IL PARTNER CHE NON C’È - L’ALLEANZA ALITALIA-ETIHAD È ANCORA TUTTA DA COSTRUIRE, MA ANDAVA USATA COME CAROTA PER GLI AZIONISTI RESTII A CACCIARE I SOLDI

Gianni Dragoni per "Il Sole 24 Ore"

E adesso è caccia al partner che non c'è. «Si sta andando avanti con Etihad», ha detto ieri Gaetano Micciché, direttore generale di Intesa Sanpaolo e consigliere di amministrazione di Alitalia.

La voce sempre più insistente di un interesse della compagnia di Abu Dhabi ad allearsi e ad acquisire una partecipazione azionaria nell'Alitalia con un ulteriore iniezione di soldi (fino a 350 milioni di euro) ha accompagnato le ultime fasi dell'aumento di capitale di 300 milioni terminato negli ultimi giorni di dicembre.

Una voce quasi sospetta per la sistematicità con cui veniva diffusa quotidianamente soprattutto nella settimana prima di Natale. Erano i giorni degli ultimi, faticosi versamenti di capitale da parte di alcuni azionisti esitanti, dell'ingresso del nuovo socio Antonio Percassi (imprenditore finanziato da banca Intesa) e dell'attesa di un "sì" importante che tardava, quello delle Poste a versare la loro quota di 75 milioni. Solo una coincidenza l'insistenza delle indiscrezioni sul possibile ingresso di Etihad in Alitalia?

I principali azionisti di Alitalia confidano in un'evoluzione positiva dei contatti con Etihad, la più piccola tra le tre floride compagnie del Golfo. Più piccola di Emirates (che da anni sponsorizza il Milan e ha ottenuto, qualche maligno sostiene grazie anche a Silvio Berlusconi, i diritti per volare da Malpensa a New York) e di Qatar. Etihad è in forte espansione, anche in Europa, con lo shopping di quote azionarie di minoranza (non può acquisire più del 49%, altrimenti le compagnie perderebbero i diritti di traffico), da Air Berlin alla ex Jat ribattezzata Air Serbia fino alla piccola Darwin in Svizzera.

I dirigenti e consulenti di Etihad sono stati visti negli uffici di Alitalia a Fiumicino in dicembre. Dopo le feste nessuno li ha più visti, ma all'Alitalia tutti puntano sull'abbraccio (e soprattutto sui soldi) di Abu Dhabi. Dopo il ritiro di Air France-Klm dalla ricapitalizzazione, pur rimanendo i franco-olandesi partner sul fascio di rotte con Francia e Olanda e sul NordAtlantico insieme a Delta, Alitalia è più fragile. La compagnia ha bisogno di altri soldi, i 300 milioni incassati nella ricapitalizzazione potrebbero far accendere la spia di riserva del carburante alla fine dell'inverno. In ogni caso non sono una dote sufficiente per poter investire e comprare aerei.

Alitalia, nell'ultimo progetto di economie di guerra, oltre ad annunciare 1.900 esuberi (tema oggetto di confronto sindacale) ha rimandato al 2016 l'ingresso in flotta di tre nuovi aerei per voli intercontinentali, un settore nel quale ha solo 22 aerei.

Etihad ha numerosi dirigenti anglosassoni, l'amministratore delegato, James Hogan, è australiano. Nel 2013 ha aumentato del 16% i passeggeri a quasi 12 milioni. «I nostri numeri da record nel 2013 - è il commento di Hogan - riflettono il successo del nostro master plan strategico, che si concentra su tre pilastri fondamentali: crescita della rete organica, rafforzamento di partnership in codeshare e partecipazioni di minoranza in altre compagnie aeree». Hogan non ha mai fatto dichiarazioni sul dossier Alitalia, il 13 gennaio sarà a Berlino per la conferenza stampa di Air Berlin.

Secondo fonti finanziarie bisognerà aspettare almeno la fine di gennaio per verificare se ci sarà la firma di un ipotetico accordo preliminare con Etihad. C'è lo scoglio dei debiti di Alitalia. Se si andrà all'intesa, l'ingresso azionario con un aumento di capitale in Alitalia potrebbe avvenire in marzo-aprile. Sullo sfondo, sono in osservazione i vertici di Air France-Klm. Secondo alcune fonti Parigi avrebbe reagito con sorpresa alla positiva conclusione della ricapitalizzazione di Alitalia. Ma non sono state fatte nuove avance per riprendere il discorso da dove è stato interrotto.

 

 

alitalia etihad hostess etihad a sidney GABRIELE DEL TORCHIOMASSIMO SARMI AEROPORTO ROMA FIUMICINO Etihad-aircraft

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....