PORCA MERIDIANA! L’AGA KHAN “MOLLA” LA COMPAGNIA SARDA, 1.350 DIPENDENTI NEL PANICO

Emiliano Liuzzi per "Il Fatto Quotidiano"

L'ultima a entrare nel vortice della crisi si chiama Meridiana, già Alisarda, un gruppo storico per i cieli italiani, ma che è costata al principe ismailita, Karim Aga Khan, qualcosa come 500 milioni di euro negli ultimi sette anni. E solo per tenere la compagnia aerea in vita.

L'ultimo bilancio, quello del 2012, si è chiuso con una perdita di 180 milioni di euro e di 50, invece, per Air Italy, che fa parte dello stesso gruppo. Così lo scorso 9 giugno il principe non ha partecipato neppure alla festa delle nozze d'oro della compagnia aerea, che ha fortemente voluto e mantenuto in vita nel corso degli anni.

Ma è successo di più: Meridiana ha rinunciato alla continuità territoriale, cioè lo sconto sui biglietti per i residenti in Sardegna, in cambio di un finanziamento milionario da parte della Regione. "Rinunciare a volare in Sardegna", dice al Fatto Quotidiano Marta Cortesani, assistente di volo e sindacalista dell'Ugl, "vuol dire per Meridiana rinunciare a volare. È l'avviso di una chiusura, né più né meno".

Sull'orlo della bancarotta
Notizia di qualche giorno fa, invece, è la manifestazione dei dipendenti Meridiana. In maniera spontanea e senza i picchetti del sindacato, i dipendenti si sono presentati davanti alla palazzina di Olbia, sede del gruppo, con il lutto al braccio. I dipendenti, 1.350 collocati in cassa integrazione a rotazione, contestano i "pesanti tagli del costo del lavoro" e il "disimpegno della Regione Sardegna nel rifinanziamento della continuità territoriale".

Un pilota, Sandro Spano, da dieci anni al comando degli aerei dell'Aga Khan, ha spiegato alla Nuova Sardegna che "è in corso un'acquisizione da parte della controllata Air Italy delle linee".

Un travaso di voli che permetterebbe alla compagnia di dismettere con più facilità. Anche se Air Italy vola grazie a una licenza temporanea rilasciata dall'Enac, l'11 gennaio del 2013. Ipotesi confermata da Cortesani: "Sì, Air Italy è una compagnia più snella e di facile gestione. Ha duecento dipendenti contro i duemila di Meridiana. Lo sappiamo da mesi che l'operazione era e sarebbe stata questa: creare una compagnia più piccola e chiudere Meridiana".

Compagnia che fu solida, Meridiana è nata sulle ceneri di Alisarda, storia alle spalle e comunque un nome. Questo la dice lunga sul far west dei cieli italiani, le compagnie fantasma che sono apparse e scomparse nel corso di questi ultimi anni. Col cerino lasciato sempre in mano all'Alitalia. Anche se pure lei mai goduto di ottima salute, dopo essere stata per un ventennio il serbatoio delle assunzioni clientelari a opera dei partiti e attraverso l'Iri, il gruppo che controllava la compagnia aerea di bandiera.

Ma per andare alle origini delle compagnie aeree private bisogna tornare agli anni Sessanta, quando viene fondata a Roma l'Itavia, vettore che arrivò a occupare mille dipendenti e riuscì a rubare notevoli porzioni di traffico all'Alitalia. La storia di Itavia è travagliata, ma soprattutto è la morte della compagnia, apparentemente in salute.

Il 27 giugno del 1980 quando un missile abbatte il Dc9 sui cieli di Ustica, la compagnia viene condannata senza un giusto processo: cedimento strutturale, scarsa manutenzione sono le accuse. Fino all'epilogo della revoca delle concessioni da parte del potentissimo ministro socialista, Rino Formica. Curioso - e inspiegabile - è che la società Itavia, in amministrazione controllata dal 1981, risulta ancora oggi esistente.

