di debito corrispondono oggi 3 centesimi di crescita economica. Negli anni d’oro, il ventennio postbellico, l’indebitamento era un moltiplicatore efficace perché metteva in modo 2,4 dollari. Nel decennio della lunga stagnazione, tra i 70 e gli 80, era già sceso a 41 centesimi, oggi siamo vicini a zero.

 

2) La moneta non si muove. La velocità di circolazione si è ridotta da 2,2 di prima della crisi a 1,3, una quota pericolosamente vicina a quella degli anni 30. Hai voglia di stampare banconote se poi non vengono spese. I keynesiani la chiamato trappola della liquidità e sta paralizzando tutto l’occidente.

CIA CIA

 

3) La Federal Reserve si trova ormai sull’orlo dell’insolvenza. Le sue riserve sono aumentate fino a 52,6 miliardi di dollari. Ma a fronte di esse gli impieghi sono balzati a 4.300 miliardi. Nell’intero sistema finanziario, a ogni dollaro di mezzi propri corrispondono 77 dollari impiegati; nel 2008 erano “solo” 22.

 

4) Il sistema bancario americano è super- indebitato, siamo a 60 mila miliardi di dollari e i debiti viaggiano trenta volte più veloci dell’intera economia.

 

5) Wall Street è in piena bolla. La capitalizzazione rispetto al prodotto lordo oggi è pari al 203 per cento, cioè è tornata al livello antecrisi. Per fare un paragone (anche se ovviamente la Borsa oggi è molto più grassa e grossa) era all’87 per cento. Comunque la si giri, siamo in mezzo a una nuova bolla azionaria.

 

6) I derivati continuano a crescere, oggi ammontano a 710 mila miliardi di dollari, pari a quasi dieci volte il prodotto annuo del mondo intero.

fbi hacker wall street journal hackingteam pedopornografia terrorismo criminalit fbi hacker wall street journal hackingteam pedopornografia terrorismo criminalit

 

7) Infine, è peggiorato anche l’indice della miseria che misura disoccupazione e inflazione. Steve Hanke della Brookings Institution di Baltimora lo ha calcolato per paesi e aree geografiche: si va da 11 punti negli Stati Uniti ai 15 in Europa fino a 20 in Asia. La disoccupazione colpisce di più in occidente, l’inflazione in oriente e in Sudamerica.

 

Dunque, allarme rosso. Gli equilibri rischiano di saltare e il crollo del dollaro è vicino. E’ questo il messaggio che l’intelligence ha mandato alla Casa Bianca. Le conseguenze geopolitiche sono enormi. La Cina sta comprando oro a man bassa. I paesi produttori di petrolio cercano un’alternativa. Il Fondo monetario internazionale si prepara a diventare la vera banca centrale del mondo intero usando una moneta artificiale come i Diritti speciali di prelievo, costruita su un paniere di monete nazionali o regionali.

 

La notizia sul summit delle barbe finte è stata lanciata da un singolare personaggio, James Rickard, uomo di banca ed esperto della Cia, che ha lavorato in una serie di fronti caldi (cominciando dagli ostaggi americani a Teheran) fino a essere reclutato dopo l’11 settembre per capire e controllare le mosse di al Qaida a Wall Street e dintorni, insomma il terrorismo nel tempio della finanza.

 

Rickard ha pubblicato alcuni libri apocalittici, come “La guerra delle valute”, che hanno avuto un certo successo. Il suo ultimo lavoro, “La morte della moneta”, uscito in primavera, è un bestseller ed è stato preso sul serio anche dal Financial Times. L’autore appare sulle maggiori reti televisive americane, è stato ascoltato dal Congresso e le sue tesi, per esempio l’attacco contro gli eccessi della Federal Reserve o il recupero dell’oro come àncora valutaria, vengono rilanciate da Rand Paul, il senatore campione del Tea Party Movement che, come suo padre Ron, vorrebbe abolire del tutto la Banca centrale.

 

pentagono satpentagono sat

Dunque, siamo su una sponda di destra secondo lo spettro politico consueto. Potrebbe essere facile per la sinistra mettersi contro i “deliri” da ultra-ortodossi. Ma le cose non stanno esattamente così. Se facciamo un salto nell’area liberal e dintorni, troviamo facce ancor più cupe dei barbouze monetaristi. Larry Summers, l’8 novembre 2013 durante un seminario indetto dal Fmi butta là una bomba: la stagnazione secolare. E da allora cambia il dibattito di politica economica. “In questi anni – spiega l’ex segretario al Tesoro di Bill Clinton, uno degli economisti americani più famosi e stimati – la quota di adulti al lavoro non è aumentata affatto. Il prodotto lordo è caduto al di sotto del proprio potenziale. E l’esperienza americana non è unica; Europa e Giappone stanno addirittura peggio”.

