marchionne

MARCHIONNE, UN'OCCASIONE MANCATA - NELL'OCEANO DI BAVA CHE CI HA TRAVOLTI DOPO LA MORTE, MARCO FERRANTE È UNO DEI POCHI CHE RESTITUISCE UN PERSONAGGIO REALE SENZA CERCARE DI FARNE UN CAMPIONE CHE CI INSEGNA COME VIVERE. E LA SUA LEZIONE PIÙ IMPORTANTE È CHE IN UN SISTEMA IN CUI C'È CHI SFRUTTA E CHI VIENE SFRUTTATO, LA COMPETIZIONE È…

Giorgio Meletti per il Fatto Quotidiano

 

MARCO FERRANTE LIBRO SU MARCHIONNE

In morte di Sergio Marchionne, il suo più assiduo biografo aggiorna corposamente il lavoro già pubblicato nel 2009 e nel 2011 sempre con il cognome del protagonista come titolo, e propone un primo giudizio. Grazie a Dio, Marco Ferrante resta fedele alla serietà e alla sobrietà del cronista. Per anni ha pedinato e interrogato Marchionne ma non pensa come altri (politici, sindacalisti, economisti, giornalisti) di sostituirsi al defunto per insegnarci come si vive.

 

Al contrario la proposta di valutazione storica ("un' occasione mancata") stigmatizza come il manager abruzzese sia passato sull' Italia come acqua su una pietra. "La sua storia non è stata rappresentativa di qualcosa oltre Marchionne. Potrebbe essere stato un marziano a Torino, un caso, un episodio, un fatto accidentale, più che il segnale di un cambiamento nella struttura del nostro capitalismo e delle nostre classi dirigenti.

 

Insomma, in Italia "Marchionne è stato considerato soprattutto uno spunto di dibattito". Combustibile per chiacchiere, un po' come la vita sessuale del suo coetaneo Harvey Weinstein.

 

SERGIO MARCHIONNE

Il libro di Ferrante regala uno spunto prezioso per il lettore curioso che voglia indagare la riduzione del fenomeno Marchionne da occasione storica ad argomento per talk show. È la rievocazione della famosa conferenza del 29 aprile 2015 significativamente intitolata Confessions of a capital junkie (Confessioni di un drogato del capitale).

 

Quando gli venne affidata la Fiat nei giorni drammatici e concitati dei funerali di Umberto Agnelli, a fine maggio del 2004, lo sconosciuto Marchionne, che non aveva mai lavorato in Italia, apparve un personaggio del tutto eccentrico rispetto alla gretta cultura provinciale del capitalismo nazionale. Il suo primo approccio ai temi sindacali fu questo: "È inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi. Quando si perdono tre milioni di euro al giorno e uno pensa che sia colpa degli operai, vuol dire che ha perso qualche ponte sulla sua strada".

marco ferrante

 

Quando poi il conflitto si apre, e culmina nei drammatici referendum di Pomigliano d' Arco e Mirafiori, il capitalismo straccione della Confindustria attiva i suoi corifei sindacali, accademici e giornalistici per fare di Marchionne il campione della mitica flessibilità finalizzata alla competizione internazionale. Come se la modernità consistesse nella gara a chi sfrutta nel modo più feroce gli operai per battere la concorrenza.

 

Nello stagno mefitico del declinante capitalismo italiano, sedicenti imprenditori e opinionisti a libro paga hanno fatto di Marchionne il loro profeta, facendo credere al popolo dei loro impiegati che fosse andato per il mondo a predicare flessibilità e competizione. Tutto ciò non è solo falso ma anche privo di senso. I junkies del paradiso artificiale della competizione, come tutti i drogati, si rifiutano di rispondere a una domanda: la competizione è bella anche per chi perde? La domanda è tanto più decisiva in quanto oggi sono proprio gli italiani a perdere, e non per colpa dei sindacati.

SERGIO MARCHIONNE

 

E infatti. Marchionne quel 29 aprile risponde da par suo alla domanda. Ricorda Ferrante che, in un impietoso ritratto del mercato mondiale dell' auto, il numero uno di Fiat-Chrysler denuncia come la concorrenza tra troppi grandi gruppi determini un' enorme distruzione di ricchezza. "Marchionne spiega che le imprese automobilistiche sopportano interi capitoli di costi che potrebbero essere dimezzati se si andasse verso una nuova stagione di fusioni.

 

 

La cifra più impressionante è quella che riguarda ricerca e sviluppo. Rispetto ai 76 miliardi di euro spesi nel 2010, nel 2014 la spesa globale del settore auto in r&s era arrivata a 122 miliardi di euro. Più di due miliardi alla settimana solo per immaginare e programmare il futuro. Idem per il settore degli acquisti di componenti non identitari (vetri, sportelli, sedili, parti di motore, eccetera eccetera) da mettere a fattor comune. Solo con la riduzione di questi costi il settore auto potrebbe far crescere la remunerazione del capitale investito. Le joint venture e gli accordi su singoli modelli o singole piattaforme non sono sufficienti, spiega. Bisogna andare verso le fusioni".

 

MARY BARRA SERGIO MARCHIONNE

La realtà del capitalismo globalizzato non è una novità del terzo millennio. La concorrenza pesa sui conti perché alcuni costi si moltiplicano per il numero dei concorrenti. Il monopolio sarebbe da questo punto di vista il sistema industriale più efficiente se non generasse (come insegnano la storia sovietica e i viadotti della società Autostrade) altre inefficienze più gravi e drammatiche. Ma soprattutto, quando la concorrenza genera le inefficienze descritte da Marchionne, i più deboli sono destinati a essere colonizzati dai più forti o a uscire dal mercato. Ecco perché il capo di Fca parlava di fusioni. E aveva un' idea concreta, precisa: unire il suo gruppo con la General Motors, allora terza nel mondo dopo Volkswagen e Toyota.

 

Solo che Mary Barra, la figlia dell' operaio arrivata al vertice di Gm, gli disse di no: non aveva bisogno di lui perché era la più forte.

mary barra donald trump sergio marchionne

Il figlio del carabiniere emigrato in Canada ci ha insegnato che, in un sistema in cui (tra vicini di casa o tra continenti) c' è chi sfrutta e chi viene sfruttato, la competizione è bella solo per chi vince. Lasciate perdere i propagandisti a gettone, è questa la lezione di cui essere grati a Marchionne.

 

 

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…