MELA BACATA – LA PROCURA DI MILANO INDAGA SU UNA POSSIBILE EVASIONE DA UN MILIARDO DI EURO – A DIFFERENZA DI GOOGLE, APPLE NON SEMBRA INTERESSATO A TROVARE UN ACCORDO

Alla base di tutto c’è l’”esportazione” in Irlanda dei profitti italiani e l’irrisolto problema legislativo della tassazione dei colossi di Internet. Il piddino Francesco Boccia ammette: “Se la magistratura dovesse arrivare prima, sarebbe l’ennesima sconfitta della politica”...

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Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera

 

Dopo Google, e l’intesa che in prospettiva vale circa 320 milioni di tasse per i 5 anni 2008-2013, è Apple il prossimo bivio fiscale in Procura di Milano su un dossier da 1 miliardo di euro di supposto imponibile. Ma nel caso di Apple per ora non sembra esserci aria di intese simile alla scelta distensiva che invece Google ha nei giorni scorsi fatto, raggiungendo con Guardia di Finanza e pm una piattaforma sul riconoscimento di un imponibile annuale di circa 160 milioni per i 5 anni in contestazione, sui quali imposte, sanzioni ridotte e interessi graveranno per meno del 40%. 

sede google mountain view sede google mountain view


La differenza si coglie già nell’avviso di proroga delle indagini che svela come il pm Adriano Scudieri abbia indagato non più (come nel novembre 2013) soltanto due dirigenti italiani di Apple Italia, ma anche un top manager americano della casa madre. E la ragione della mancata intesa tributaria/penale, al momento, parrebbe il divario di metodo e quindi di numeri nel confronto tecnico in corso tra le parti (che sui casi Apple e Google annoverano sia il capo del pool finanziario Francesco Greco sia l’avvocato Paola Severino). 


Mentre infatti Google e il pm Isidoro Palma hanno infine trovato una lingua comune su criteri e parametri da porre a base delle rispettive (e in parte diverse) opzioni interpretative e contabili, questo non è avvenuto sinora tra Apple e il pm Scudieri, distanti già solo sull’esistenza o meno di costi da prendere in considerazione. Tanto che nel caso di Apple le posizioni rimarranno pietrificate almeno sino alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, che farà la maxiquantificazione dell’imponibile di Apple asseritamente sottodimensionato con il trasferimento del reddito prodotto in Italia alla ben più favorevole competenza fiscale irlandese (per un risparmio valutato nel 2013 sui 225 milioni in 2 anni). 

Tribunale di Milano Tribunale di Milano


Alla base c’è l’irrisolto problema legislativo della tassazione dei colossi di Internet, come ribadisce il presidente pd della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia («Se la magistratura dovesse arrivare prima, sarebbe l’ennesima sconfitta della politica»). 
Ma più in generale uno studio sul 2013 e 2014 della Procura mostra come «l’interconnessione tra i procedimenti penali e l’attività di incasso dell’Agenzia delle Entrate» abbia fruttato 780 milioni nel 2013 e 762 milioni nel 2014 se si guarda a Milano, e 1,6 miliardi e 1,4 miliardi a livello di Lombardia: «La circostanza — ha di recente scritto il procuratore Bruti Liberati — merita un’adeguata valutazione sui rischi di diminuzione delle riprese fiscali collegate all’evasione che un allentamento della pressione penale potrebbe comportare». 

LOGO APPLE LOGO APPLE


Sullo schema di intesa maturato intanto da Google, confermato anche ieri dalle rispettive fonti direttamente operative sul dossier, e destinato ad essere formalizzato nelle prossime settimane da una istanza all’Agenzia delle Entrate di accertamento per adesione sulla base del processo di constatazione che verrà steso dalla GdF, un anonimo portavoce di Google veicola che «non c’è l’accordo ma stiamo cooperando con le autorità fiscali»;

 

mentre il procuratore Bruti dichiara che «allo stato delle attività di controllo le intese con la società» devono essere ancora «perfezionate», a questo scopo attendendo i definitivi conteggi della compagnia «riservatasi di fornire dati ed elementi che consentano di identificare la redditività in Italia delle proprie attività economiche».

 

EDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI

Bruti aggiunge che «il contraddittorio con Google e i relativi consulenti riguardo alle annualità dal 2008 al 2013» origina dal fatto che «sono in corso indagini nei confronti del gruppo»; e che l’utilizzo «degli accertamenti penali nella verifica fiscale GdF» è stato autorizzato il 24 settembre 2014 . 

 

 

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