“LA 7 VA CONTRO IL GOVERNO, VENDILA O NOI SAREMO COSTRETTI A TROVARE UN ALTRO PRESIDENTE!” - AUT AUT DEGLI AZIONISTI TELECOM MA LE OFFERTE SONO AL RIBASSO - CONTINUA IL BRACCIO DI FERRO TRA IL PRESIDENTE BERNABE’ E L’AD PATUANO (VOLUTO DA MEDIOBANCA) - A FAR INCAZZARE LA PROPRIETA’ SOPRATTUTTO IL GRILLISMO DEL TG CHICCO - SONO 15 I POTENZIALI COMPRATORI DA AL JAZEERA A DE BENEDETTI, DA CAIRO A TARAK BEN AMMAR….

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Da "Lettera 43.it"

FRANCO BERNABE E SIGNORAFRANCO BERNABE E SIGNORA

Sui tavoli di Mediobanca, che ha ricevuto il mandato di cercare un compratore, sono arrivate 15 manifestazioni di interesse per La7, la tivù di Telecom.
Nel nutrito plotone, ce n'è per tutti i gusti. Si va da Al Jazeera a De Benedetti (che ufficialmente smentisce), dall'immobiliarista Proto a Urbano Cairo, che già raccoglie la pubblicità dell'emittente, a Tarak Ben Ammar. Non mancano, gruppi stranieri, con gli americani in testa: qualcuno ben schermato, qualcun altro che gioca a viso scoperto come John Malone, il padrone di Liberty Media.

MARCO PATUANO E FRANCO BERNABEMARCO PATUANO E FRANCO BERNABE

Molto probabilmente, ma è solo una suggestione, le offerte arrivate finora non devono aver soddisfatto granché il venditore. I concorrenti, infatti, avranno tutti giocato al ribasso, visto che in ballo c'è un'azienda che nella sua storia recente non ha mai fatto utili (il 2011 si è chiuso con una perdita di 83 milioni di euro, erano 57 l'anno prima), ha debiti per quasi 200 milioni e ne capitalizza 230.

LA TIVÙ DI QUALITÀ COSTA TROPPO. La7, per molti versi, è una caso da manuale: ha un palinsesto di qualità, frutto di una campagna acquisti che ha pescato soprattutto in Rai, da dove proviene il suo attuale direttore Paolo Ruffini. Ha aumentato significativamente l'audience (specie del telegiornale dopo che Enrico Mentana ne ha preso la guida) e la raccolta pubblicitaria, ma per far questo ha speso molto.

CARLO DE BENEDETTICARLO DE BENEDETTI

Insomma, di questi tempi magri è un lusso che la Telecom non si può permettere, anche se il colosso delle Tlc non sta peggio di quanto stava negli anni in cui ne ha rilevato il controllo. Ma sono intervenuti due nuovi fattori. Il primo, nella fattispecie il meno rilevante, è la guerra all'arma bianca che vede contrapposti presidente e amministratore delegato.

TARAK BEN AMMARTARAK BEN AMMAR

Da una parte Franco Bernabé, il cui peso manageriale però supera quello che le sue deleghe gli attribuirebbero, dall'altra Marco Patuano, che ne soffre il profilo ingombrante e che, non potendo per ora andare allo scontro diretto, sta facendo piazza pulita degli uomini considerati vicini al suo rivale. Prima Luca Luciani, per altro vittima di suo delle indagini sulle sim alterate, poi il direttore delle relazioni esterne Carlo Fornaro.

PAOLO RUFFINIPAOLO RUFFINI

LA GUERRA INTERNA A TELECOM. Siccome La7 rientra nell'area di influenza di Bernabé, è chiaro che la televisione viene vista come fumo negli occhi da Patuano. Un primo segnale, in questo senso, è venuto dal ridimensionamento di Giovanni Stella, l'uomo di fiducia del manager di Vipiteno che ha sin qui gestito l'emittente col pugno di ferro.
Il motivo vero della decisione di vendere è però un altro. Non è il frutto della battaglia interna, ma dall'insofferenza degli azionisti di Telecom verso la linea nettamente antigovernativa della sua televisione.

CHICCO MENTANACHICCO MENTANA

BERNABÉ COSTRETTO A DECIDERE. Secondo voci di corridoio, dalle Assicurazioni Generali (che insieme a Mediobanca, Intesa e Telefonica sono socie di Telco, la holding che controlla l'ex monopolista dei telefoni) nelle scorse settimane sarebbe arrivato un aut aut a Bernabé: «O vendi La7 o noi saremo costretti a trovare un altro presidente».

I SOCI INFASTIDITI DA MENTANA. A infastidire i soci, in particolare, è il Tg di Mentana. «Massima stima verso il giornalista, e tanto di cappello per come ha sollevato gli ascolti. Ma nel momento in cui l'esecutivo è impegnato a salvare il Paese, Telecom non può essere l'alfiere di una linea editoriale così antigovernativa», spiega uno di loro.

MICHELE SANTOROMICHELE SANTORO

Il quale probabilmente non sa che l'emittente sta per ingaggiare Michele Santoro, o lo sa sin troppo bene, visto che la trattativa, come ha recentemente sottolineato l'anchorman, «è molto laboriosa», e l'attesa delle firma sul contratto è oramai più lunga di quelle di Godot. Ma in questo momento i vertici di Telecom hanno problemi più urgenti e di altro tipo che non l'ingaggio del conduttore di Servizio pubblico.

 

 

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