MEGLIO IL POSTO DI LAVORO O UN POSTO AL CIMITERO? - IL CASO DELL’ILVA DI TARANTO ACCENDE I RIFLETTORI SUI GUAI DI TANTISSIMI ALTRI STABILIMENTI INDUSTRIALI ITALIANI - VELENI IMPUNITI IN CAMBIO DI OPERAI NON LICENZIATI: E’ QUESTA L’ULTIMA FRONTIERA DEL CAPITALISMO ALL’ITALIANA? - SU 70 LAVORATORI DEL REPARTO “CLOROSODA” DEL PETROLCHIMICO DI GELA 20 SONO MORTI PER TUMORE E ALTRI 20 HANNO IL SISTEMA IMMUNITARIO DISTRUTTO DAL MERCURIO…

Corrado Zunino per "la Repubblica"

Le fabbriche inquinanti che danno lavoro. I comitati contro che s'accendono nei quartieri ammorbati fin dagli anni Sessanta. I sindaci che denunciano, le procure che intervengono. E ogni tanto istruiscono maxi-processi che dimostrano come pezzi d'Italia, bambini e vecchi compresi, sono cresciuti e si sono spenti prematuramente tra zaffate di benzene e nasi colanti a causa dei policiclici aromatici.

La vicenda Ilva di Taranto, l'acciaieria più grande d'Europa, è il condensato conflittuale e profondo di dieci e dieci poli industriali presenti in altre parti del paese e per i quali oggi giunte comunali e presidenti di Regione si chiedono se lo sviluppo alla diossina sia sempre necessario oppure convertibile. In alcune città si è già deciso: l'ultima colata a caldo nella cokeria Italsider di Genova è del 29 luglio 2005. Dopo anni di cazeruolate
in strada delle mamme di Cornigliano, l'industriale Emilio Riva accettò il piano degli enti locali: lasciò abbattere l'altoforno e chiuse in un azzurro rassicurante il vecchio drago fumante.

La fabbrica dell'acciaio genovese ora lavora solo laminati a freddo. Il "coke" sarebbe stato lasciato, e con lui tutti i guai ambientali, unicamente ai Tamburi di Taranto. Anche Porto Marghera, con tre miliardi pubblici e due privati, ha deciso una riconversione dell'immensa area industriale che s'affaccia su Venezia. Gli ultimi sindaci l'hanno guidata, Massimo Cacciari aveva persino licenziato un progetto per organizzare lì alcune gare olimpiche.

In un altro impianto industriale storico, il petrolchimico di Gela voluto da Enrico Mattei e che ancora dà lavoro a duemila persone, l'eredità delle lavorazioni è dentro le ossa dei contemporanei: venti operai su settantacinque del reparto Clorosoda, chiuso dal 1994, sono morti per tumore, altrettanti hanno il sistema immunitario distrutto dal mercurio. Nel 2006 ci sono state le denunce di cento famiglie contro l'Eni, nel 2008 l'apertura di un'inchiesta da parte della procura di Gela. Il genetista Sebastiano Bianca oggi dice: «Il problema non sono le generazioni presenti, ma quelle che verranno».

A Brindisi, costa pugliese che ha conosciuto una neoindustrializzazione, lunedì sono stati rinviati a giudizio tredici dirigenti della centrale a carbone dell'Enel: le polveri del nastro trasportatore hanno avvelenato, ha riconosciuto un primo giudice, 400 ettari di terreni agricoli. E c'è un'altra inchiesta che sta accertando le ragioni della morte di alcuni operai. Da Brindisi è fuggita la British Gas, che dal 2002 ha provato a costruire un rigassificatore in porto inciampando in un processo per corruzione: il governatore della Puglia Nichi Vendola l'ha accompagnata alla porta.

Sulla costa tarantina, però, il governo ha dato il via libera al raddoppio degli stabilimenti Cementir ed Eni e a due nuovi inceneritori. Il sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei, Partito democratico, vuole chiudere la centrale a carbone (era ad olio) di Torrevaldaliga nord. Serve metà del Lazio, ma, dice il sindaco, l'Enel se ne infischia di ogni indicazione. I fanghi, per dire, vengono essiccati senza essere depurati e soprattutto la città ha la nebbia costante come in Pianura Padana: «Da noi però è gialla, frutto delle polveri dell'impianto». Il sindaco Tidei ha annunciato per il 16 agosto provvedimenti shock.

Tutta la Sardegna è dentro lo scontro industrialambientale, e i suoi amministratori non trovano la strada per uscirne. Nelle scorse stagioni sono stati avvistati polveroni rossi in direzione dell'isola di Carloforte, per il neonato comitato nascevano dai fanghi dell'Alcoa di Portovesme, sulla costa nel Sulcis. Sempre a Portovesme, dopo i test dei carabinieri, un gip ha contestato all'altra grande industria, l'Eurallumina, il "disastro ambientale doloso con inquinamento delle acque di falda".

Hanno trovato fluoruri, manganese, boro, arsenico. Per la centrale Enel di Porto Tolle, Rovigo, a febbraio c'è stato il rinvio a giudizio degli ultimi tre amministratori delegati, ma quando la magistratura ha fermato le cartiere Burgo di Tolmezzo con i suoi impianti di depurazione irregolari seimila persone da tutta la Carnia hanno inscenato la più grande manifestazione sindacale mai vista in zona.

Sono state quattro le inchieste della magistratura di Trento sulle emissioni di diossine e monossidi dell'Acciaieria Valsugana di Borgo e in 554 si sono costituiti parte civile: aveva distrutto i loro terreni, reso senza valore le loro case. Qui la gente del posto non difende l'acciaio, rivuole il suo habitat. E gli amministratori li appoggiano. Nel Pistoiese - Bottegone-Badia-Agliana - i cittadini hanno sottoposto i candidati sindaci a un pre-referendum contro il progetto Repower, una centrale elettrica nell'area ex Radicifil. Una turbogas, ecco. Tutti tranne uno si sono preventivamente espressi come voleva
la gente: niente centrale.

 

TARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE jpegTARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE jpegTARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE jpegTARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE jpegTARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE jpegTARANTO UN BIMBO E SULLO SFONDO LO STABILIMENTO DELLILVA jpegGRAFFITO CONTRO L'ILVA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”