LA CRISI HA UN NOME E UN CERONE - LA STAMPA ESTERA, PAKISTAN COMPRESO, SBUCCIA IL BANANA: “È LUI È IL VERO PROBLEMA DELL’ITALIA” – I BOOKMAKERS BRITANNICI SCOMMETTONO: FRANCIA, ITALIA E SPAGNA FUORI DALL’EURO – suor Giuliana Galli, vicepresidente della Compagnia di SanPaolo: “Non ci resta che pregare”…

Dal "Fatto quotidiano"

C'è crisi? Per molti, ma non per tutti. Silvio Berlusconi infatti conserva il suo ottimismo nonostante la bufera dei mercati imperversi in Europa e nel Belpaese, mentre il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, al contrario, chiede all'Italia una seria agenda di austerity, misure anti deficit e tagli più convinti.

Il Presidente del Consiglio, che ieri a Palazzo Chigi ha incontrato le parti sociali, ha di nuovo minimizzato e si è appellato al suo impero di tycoon: "I mercati reagiscono per ragioni proprie che sono distanti sia dalla realtà economica sia dalla politica - ha spiegato ieri-. Mio padre diceva che la Borsa è come un orologio rotto. Investite in azioni delle mie aziende". Dichiarazioni che non hanno suscitato il plauso né delle parti sociali convenute ieri a Palazzo Chigi né della stampa estera, che conferma giudizi negativi sul discorso del premier alle Camere.

The Economist  in uscita domani, anticipa online la sua analisi sulle parole del premier. A differenza di José Luis Zapatero in Spagna, José Sócrates in Portogallo e George Papandreou in Grecia che si sono dimessi o sono intenzionati a farlo, il Cavaliere non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro, nonostante l'assenza di segni di ripresa. "Il discorso mediocre, quasi sbadato di Berlusconi è sembrato un'occasione mancata di influenzare il corso degli eventi", scrive il settimanale britannico che prosegue: "Nel suo discorso al Parlamento, Berlusconi ha nuovamente promesso di rimanere al potere fino al 2013. Eppure - nota il giornale - c'è ampia evidenza del fatto che egli sia parte del problema.

Anche The Guardian non salva le parole del premier in Aula, perché non ha indicato né i sacrifici né le riforme strutturali per uscire dalla crisi, limitandosi a osservare che "la stabilità è stata sempre un'arma vincente contro la speculazione". Dello stesso parere The Independent che evidenzia il vuoto di indicazioni per il pareggio di bilancio e il taglio della spesa pubblica entro il 2014.

In Spagna invece, El Pais rilancia la proposta di Berlusconi di rimandare la promessa di un piano di stabilità a settembre e se per il premier l'incontro con le parti sociali è stata "la riunione più cordiale degli ultimi 18 anni", le imprese e i sindacati hanno invece sottolineato che la situazione è di "eccezionale gravità per il paese". Nell'editoriale tranchant di Le Monde , poi, non ci sono dubbi: il problema dell'Italia è proprio lui. Dato più volte per politicamente morto, il premier è sempre in grado di risorgere dalle ceneri e per questo è "prematuro" parlare della "fine del suo regno". Anche se, si legge sul quotidiano francese, i mercati finanziari non avranno "la stessa pazienza che gli italiani hanno avuto in tutti questi anni".

Oltreoceano invece il New York Times osserva, come fa il Washington Post, che il premier non ha intenzione di dimettersi e che le sue parole in Parlamento non hanno convinto né le opposizioni né i mercati. Infine cita Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, che lo ha valutato come "un discorso senza idee".

Se nel Vecchio Continente e negli Stati Uniti incombe il terrore finanziario, il pakistano The Nation preferisce soffermarsi sulle questioni di cuore di Mister B. E racconta che, mentre il paese crolla a picco, il Cavaliere trova il tempo per flirtare in aula con la deputata Pdl Micaela Biancofiore, tra carezze e sorrisi complici . Alla fine, la crisi è solo un'opinione dei mercati. Condivisa anche della stampa estera e degli italiani.

2- «FRANCIA, ITALIA E SPAGNA FUORI DALL'EURO»
Da "Libero" - Difficile dire quale possa essere il punto d'arrivo della crisi che ha travolto i mercati finanziari mondiali. Anche gli analisti più esperti non si sbilanciano in previsioni. Così non resta che affidarsi ai bookmaker inglesi, che come da tradizione, quotano un po' tutto. Ebbene, come riferisce l'agenzia Agipronews, i bookie londinesi prevedono per noi un ritorno alle vecchie lire.

Così è sulla lavagna della sigla d'oltremanica William Hill che "banca" a 3,50 il ritorno dell'Italia alla lira entro il 2012. Stessa quota per la Spagna che molla l'euro per la peseta e la Francia che ritorna ai franchi. Il fatto che anche Parigi, per ora rimasta ai margini della tempesta che ha travolto i debiti sovrani europei venga quotata alla pari di Italia e Spagna non è casuale per i bookmaker inglesi.

3- LA SUORA DELLA FINANZA
Da "Libero" - «Non ci resta che pregare» La Borsa crolla? «Non ci resta che pregare », commenta all'agenzia Adnkronos suor Giuliana Galli, vicepresidente della Compagnia di SanPaolo, che chiede: «chi può fermi gli speculatori. Non capisco come si possa mettere un argine a tutto questo», aggiunge, ma mai farsi prendere dallo sconforto e cita un salmo della Bibbia "non per via di carri e cavalli, ma nel nome del Signore", precisando che «non possiamo stare con le mani in mano.Avolte per paura di pestare i piedi si tace, ora chi può deve intervenire».

 

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