Solo più fortunata, ma destinata a scomparire, fu la storia dell'Ati, aero trasporti italiani, società che nasce e viene controllata da Alitalia stessa. Ha un momento di fatturato che raggiunge i 32 miliardi di lire nel 1973. In quel momento la compagnia ha 13 Dc9 operativi e due milioni di passeggeri. Poco dopo la nascita, nel 1966, la compagnia si era anche assicurata i collegamenti interni in Libia.

Aprì la sede in un bar dell'aeroporto Capodichino, a Napoli, un ufficio ricavato in un vecchio bar e finì per essere un gigante dei cieli italiani, confluito in Alitalia nel 1994. I duemila dipendenti (di cui 48 solo piloti) da quel giorno entrarono nella compagnia di bandiera. Il motivo: risparmio.

Questa la storia, in linea di massima. La situazione attuale non è migliore. In Italia sono 14 le compagnie aeree, autorizzate dall'Enac a trasportare più di 19 passeggeri. Di queste 14, cinque hanno la licenza sospesa o temporanea. Tra queste l'Air Vallee, Wind Jet ed Eagles che, attualmente, hanno gli aerei a terra per questioni da risolvere con l'Enac.

Scomparse dopo pochi mesi
Nel corso degli anni, di compagnie apparse, autorizzate a volare, e sparite nel niente sono molte, almeno un centinaio. Vite brevissime, a volte, lo spazio di pochi mesi. Come la Eagles, appunto, sede a Marghera: inizia a volare il 24 agosto 2010, ha cessato il 4 ottobre dell'anno successivo.

Ancora più breve la vita di Air Italica: compagnia fondata il 2 agosto 2001 stipulando un leasing per un ATR-72 da Alisea Airlines con il quale iniziò ad operare nel giugno 2003. A causa di problemi finanziari però fu costretta a sospendere i voli nell'autunno dello stesso anno.

Fallita anche Azzurra Air: fondata nel dicembre 1996 da Air Malta. Nel novembre 2003, venne annunciata l'acquisizione della francese Air Littoral da parte di Azzurra Air, ma l'accordo saltò il mese successivo a causa delle cattive condizioni finanziarie di Azzurra Air, ceduta nel frattempo da Air Malta al fondo d'investimento "Seven group". Nel marzo 2004, le operazioni di volo terminarono.

Esperimenti durati lo spazio di pochi mesi anche per molte altre compagnie, di cui si trovano pochi cenni storici e flotte sempre molto ridotte, in alcuni casi a un solo aereo: Alinord, Avianova, Azzura Air, CiaoFly (fallita) (2002 - 2002), CityFly (fallita) (2004 - 2006), Club Air (fallita ) (2005 - 2006), Dolphin Air Express (fallita) (2004 - 2004), E R Air (Emilia-Romagna Airlines) (fallita) (1999 - 1999), EAS Aeroservizi (fallita) (2002 - 2002), Easy Islands (fallita) (2002 - 2004).

Questo solo per citarne alcune. Tutte, comunque, hanno avuto una particolarità: i biglietti sono stati venduti fino all'ultimo istante, con i passeggeri non solo rimasti a terra, ma che difficilmente hanno avuto il rimborso.

Piloti in fuga verso Oriente
Il risultato è anche la sicurezza. L'Italia, un tempo, poteva vantare una squadra di piloti tra i più preparati del mondo. Venivano formati dalla 46 esima Aerobrigata di Pisa, lì dove iniziavano tutte le carriere. E da quel bacino andavano spesso a pescare le compagnie, soprattutto l'Alitalia.

Oggi la consuetudine si è un po' smarrita. Ma soprattutto, con la compagnia di bandiera costretta a tagli continui per salvare i bilanci, i giovani preferiscono far base in Oriente, dove Qatar, Chatay Pacific, Singapore Airlines, offrono possibilità di carriera e stipendi ottimi. Tra l'altro senza neppure troppi sacrifici: "Lavoravo in Alitalia, adesso faccio base a Singapore, ma il tempo libero che passo a casa più o meno è lo stesso. E ho un posto fisso. Cosa che a Roma non era più garantito".

 

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