GHIZZONI ARDENTI - L'AZIONISTA DEL VECCHIO LICENZIA L'AD UNICREDIT (E PURE I SUOI VICE?) ALLA VIGILIA DEL CDA: ''SERVE DISCONTINUITÀ, LA BANCA NECESSITA DI CAMBIAMENTI RADICALI'' - IL POVERO MONTEPREZZEMOLO, CHE RISCHIA DI CADERE INSIEME A GHIZZONI: ''NO COMMENT, DOMANI ABBIAMO UN CONSIGLIO IMPORTANTE. DEL VECCHIO E' UN AMICO''. PENSA SE ERA UN NEMICO...

Il patron di Luxottica prima dice che non vuole influenzare la governance di Generali, poi spara a palle incatenate su Unicredit, l'altro suo investimento: ''Ghizzoni è un bravo banchiere, ma la banca deve intraprendere un nuovo cammino. Solo a Milano si dovrebbero chiudere centinaia di filiali inutili''...

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1. DEL VECCHIO: "IO, LUXOTTICA E UNICREDIT"

Giovanni Pons per ''Affari & Finanza - la Repubblica''

 

leonardo del vecchio leonardo del vecchio

Leonardo Del Vecchio è al centro delle manovre finanziarie di queste settimane. La Luxottica, di cui è azionista al 61,6%, ha appena accompagnato all' uscita il ceo Adil Khan assunto solo un anno fa. E il mercato ha penalizzato il titolo poichè non vede un disegno di stabilità nella governance dell' azienda. Del Vecchio è poi azionista importante di Generali e Unicredit, due colossi della finanza italiana che per ragioni diverse stanno attraversando un periodo turbolento. Su tutti e tre i fronti l' imprenditore milanese ha accettato di parlare con A&F.

 

Come mai è così difficile gestire Luxottica?

 

«Gestire il gruppo Luxottica con oltre 150 società in giro per il mondo e 80 mila dipendenti non è certo un compito facile. Quando Guerra è uscito dall' azienda non avevo nessuno con cui sostituirlo ma il mercato chiedeva una soluzione in tempi brevi. I cacciatori di teste mi hanno sottoposto dei nominativi: il più adatto è risultato Adil Khan che è entrato in azienda solo sei mesi dopo a gennaio 2016».

del vecchio del vecchio

 

«I In questo periodo ho potuto toccare con mano come l' azienda fosse in condizioni diverse da come l' avevo lasciata un decennio prima».

 

Cosa non ha funzionato con Adil Khan?

 

«Ho cercato di spiegargli tutti gli elementi essenziali per lavorare nel mondo dell' occhialeria e lui imparava standomi vicino. E' una persona molto corretta e preparata, e non abbiamo mai avuto motivi di scontro. Nonostante sia un ottimo manager, ho dovuto accorciare la catena di comando per essere più veloce ed incisivo e dare un' accelerazione ai cambiamenti aziendali. Per questo motivo dopo un anno abbiamo convenuto che era meglio interrompere la collaborazione e Adil ha lasciato l' azienda in maniera consensuale».

 

Che cosa aveva trovato dopo dieci anni che secondo lei non funzionava?

 

ADIL MEHBOOB KHAN ADIL MEHBOOB KHAN

«Il fatturato era cresciuto molto attraverso acquisizioni ma era stato fatto poco per l' integrazione delle aziende acquisite. Oakley, pagata 2,2 miliardi di dollari, non era ancora stata integrata nel gruppo, era rimasta una società che assemblava occhiali, senza aver ancora adottato la cultura di produzione integrata di Luxottica. Ora Oakley, dopo quest' ultimo anno, produce nel suo stabilimento storico in California, che è stato recentemente trasformato in una fabbrica di eccellenza, con processi e tecnologie Luxottica. Ha anche un grande laboratorio specializzato nella produzione e nel montaggio delle lenti. Abbiamo ridato un ruolo centrale alla produzione e ai nostri lavoratori.

 

Stiamo concludendo inoltre, a tempo di record, l' integrazione delle diverse divisioni e società di e-commerce, che con quasi 2 milioni di occhiali venduti direttamente dai nostri siti hanno ricavi per circa il 4% del fatturato di gruppo».

 

E adesso che cosa le resta da fare? Lei ha detto che intende restare alla guida dell' azienda almeno fino al 2017.

 

andrea guerra andrea guerra

«Esatto, c' è ancora molto lavoro da fare. Per esempio sul fronte del marketing e della pubblicità i progressi da compiere sono moltissimi. Abbiamo oltre 200 mila ottici indipendenti a cui mandiamo i cartelli vetrina di carta. Adesso stiamo già inviando ai primi clienti il materiale pubblicitario, attraverso la rete, in formato digitale direttamente da Milano. I sistemi informatici sono fondamentali e strategici nel nostro settore e stiamo accelerando gli investimenti nel mondo del digitale. Voglio semplificare l' azienda e mi servono altri due anni. L' obiettivo è portarla a una redditività del 10% di utile netto da realizzarsi senza patemi d' animo».

 

E poi, dopo il 2017, a chi affiderà il comando di Luxottica?