 

Sono tutti indicatori di una tendenza di lungo periodo che vede un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti e una mancanza di vera spinta alla crescita. Le politiche monetarie e quelle fiscali non hanno ripristinato lo sviluppo, ma hanno solo gonfiato i prezzi delle azioni. Paul Krugman gli dà ragione e parla a sua volta di “una crisi permanente”. L’evidenza suggerisce che “stiamo diventando una economia il cui stato normale è una sorta di media depressione nella quale i brevi periodi di prosperità arrivano solo grazie alle bolle e a un insostenibile indebitamento”. Perché è accaduto ciò? Una causa è senza dubbio il rallentamento demografico che fa cadere la domanda: “La prova è che anche al picco della bolla immobiliare noi abbiamo costruito meno case degli anni 70 quando diventano adulti i figli del baby boom”.

 

cia  cia

A confermare lo stato dell’arte arriva la Banca dei regolamenti internazionali, cioè la banca delle maggiori banche centrali. Nel suo ultimo rapporto annuale scrive: “Nel complesso, il periodo postcrisi è stato deludente. Per gli standard dei normali cicli economici, la ripresa è stata lenta e debole nei paesi colpiti dalla crisi. La disoccupazione è ancora ben al di sopra dei livelli pre-crisi, malgrado una recente flessione. Le prospettive di crescita nel più lungo periodo, poi, sono tutt’altro che rosee”. Sulla base dell’esperienza storica – continua la Bri – quando il rapporto tra credito e prodotto lordo supera il 10 per cento entro tre anni si manifesta una crisi bancaria. Ebbene l’Asia è al doppio (e la Cina al 23,6), ma anche Brasile, Turchia e Svizzera sono ben oltre la soglia di sicurezza. E’ chiaro dunque dove sono i detonatori che possono far scoppiare la prossima bomba.

 

Borsa EconomiaBorsa Economia

I vecchi vizi non sono spariti, al contrario. La Bri conferma che i contratti derivati sono più numerosi rispetto al periodo pre-crisi, anche se oggi si tratta per lo più di coperture rispetto al fallimento dei debiti sovrani. Ma sono tornati anche i subprime, impiegati per finanziare l’acquisto di auto (il boom negli Stati Uniti si spiega anche così) o per gli studenti soffocati dalle banche: la questione s’è fatta politica in vista delle elezioni di midterm ed è finita sul tavolo della Casa Bianca, Barack Obama ha ricevuto una delegazione di studenti e ha promesso un intervento per far scendere gli interessi. Che fare? Ancora una volta le ricette divergono.

 

BorsaBorsa

Il presidente della Bri, Jaime Caruana, già banchiere centrale spagnolo, guarda al medio periodo e parla di tre transizioni da compiere: verso un modello di crescita meno dipendente dal debito, verso una politica monetaria più normale e verso un sistema finanziario più affidabile. Davvero un vasto programma. Krugman rilancia Keynes: siamo in una trappola della liquidità e risparmiare in questa situazione è una virtù personale, ma un vizio collettivo. Le cose da fare esistono, però ci vuole il coraggio di sfidare i tabù: per esempio bisogna rilanciare l’inflazione.

 

Olivier Blanchard, capo economista del Fondo monetario internazionale batte da tempo su questo tasto: secondo lui la spinta alla crescita migliorerebbe con un aumento dei prezzi al 4 per cento doppio rispetto agli obiettivi che si sono poste le banche centrali. Il fatto è che oggi persino quota 2 è lontana soprattutto nei paesi europei dove è arrivata la deflazione che peggiora i debiti, riduce la base imponibile, deprime la produzione. Ci sono naturalmente anche segnali incoraggianti. Una quarta rivoluzione sta trasformando l’industria e ora sconvolge anche i servizi.

 

fbifbi

Spuntano nuovi settori e nuove attività. La McKinsey ha pubblicato uno studio sulle “tecnologie dirompenti” il cui impatto viene calcolato tra i 14 e i 33 mila miliardi di dollari nel prossimo decennio: stampanti 3D, robotica, telecomunicazioni, genetica, in un ambiente di inflazione bassa e commerci aperti, possono da sole spingere la crescita. L’energia è in pieno boom; non si vedeva da decenni tanto eroico furore. Esplorazioni, scoperte di nuovi giacimenti di idrocarburi, fonti alternative accessibili (anche se sussidiate dai governi) e soprattutto le rocce, il gas e il petrolio da scisti. Gli Stati Uniti già prima del 2020 potranno contare sull’autosufficienza energetica, mettendo fine così a una dipendenza dal Golfo Persico cominciata con la Seconda guerra mondiale. I costi calano e spingono l’industria manifatturiera a rimpatriare una parte dei propri impianti, assumendo operai e tecnici. Ha cominciato l’auto, ma ormai è un fenomeno che coinvolge tutti i settori.

