PROFUMO IN FUMO – PRIMA DI ESSERE ACCOMPAGNATO ALLA PORTA, ALESSANDRO PROFUMO, PRESIDENTE “A GRATIS”, ANNUNCIA CHE LASCIA MPS DOPO L’AUMENTO DI CAPITALE E SI METTE IN PROPRIO

Daniele Manca per il “Corriere della Sera

 

Si ricomincia. E questa volta in proprio. Alessandro Profumo sta per chiudere la sua esperienza al Monte dei Paschi. Non deve essere stato facile per lui, abituato a essere visto come l’artefice di una delle maggiori e più difficili integrazioni nel credito in Europa e nel mondo (quella tra l’italiana Unicredit e la tedesca Hvb, che ne ha fatto un colosso con il 3,5% del mercato europeo), passare gli ultimi anni a tentare di risollevare una delle più sofferenti banche d’Italia: il Monte dei Paschi. A zero compensi come Presidente (forte della liquidazione da Unicredit) ha trascorso 36 mesi tra Banca d’Italia, la litigiosa provincia senese, il ministero dell’Economia e Bruxelles.

 

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Tre anni a tentare di far capire che l’istituto di Rocca Salimbeni poteva essere salvato; che aver ingoiato il difficile boccone della strapagata Antonveneta non significava necessariamente morire per soffocamento; che le inchieste penali non si sarebbero tramutate nella lenta estinzione dell’istituto. E che soprattutto il sistema Paese poteva permettersi, al pari di qualsiasi altra nazione dell’Eurozona , di sorreggere le difficoltà di un’istituzione finanziaria che all’epoca era la terza banca in Italia. E che oggi si appresta a un nuovo e importante passaggio.

 

E adesso Profumo …

«E adesso è tutto più tranquillo. Sono arrivato il 28 aprile del 2012, Fabrizio (Viola ndr. ) mi aveva appena preceduto nel gennaio come direttore generale. Pochi giorni dopo, il 5 maggio, c’erano 150 finanzieri alle porte della banca per una delle tante inchieste penali che avrebbero interessato le gestioni precedenti … ».

 

Un po’ pentito di aver accettato?

«Pentito proprio no. Non è stata una passeggiata però».

luigi abete diego della valle  alessandro profumoluigi abete diego della valle alessandro profumo

 

Anche perché non è finita.

«Diciamo che adesso la strada è segnata e, se permette, il compito sebbene non semplice, è comunque facilitato. Per questo non ho nessun motivo per essere pentito».

 

Non sembra convinto .

«No, sono convintissimo, perché con il superamento dei passaggi rappresentati da Assemblea e aumento di capitale la parte più importante del risanamento della banca potrà dirsi conclusa».

 

Lei usò l’espressione «servizio civile» e ci fu chi ironizzò .

«In Italia ci sono maestri in questo gioco della delegittimazione. Dissero che avrei subito litigato con Viola, che volevo fare il capo di Mps, non è accaduto nulla di tutto questo e l’abbinata ha funzionato. La verità è che semplicemente volevo restituire un po’ della fortuna che avevo avuto al Paese. Perché, ripeto, tre anni fa la situazione era ben diversa».

 

fabrizio violafabrizio viola

Montepaschi ha avuto bisogno di un forte aiuto pubblico, ben 4 miliardi dei cosiddetti Monti Bond.

«Aiuto restituito quasi completamente. E con gli interessi: esattamente 720 milioni, una prima tranche di 480 e una seconda di 240. Con il prossimo aumento di capitale restituiremo anche l’ultima parte dei Monti Bond. Lo scenario che abbiamo dovuto affrontare fu molto peggiore del previsto. E solo perché fummo ancora più pessimisti sul quadro macroeconomico che siamo riusciti a uscire dalle secche di una crisi che poteva essere fatale».

 

Fatale…ha temuto di non farcela?

«Se dicessi che ero sicuro al 100% di farcela, direi una bugia. Se devo essere sincero non ero mica sicuro sa».

 

Addirittura…

«Ma certo. Vuole mettere la percezione che c’è del Paese oggi e quella che c’era in quegli anni? L’affidabilità dell’Italia era ai minimi. Per una banca il contesto è decisivo, pensi solo al fatto che finalmente quest’anno il primo trimestre vedrà un segno più nel prodotto interno lordo. L’eredità che avevamo ricevuto era di una banca piena di incagli, di crediti che non si riuscivano a riprendere».

 

Ma oggi Mps è una banca più piccola.

«E’ più piccolo il bilancio ed, è più piccola la rete. Ma siamo più efficienti. Segniamo un più 28% nel risultato operativo».

 

Avete però chiesto prima 5 e ora 3 miliardi al mercato.

«Ce li hanno dati allora ed ora abbiamo un consorzio di garanzia che evidentemente crede in noi, crede giustamente nel fatto che questa nuova Mps sarà ancora in grado di dare soddisfazione a chi punta sulla banca».

 

alessandro profumoalessandro profumo

Ma avrete bisogno di un partner, di un’aggregazione...

«E’ evidente che le dimensioni della competizione sono tali che pensare di farcela da soli sarebbe presuntuoso. Starà ai soci decidere – anche per la necessità di vedere il capitale investito remunerato - ma io non avrei dubbi».

 

A giudicare dal tempo impiegato dai soci per fare una lista dei nuovi consiglieri non hanno le idee molto chiare… l’hanno consegnata all’ultimo minuto .

«Intanto li ringrazio per gli attestati di stima ricevuti. E poi qualche ragione ce l’hanno, lo Statuto pone molti vincoli, da quello di genere a quello sugli indipendenti. Fatto sta che oggi la banca ha un’ottima governance e un ottimo management».

 

Ma dovrà cercarsi un nuovo presidente perché lei lascerà.

«Sì, finito l’aumento di capitale, ritengo concluso il mio compito. Aiuterò, se mi sarà richiesto, i soci nella scelta del nuovo presidente. Sono sicuro che il Patto sarà in grado di identificare una persona di alto livello. Farò un po’ in ritardo quello che da tempo sto meditando. L’imprenditore».

 

L’imprenditore?

«Sì, vorrei costruire una struttura che fornisca capitali e assistenza a imprenditori medi che vogliano crescere e diventare grandi».

 

Auguri … non è una tendenza molto in voga nel Paese del piccolo è bello.

alessandro profumo e mogliealessandro profumo e moglie

«Al contrario, credo che ci sia in questo Paese una gran voglia di giocare un ruolo all’altezza delle aspettative. L’Italia è piena di imprenditori che con passione e metodo vogliono fare il salto».

 

Niente estero quindi?

«Mi basta essere nell’ International Advisory board del Banco Itau (la più grande banca privata in Brasile ndr. ) e nel supervisory board della Sberbank (la maggiore banca russa e dell’est Europa ndr. ). Per il resto, l’Italia, oltre che una scommessa imprenditoriale e un Paese che ha tutte le carte per tornare ai livelli che merita, per me significa anche mia moglie, mio figlio, una nuora e dei nipoti, cose che contano, non crede?».

LUIGI ABETE ALESSANDRO PROFUMO FEDERICO GHIZZONI GIOVANNI BAZOLI FOTO LAPRESSE LUIGI ABETE ALESSANDRO PROFUMO FEDERICO GHIZZONI GIOVANNI BAZOLI FOTO LAPRESSE

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