EFFETTO MONTI - 26 MILIARDI DI CAPITALI IN FUGA DALL’ITALIA PER L’INCUBO-PATRIMONIALE - PESA ANCHE IL DOWNGRADE DI MOODY’S SUL COUNTRY CEILING, OVVERO SUL RISCHIO DI LEGGI “INGABBIA CAPITALI” - QUALCOSA NON TORNA: LE ASTE SUI TITOLI DI STATO VANNO SEMPRE MEGLIO - COLLOCATI BOT A SEI MESI PER 7,5 MILIARDI DI EURO AL RENDIMENTO PIÙ BASSO DAL SETTEMBRE 2010: 0,91% - UN ANNO FA IL TASSO D’INTERESSE ERA AL 6%...

Fabrizio Goria per L'inkiesta.it

Mai così male nella storia dell'eurozona. In ottobre, secondo i dati della Banca centrale europea (Bce), i depositi nelle banche italiane sono calati di 26,4 miliardi di euro rispetto al mese precedente, fino a toccare quota 1.441 miliardi di euro. Una fuga di capitali che ha ribaltato quanto avvenuto in settembre, quando salirono di circa 30 miliardi di euro. I capitali escono, mentre gli investimenti calano e l'appeal dell'Italia resta ancorato alla Bce, che ha costruito la calma apparente in cui si trova l'eurozona in questo momento. Una quiete che però non si sa quanto potrà durare.

Perfino gli operatori più cauti sono rimasti colpiti dalla performance dei depositi presenti nelle banche italiane. «Un tracollo difficilmente spiegabile», dice a Linkiesta un analista di Société Générale. 26 miliardi e mezzo di euro sono tanti. Dopo un periodo di stabilizzazione, la fuga dei capitali continua a un ritmo sostenuto. Il fenomeno è prevalentemente italiano e spagnolo. In Grecia, dopo un crollo dei depositi avvenuto nei mesi scorsi, in concomitanza con le elezioni, i capitali hanno cominciato a tornare. Nello stesso periodo preso in esame per l'Italia, l'incremento è stato di 800 milioni di euro, fino a quota 161 miliardi di euro.

Due sono le possibili spiegazioni per ciò che sta succedendo in Italia, correlate fra loro. Da un lato c'è il timore di una patrimoniale. Timore che fra i detentori di grandi patrimoni ha iniziato a girare a fine settembre. Timori che hanno poi trovato una parziale rappresentazione reale quando, a metà novembre, il presidente del Consiglio Mario Monti parlò di «patrimoniale generalizzata». Immediatamente arrivò la smentita di Palazzo Chigi, che argomentò il fraintendimento riguardo le dichiarazioni di Monti. Nessuna patrimoniale, quindi, a causa della «mancanza di una base conoscitiva sufficientemente dettagliata» e della «necessità di evitare massicce fughe di capitali all'estero».

Fughe che però ci sono state lo stesso. Difficile pensare il contrario, dato che proprio Palazzo Chigi, nella stessa nota, ha rimarcato che un succedaneo della patrimoniale c'è già stato. «Non essendo perciò realizzabile una tassazione generalizzata del patrimonio, il Governo nel dicembre 2011 è intervenuto, con l'approvazione di tutti i partiti della maggioranza, su varie componenti della ricchezza patrimoniale separatamente, con un risultato effettivo in qualche modo paragonabile», disse il governo italiano.

L'altro motivo per cui la fuga dei capitali non rallenta riguarda un evento avvenuto alcuni mesi fa. Quando in luglio l'agenzia di rating Moody's ha declassato il giudizio sull'Italia di due note a Baa2, più precisamente. In concomitanza con quell'operazione, Moody's ha tagliato anche il Country ceiling rating da Aaa ad A2. Questo particolare giudizio rappresenta il rischio di un investimento in una nazione sotto il versante della libera circolazione dei capitali. Vale a dire che in questo modo le agenzie di rating calcolano la possibilità che un Stato introduca misure per bloccare i capitali all'interno dei propri confini territoriali. Il downgrade del Country ceiling italiano non è passato inosservato agli operatori finanziari, che hanno iniziato più a guardare gli scenari politici rispetto a quelli economici, la cui situazione è evidente. Il motivo è semplice: più aumentano le tensioni interne, contrarie al processo di integrazione europea, più questo indicatore va sotto pressione.

La fuga dei depositi continua, nonostante le azioni della Banca centrale europea. E dire che i segnali di una stabilizzazione della situazione italiana ci sono tutti. Oggi il Tesoro ha collocato Bot a sei mesi per 7,5 miliardi di euro al rendimento più basso dal settembre 2010, 0,91 per cento. Solo un anno fa un collocamento analogo aveva visto l'Italia promettere un tasso d'interesse del 6 per cento. In calo anche i Btp decennali, il cui rendimento sul mercato obbligazionario secondario è sceso fino al 4,58%, un livello che non si vedeva dal maggio 2011. Crisi finita? No. Ma qualcosa sta migliorando, almeno sulla carta.

L'obiettivo della Bce era quello di prendere tempo, in modo che le riforme messe in cantiere dal governo di Mario Monti possano produrre gli effetti previsti. Obiettivo raggiunto, per ora. Per il 2013 il limbo in cui è entrata l'eurozona dovrebbe infatti continuare. Almeno, fino alle elezioni tedesche, previste per il 22 settembre 2013. Sarà quell'appuntamento il vero punto di svolta per l'area euro.

 

MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegmaria cannataMONTI GRILLI Spread e dimissioni di BerlusconiFISCOlogo moody Titoli di stato

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”