FIAT FU - MARPIONNE SE NE FOTTE DEL -4.4% DI IERI IN BORSA E PUNTA TUTTO SU DETROIT - SENZA LA “STAMPELLA AMERICANA” LA FIAT HA PERDUTO 246 MILIONI IN SOLI TRE MESI, LA PROIEZIONE E’ DI UN MILIARDO DI “ROSSO” NEL 2012 - OTTOBRE, ADDIO ITALIA? ANCHE IL MERCATO EUROPEO LANGUE, MEGLIO CONCENTRARSI SU BRASILE, CINA E RUSSIA - MA SUL “VUOTO” LASCIATO DA MARPIONNE E’ PRONTA A TUFFARSI LA VOLKSWAGEN…

Ugo Bertone per "Libero"

Ieri mattina, prima dell'inizio del cda, i consiglieri Fiat si sono trovati in rassegna stampa l'articolo del Financial Times che, dopo aver illustrato gli ottimi risultati di Chrysler, ha chiesto a Jessica Caldwell, senior analyst di Edmunds.com, un prestigioso centro studi indipendente, se le perfomance in costante crescita della casa di Detroit sarebbero state sufficienti per risolvere i problemi della Fiat.

La risposta è stata no. «Per quanto la ripresa di Chrysler sia stata davvero impressionante - ha dichiarato miss Caldwell - non può essere sufficiente a risolvere nel medio termine ai problemi della casa italiana». La Borsa la pensa allo stesso modo. Ieri pomeriggio, subito dopo l'uscita dei dati Fiat, sul titolo del Lingotto si sono accanite le vendite: prima un rinvio per eccesso di ribasso, poi un tonfo sotto i 4 euro, solo in parte corretto nel finale.

Alla fine si chiude con un eloquente -4,4%. Perché questo capitombolo? Marchionne non se ne cura. «È stato un buon trimestre per Fiat, in linea con le nostre aspettative, anche se senza Chrysler saremmo stati in perdita», ha osservato nell'incontro con gli analisti cui ha confermato gli obiettivi per 2012.

Ma, una volta tanto, un bilancio si può riassumere con un solo numero: senza Chrysler, la Fiat ha perduto 246 milioni in soli tre mesi, da aprile a giugno. Ovvero il Lingotto, sempre se si esclude la stampella americana, viaggia nell'ordine di un miliardo tondo di rosso per l'intero 2012. Un numero impressionante, ma in parte previsto. Perché allora una reazione così negativa? La risposta, paradossale, sta nella salute finanziaria del Lingotto, protetta dall'«avarizia» di Sergio Marchionne.

L'indebitamento cala a 5,4 miliardi, 300 milioni in meno di un anno fa. Nel frattempo, viste le turbolenze sui mercati, la Fiat ha mantenuto alti i livelli di liquidità, già «eccezionalmente alti» come ebbe a dichiarare lo stesso Marchionne: oggi Fiat può disporre di 22,7 miliardi , più dello stesso fatturato del trimestre (21,5 miliardi). Ma questi quattrini, per ora, non finiranno in investimenti già frenati rispetto alla precedente tabella di marcia: il mercato europeo, ancor più l'Italia, non «merita» nuovi prodotti che cadrebbero nel vuoto del mercato.

Meglio concentrarsi, perciò, sulla difesa del mercato brasiliano, o allo sbarco in Cina ed in Russia. E rassegnarsi a recitare nel film «Tesoro, mi si è ristretto il mercato»: - 7,5% i ricavi per il gruppo, Chrysler esclusa, a 9,2 miliardi di euro. E le cose sarebbero andate assai peggio se la Fiat brasiliana non avesse retto l'impatto della concorrenza, Gme Volkswagen in testa, sul mercato brasiliano.

Sono questi i numeriche spaventano gli analisti: non solo l'azienda patisce oggi la frenata del mercato italiano, scivolato ai livelli degli anni Settanta, ma non programma gli investimenti in vista di una ripresa che al Lingotto non vedono per il 2013, E, probabilmente nemmeno per il 2014, anno in cui, assicura Marchionne, «Chrysler centrerà i target». A quel momento, senz'altro la casa di Detroit e Fiat saranno una cosa sola. L'Ipo della società di Detroit non si terrà nel 2012, assicura da New York lo stesso Marchionne. Facile che sia la missione più importante del 2013, quando le energie del Lingotto saranno concentrate sull'obiettivo di arrivare al 100% della casa Usa.

L'Italia, insomma, può attendere. Oppure, come più volte ha spiegato il ceo, gli stabilimenti nostrani potranno aiutare Chrysler a far fronte alla crescita della domanda in Usa, Messico, America Latina e, magari Cina. Per l'Europa, è la diagnosi del ceo di Fiat, s'impone una soluzione sotto la regia della Ue al problema della sovraccapacità produttiva. Peccato che i Grandi tedeschi non siano della stessa opinione.

Peccato, soprattutto, che in Volkswagen annusino aria di disimpegno dal vecchio Continente del gruppo controllato dall'Exor: facile prevedere che, dopo la trimestrale di ieri, le manovre del gruppo di Wolfsburg sul fronte Alfa riprenderanno con maggior convinzione. Marchionne, da giocatore navigato, non si nasconde. Anzi rilancia: «Come per Chrysler - dice - non ho cattive notizie da darvi per Fiat», e aggiunge: il gruppo dispone di «un'importante ammontare di liquidità». Come dire: se vi illudete che la Fiat sia costretta a vendere (o svendere) avrete una brutta delusione.

 

SERGIO MARCHIONNE SERGIO MARCHIONNE FIAT CHRYSLER lingottoMartin Winterkorn CEO Volkswagen

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