LA PAX DEL GREGGIO, PER FAR GODERE I PRODUTTORI E FOTTERE I CONSUMATORI: L'OPEC TROVA L'ACCORDO E PROMETTE DI TAGLIARE LA PRODUZIONE. IL PREZZO SCHIZZA SOPRA I 47 DOLLARI E LE BORSE FESTEGGIANO (MILANO +1,5%) - PREPARATEVI A UN'IMPENNATA DELLA BENZINA

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1.BORSA: EUROPA SU DI GIRI CON SUPERGREGGIO, MILANO +1,5%

ANSA - Le Borse europee festeggiano il rimbalzo del greggio dopo la decisione dell'Opec di ridurne la produzione, con rialzi importanti per Milano(+1,58%) e Parigi (+1,43%). Più caute Francoforte, Madrid e Londra, in rialzo tutte di 1,2 punti percentuali, positivi i futures Usa, in vista del Pil trimestrale e delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione.

 

Proprio su questo fronte si segnala un dato stabile al 6,1% in Germania in settembre, così come dovrebbe mantenersi a 103,5 punti l'indice che misura la fiducia economica nell'Ue. I titoli oggi più favoriti sono proprio i petroliferi Shell (+5,48%), Total (+5,2%), Bp (+4,74%) ed Eni (+4,21%). In recupero a Francoforte Deutsche Bank (+1,42%) e Commerzbank (+1,4%), particolarmente colpite a inizio settimana.

 

 

2.OPEC TROVA ACCORDO, PRODUZIONE SCENDE A 32,5 MLN BARILI

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 (ANSA) - L'Opec trova un difficile accordo per il taglio delle quote di produzione e il prezzo del petrolio mette le ali, tornando sopra quota 47 dollari e segnando in pochi minuti un guadagno di oltre il 6%. Il vertice informale di Algeri, dove per tre giorni i principali Paesi produttori si sono confrontati alla ricerca di un'intesa che non scontentasse nessuno, in particolare i due 'avversari' Arabia Saudita e Iran, si sarebbe concluso con la decisione di far scendere il tetto della produzione dai 33,2 milioni di barili del mese scorso a 32,5 milioni di barili.

 

PETROLIO ISLAM BELGIO PETROLIO ISLAM BELGIO

Manca ancora l'ufficialità e l'intesa potrebbe essere ratificata il 30 novembre a Vienna, ma i mercati sono apparsi convinti che ormai la quadra sia stata trovata. A pagare il conto più salato, secondo la proposta presentata dall'Algeria, dovrebbe essere il colosso saudita, principale fautore della politica di prezzi bassi di questi anni, che vedrà la produzione scendere di circa 400 mila barili, seguito da Emirati Arabi (circa 150mila barili in meno) e Iraq (circa 130mila in meno).

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Libia e Nigeria conserverebbero le quote attuali, mentre l'Iran, il più resistente all'idea di congelare la produzione con l'obiettivo di tornare ai livelli pre-embargo, verrebbe in sostanza accontentato con un piccolo incremento, pari a circa 50mila barili al giorno. Il taglio della produzione, il primo da otto anni a questa parte, ha immediatamente messo il turbo alle quotazioni, che nel giro di pochi minuti hanno superato quota 47 dollari, dai 44 circa su cui avevano viaggiato per tutta la giornata, chiudendo a 47,05.

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Del resto non era certo scontato che i paesi membri del Cartello raggiungessero un accordo, vista la tenace opposizione di Teheran, che vuole trarre vantaggio dalla nuova condizione di libertà di azione determinata dalla fine delle sanzioni e dell'embargo.

 

rouhani rouhani

La situazione economica internazionale, tuttavia, ha probabilmente avuto la meglio sulla geopolitica: le previsioni su prezzi in picchiata e domanda ancora in ribasso a fronte di un'offerta sovrabbondante (le ultime sono arrivate proprio ieri da Goldman Sachs) non sono rimaste inascoltate al tavolo del grandi produttori, dove sedeva anche la Russia pur non essendo membro effettivo del Cartello. E proprio Mosca, insieme ad Algeria e Qatar, avrebbe convinto Arabia e Iran della necessità di dare una sforbiciata alla produzione per il bene di tutti.

 

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