 

«Con un' azienda veloce, snella e redditizia la gestione potrà essere affidata ai manager della seconda linea, gli operativi che hanno sempre mostrato grande attaccamento al gruppo. Ci sono dirigenti che lavorano con noi da tanti anni, che rappresentano il valore aggiunto di Luxottica e sono in grado di lavorare in autonomia. La mia idea di Ceo è più vicina a quella di un allenatore che fa giocare la squadra e non a quella di un centroavanti che vuole segnare da solo.

andrea guerra matteo renzi leopolda andrea guerra matteo renzi leopolda

 

Vorrei anche il capoazienda con una visione di lungo periodo, più simile a quella di un imprenditore, e non un manager che ragioni solo in vista della trimestrale. Quando io non ci sarò più ho già dato indicazione alla Delfin di orientarsi sempre verso scelte interne all' azienda. Per guidare il consiglio penso a un chairman all' anglosassone, senza deleghe, che faccia rispettare le regole e sia a garanzia degli interessi di tutti gli azionisti».

 

I mercati però sono preoccupati per questa mancanza di stabilità nella governance dell' azienda. Il titolo è sceso da quando lei ha annunciato l' uscita di Khan. Incontrerà gli investitori istituzionali e spiegherà loro ciò che intende fare?

 

«Certo, li incontrerò. Non sono preoccupato per l' andamento del titolo visto che dall' uscita di Guerra è salito da 40 euro al massimo storico di 67 e ora è sceso in linea con l' andamento dei mercati. In passato i grandi azionisti hanno mantenuto la fiducia nell' azienda e non hanno venduto. Penso che faranno così anche in questa occasione. Alla prossima assemblea verificheremo se questo continuerà ad essere vero. Penso comunque che nel lungo periodo siano solo i risultati a influenzare il titolo, chiaramente insieme al contesto macroeconomico».

ghizzoni montezemolo ghizzoni montezemolo

 

Dunque sul fronte dei risultati si sente sicuro? Gli analisti dicono che i numeri della crescita di Luxottica del 2015 sono più bassi di quel 7% che avevate promesso.

 

«Abbiamo avuto una riduzione delle vendite in Usa nell' ultimo trimestre dovuto esclusivamente al calendario che nel 2015 ha avuto nove giorni lavorativi in meno rispetto al 2014. L' Europa che sembrava un mercato maturo continua a crescere al 7%, la Cina sta rallentando solo per le aziende sovraesposte in quel paese, non per noi che continuiamo a crescere a doppia cifra. Inoltre credo sia giusto fornire al mercato una stima della crescita organica al netto delle acquisizioni, per misurare correttamente le capacità dell' azienda. In questo senso il 2015 è stato per Luxottica un anno di crescita pura, organica, che esprime tutta la qualità dell' azienda».

 

GHIZZONI PALENZONA GHIZZONI PALENZONA

Anche per Generali, nella quale la sua Delfin ha una partecipazione di oltre il 3%, è favorevole a una soluzione interna per sostituire un manager del calibro di Mario Greco? «Penso di sì. Greco ha fatto un lavoro buono nei primi tre anni di mandato. Ha fatto quello che gli azionisti gli avevano chiesto, ristrutturando la compagnia e riportandola a una buona redditività. Mi ha fatto un po' arrabbiare per le modalità di uscita, ha voluto inutilmente giustificare la sua scelta di andare a gestire un gruppo più grande».

 

Dunque anche per Generali vale la regola che è meglio non affidarsi a un ceo che viene dall' esterno?

federico ghizzoni (2) federico ghizzoni (2)

 

«Greco ha rinnovato tutta la prima linea con manager di grande valore, e ognuno di questi potrebbe prendere in mano l' azienda. Come azionista non voglio influenzare il processo di scelta che spetta al consiglio di amministrazione».

 

La Delfin è un importante azionista anche di Unicredit, una banca che sta soffrendo per il forte calo del titolo e per risultati non soddisfacenti. Secondo lei bisogna cambiare registro anche lì?

 

«E' un discorso diverso, le banche in questi anni sono rimaste indietro, non si sono modernizzate, oltre al fatto che quelle più piccole hanno sofferto a volte per una cattiva gestione. Solo a Milano si dovrebbero chiudere centinaia di filiali ormai inutili nell' era del digitale. Se non si sta al passo coi tempi arrivano i problemi. E anche in Unicredit i manager devono adeguarsi ai tempi che viviamo. Detto questo, Ghizzoni è un bravo banchiere ma forse la banca oggi ha bisogno di cambiamenti così radicali per intraprendere un nuovo cammino che solo una discontinuità può realizzare».

fabrizio palenzona fabrizio palenzona

 

 

2. UNICREDIT, NO COMMENT MONTEZEMOLO A DICHIARAZIONI DEL VECCHIO SU VERTICI

(Reuters) - Luca Cordero di Montezemolo, vice presidente di UniCredit, non commenta le dichiarazioni di Leonardo Del Vecchio secondo cui alla banca serve discontinuità al vertice.

 

"Del Vecchio è un amico, tra gli imprenditori che stimo di più, una persona straordinaria. Però io oggi su UniCredit non vorrei fare nessun commento per un semplice motivo: domani abbiamo un consiglio importante, preferisco non fare nessun commento", ha detto Montezemolo a margine di un evento a Milano.

 

Qualche giorno fa lo stesso Montezemolo, che nel Cda UniCredit siede in qualità di rappresentante indiretto degli interessi del primo azionista Aabar, ha dichiarato che il Ceo Federico Ghizzoni ha la fiducia degli azionisti e quindi resterà alla guida della banca.

Domani si riunirà il Cda UniCredit per i conti 2015.

(Elisa Anzolin)

 

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