 

fbi  fbi

Il reshoring non è solo americano, per produzioni dove conta soprattutto la qualità si sta manifestando anche in Germania e persino in Italia. Difficile valutarne l’impatto macroeconomico, però la spinta dal lato dell’offerta c’è ed è evidente. Manca la domanda, ma chi la può stimolare? Le banche centrali non bastano. Lo ha detto chiaramente Mario Draghi. Nel suo discorso a Jackson Hole ha delineato un modello a tre gambe: la politica monetaria non può fare tutto, ha bisogno del sostegno della politica fiscale (bilanci pubblici risanati sono la premessa per poter ridurre le imposte, aumentare salari e profitti, rilanciare i redditi); entrambe poi vanno sostenute da riforme dell’offerta che accrescano il prodotto potenziale e aumentino la produttività. “Draghi deve fronteggiare tempi turbolenti”, ha scritto Simon Nixon sul Wall Street Journal, sempre più deluso dagli assetti istituzionali della zona euro che giudica inadeguati ad affrontare le sfide economiche.

 

Come dargli torto: la Francia non ha fatto nulla, l’Italia ha perso due anni e la Germania è scivolata anche lei nella stagnazione. Giovedì la Banca centrale ha portato i tassi d’interesse a 0,05, siamo ormai al pavimento. E ha annunciato l’acquisto di titoli cartolarizzati a partire da ottobre. Essi andranno di pari passo con il nuovo programma di finanziamento straordinario per le banche purché concedano prestiti alle piccole imprese. Tra una cosa e l’altra oltre mille miliardi entreranno in circolo. Basteranno?

fbi     fbi

 

Un’altra iniezione di “monetadone” commenta il banchiere italo-svizzero Antonio Foglia. “Una politica monetaria espansiva come il Quantitative easing in cui la Banca centrale compra sul mercato le attività finanziarie è un palliativo”. Il vecchio adagio di Milton Friedman sulla moneta gettata dall’elicottero non funziona se la moneta resta in terra e nessuno la raccoglie, come sta accadendo in questa fase. La spiegazione non è scritta in sofisticati logaritmi, ma nella psicologia umana, cioè la paura, l’ansia per il futuro, la depressione. Summers forse esagera con la sua stagnazione secolare, però cerotti e aspirine non possono bastare.

 

Raghuram Rajan, cattedratico a Chicago, già capo economista al Fmi e adesso governatore della Banca centrale indiana, rivisita “La favola delle api” di Bernard de Mandeville. Ai primi del Settecento, il pensatore angloolandese scrisse un poemetto satirico nel quale raccontava il mistero dell’alveare nel quale ogni ape fa la cosa giusta eppure tutte insieme vanno verso la rovina. E’ successo così con la crisi, ma accade anche nel dopo crisi, perché non è stata rimossa nessuna delle cause che hanno portato al collasso, a cominciare dalle distorsioni del sistema finanziario.

ciacia

 

Al coro s’aggiunge pure il globalista Martin Wolf: “Gli sforzi per spingere le economie e creare banche più sicure hanno soltanto preservato un sistema fallato”. L’Europa ha protetto, non riformato il sistema bancario. Gli Stati Uniti sono andati più avanti con la legge Dodd-Frank e con la Volcker rule che limita l’utilizzo dei depositi per speculare in Borsa. Ma i supermarket finanziari restano ancora in piedi e tra la raccolta del risparmio e il suo impiego ad alto rischio non c’è nessuna diga. Stanley Fischer, numero due alla Federal Reserve, uno dei maggiori economisti sulla piazza, sostiene che “spezzare le grandi banche può aiutare, ma non è la soluzione che mette fine ai rischi finanziari una volta per tutte, anzi, è molto complicato e i suoi vantaggi sono incerti”.

 

ciacia

In una conferenza in onore di Martin Feldstein, il 10 luglio scorso, ha fatto il punto dei cambiamenti realizzati e di quelli realizzabili, ricordando che Lehman Brothers non era poi così grande, solo che era interconnessa in una matassa inestricabile con una infinità di altre banche e istituzioni finanziarie. Il contagio è il vero rischio e per evitarlo le autorità di vigilanza debbono agire come i medici prima che scoppi una pandemia.

