AL MONTE DEI FIASCHI NON RESTA CHE IL SALVATAGGIO DI STATO! VIA LIBERA DALLA COMMISSIONE EUROPEA AL DECRETO SALVA MPS - IL PROVVEDIMENTO (ENTRO GIOVEDÌ) SARÀ VARATO DAL NUOVO GOVERNO - OGGI CDA DELLA BANCA -

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Alberto D’Argenio e Andrea Greco per la Repubblica

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Dalla Commissione europea è arrivato il via libera al salvataggio pubblico del Monte dei Paschi di Siena. Così il primo compito del nuovo governo, a cavallo dell’apertura dei listini di domani, sarà quello di rassicurare gli investitori e i depositanti sul fatto che Mps non fallirà. E a stretto giro - tra mercoledì e giovedì mattina - se necessario approvare il decreto per il salvataggio pubblico dopo che la Bce formalizzerà il no alla proroga di 20 giorni per il piano di ricapitalizzazione privato.

 

Piano che la banca - che oggi riunisce il cda a Milano - cerca comunque di completare entro il 31 dicembre riaprendo lo scambio volontario di bond in azioni anche al subordinato in scadenza 2018 in mano a 40mila risparmiatori: ma non sarà facile farsi approvare in tempo il nuovo prospetto dalla Consob, che glielo ha già vietato settimane fa.

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Il decreto è pronto da venerdì, al Tesoro stanno limando i dettagli ma sono in grado di intervenire con un salvataggio pubblico da 5 miliardi in qualsiasi momento visto che Pier Carlo Padoan resterà in Via XX Settembre anche con il nuovo governo Gentiloni. Il decreto arriverà dopo che il consiglio direttivo della Bce, mercoledì, formalizzerà lo stop al piano privato deciso venerdì dal Meccanismo di vigilanza di Francoforte. A quel punto, entro giovedì mattina, il governo dovrebbe avere già giurato e dunque anche prima della fiducia sarà in grado di intervenire. Così da presentarsi al summit Ue di giovedì appunto con la questione alle spalle.

 

Il punto centrale del decreto è collegare le norme italiane dell’articolo 32 della direttiva Brrd sulla ricapitalizzazione precauzionale pubblica, che dispensa dal “bail in” (il salvataggio con fondi privati) le banche che come Mps hanno fallito gli stress test e possono creare rischi sistemici.

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La misura dovrebbe consentire allo Stato di subentrare al consorzio bancario nel garantire la ricapitalizzazione della banca senese, da fare comunque sul mercato. In parallelo si appronterà un meccanismo per cui il Tesoro acquista i bond subordinati Mps scadenza 2018 in mano al largo pubblico e li converte in azioni della banca. Il prezzo quei titoli, in circolazione per 2,1 miliardi, furono emessi a 100 nel 2008 ma quotano a 55 ormai - è in via di definizione in modo che evitino l’accusa di aiuto di Stato e che permettano ai compratori recenti del bond di perdere meno rispetto a chi ne incassa le cedole da nove anni. Per effetto di questa operazione il Tesoro, oggi al 4% nel capitale del Monte, potrebbe diventarne anche primo azionista.

 

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Ma il decreto omnibus conterrà anche altre misure, che non sono potute entrare negli emendamenti della legge di bilancio votata dopo la caduta di Renzi. La riforma delle popolari, stroncata dal Consiglio di Stato per sospetta incostituzionalità, dovrebbe essere “congelata”, estendendo la scadenza del 27 dicembre per trasformare in spa le 10 maggiori banche cooperative fino a dopo il giudizio della Consulta. Poi c’è l’annosa sistemazione dei crediti fiscali differiti che penalizza alcuni istituti (e rende più difficile ricapitalizzare Mps e Unicredit). Infine la rateizzazione dei 2 miliardi da versare al Fondo di risoluzione, che se versati in blocco manderebbero in perdita i conti 2016 di qualche banca.

 

Su questo testo è arrivato il via libera europeo alla ricapitalizzazione preventiva del Monte. L’accordo in deroga al bail-in, come previsto dalle norme europee, consentirà al governo di salvare gli obbligazionisti subordinati, che verranno rimborsati sulle perdite con un meccanismo ancora in via di definizione. Il governo punta a un sistema che li garantisca meglio del ristoro offerto ai risparmiatori delle quattro banche salvate lo scorso anno. Niente da fare invece per gli istituzionali, che in parte dovranno partecipare al salvataggio.

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