 

Facile a dirsi, ma chi ha la scienza e la prescienza per farlo? E chi ha il potere di imporre la cura? Fischer non è Carl Schmitt e non predica lo stato d’eccezione economica durante il quale la libertà viene sospesa a favore della sicurezza. Quindi non può che ammettere: “Ci sarà una prossima crisi, ma non sarà identica all’ultima per questo dobbiamo vigilare per prevederla e cercare di prevenirla”. Si sentono già gli zoccoli sul selciato, i quattro cavalieri s’avvicinano e noi dobbiamo ancora preparare nuove lance e nuove corazze

Ultimi Dagoreport

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…

silvia toffanin francesca fialdini giorgia cardinaletti tommaso zorzi alessandro giuli pietro tatafiore barbara castorina

A LUME DI CANDELA - TOMMASINO ZORZI NON SARÀ OPINIONISTA AL “GRANDE FRATELLO”: NONOSTANTE LE SPINTE DI CASCHETTO, IL SUO NOME È STATO BOCCIATO – CI MANCAVA IL MINISTRO GIULI-VO IN VERSIONE OFFICIANTE: HA CELEBRATO IL MATRIMONIO DEL SUO CAPO UFFICIO STAMPA, PIERO TATAFIORE, CON BARBARA CASTORINA, TITOLARE DELL'AGENZIA VISVERBI CHE HA ASSISTITO IN PASSATO PROFESSIONALMENTE GIULI (AVRÀ RIFILATO UN ALTRO PIPPOZZO SUL “PENSIERO SOLARE”?) - BIANCA BERLINGUER E ILARIA D'AMICO (CHE LASCIA CASCHETTO) NELL'AGENZIA DI PRESTA - GIORGIA CARDINALETTI AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI - DOPO LA CHIUSURA DI TANGO, COSTAMAGNA OSPITE SU RETE 4 (NEL PROGRAMMA DOVE LAVORA IL SUO COMPAGNO) - LUI È UN POLITICO DI PRIMO PIANO, LEI È UNA BELLA GIORNALISTA. I DUE SONO STATI AMANTI E LUI HA FAVORITO LA SUA ASCESA. DURANTE UNA RECENTE INTERVISTA HANNO FATTO FINTA DI NON CONOSCERSI DANDOSI DEL LEI. DI CHI STIAMO PARLANDO?

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO

vladimir putin kim jong un xi jinping donald trump

DAGOREPORT – L’UNICO RISULTATO REALE OTTENUTO DA TRUMP NEI PRIMI 8 MESI DEL SUO SECONDO MANDATO È STATO RIABILITARE PUTIN: APPLAUDENDOLO IN ALASKA, HA RILEGITTIMATO LA MALCONCIA RUSSIA COME POTENZA MONDIALE, RAFFORZANDO LA FIGURA DEL “MACELLAIO DI MOSCA” (COPYRIGHT BIDEN) - DOPO TANTO PENARE E PROMESSE SCRITTE SULLA SABBIA, TRUMP SPERAVA DI OTTENERE ALMENO UNA TREGUA AEREA SULL’UCRAINA. E INVECE “MAD VLAD” HA FATTO SPALLUCCE E, TUTTO GAUDENTE, SI E' SCAPICOLLATO IN CINA ALLA CORTE DEL SUO VERO PADRONE, XI JINPING  – DISPIACE PER TRAVAGLIO MA LA RUSSIA NON HA ANCORA VINTO LA GUERRA: L’AVANZATA IN UCRAINA È SOLO PROPAGANDA. TRANNE DUE REGIONI E QUALCHE VILLAGGIO CONQUISTATO IN DONBASS, IN REALTÀ IL FRONTE È IMMOBILE DA MESI (A MOSCA NON BASTANO LE TRUPPE NORDCOREANE, ORA E' COSTRETTA A RECLUTARE IN PATRIA, DOPO I GALEOTTI, ANCHE LE DONNE IN CARCERE) – LA PRESSIONE SU PUTIN DEL MEDIATORE ERDOGAN E DI MODI PER UNA TREGUA IN UCRAINA - IL LEADER INDIANO, INCAZZATO CON “MAD VLAD” CHE LODA E IMBRODA XI E GLI FA FARE LA FIGURA DELL’AMICO SFIGATO, FA PRESENTE CHE L'ALLEANZA DELLO SCO E' SOLO ''TATTICA MA NON STRATEGICA'. MA UN DOMANI CHISSA'...