PRONTO, CHI SAMBA? - OI VENDE PORTUGAL TELECOM. MA L’INCASSO NON BASTA PER COMPRARSI LA RIVALE ITALIANA. E LA FUSIONE OI-TIM BRASIL RESTA SUL PIATTO

Altice, società del miliardario franco-israeliano Drahi, si compra per 7,4 miliardi Portugal Telecom da Oi, un’operazione complicata che riduce il debito ma non porta abbastanza in cassa per comprare Tim Brasil - Gli italiani stanno ancora studiando un’offerta. Attenderanno la fine della riorganizzazione?...

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1. TELECOM ITALIA: OI ACCETTA OFFERTA ALTICE, PER EQUITA USCITA DI TIM DA BRASILE È IMPROBABILE

marco patuano ad telecom italia marco patuano ad telecom italia

Finanza.com – La partita brasiliana delle telecomunicazioni si arricchisce dopo che Oi SEha deciso di accettare l’offerta di Altice per le attività portoghesi. Il valore dell’operazione è pari a 7,4 miliardi di euro e il deal necessita ora dell’approvazione dell’assemblea degli azionisti di Portugal Telecom e delle autorità Antitrust. Con i soldi incassati Oi migliorerebbe il suo profilo patrimoniale ma, secondo Equita, “difficilmente sarebbe in grado di presentare un’offerta accettabile per Tim Brasil. L’uscita di Telecom Italia dal Brasile resta quindi piuttosto improbabile”.

 

Secondo gli analisti della sim milanese Telecom Italia potrebbe invece valutare l’acquisizione di Oi attraverso la fusione con Tim Brasil e il pagamento di un conguaglio cash contenuto. Il broker non si aspetta però eventi rilevanti che coinvolgano Telecom nel breve termine. A Piazza Affari il titolo dell’ex monopolista delle telecomunicazioni mostra un ribasso di oltre mezzo punto percentuale a 0,923 euro.

 

 

2. OI CHIUDE LA VENDITA DI PT - SÌ DEL BOARD AD ALTICE PER 7,4 MILIARDI - ATTESA PER LE MOSSE DI TELECOM

Antonella Olivieri per “Il Sole 24 Ore

 

OI BRASILE OI BRASILE

A inizio dicembre Altice ha ottenuto l’esclusiva di tre mesi per negoziare l’acquisto di Portugal Telecom da Oi. Ma è bastata una settimana per chiudere a 7,4 miliardi, di cui 500 milioni di earn out, legato al raggiungimento di determinati obiettivi di ricavi. Il gruppo brasiliano non ha perso tempo: il giorno dell’Immacolata il board ha approvato la cessione delle attività portoghesi (qualcosa c’è anche in Ungheria) al miliardario franco-israeliano Patrick Drahi, che ha da poco concluso l’acquisizione del secondo operatore mobile francese, Sfr, da Vivendi.

 

In realtà l’operazione è ancora in stand-by perchè, anzitutto, dovrà essere ottenuto l’ok degli azionisti di Portugal Telecom Sgps, la holding dei soci portoghesi azionista di Oi che detiene ancora il diritto di veto sulla cessione degli asset lusitani: dovrà quindi essere convocata un’assemblea ad hoc.

 

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Superato questo passaggio, occorrerà quindi riorganizzare il gruppo in modo da separare le attività che non sono comprese nel perimetro della cessione e cioè le partecipazioni in Africatel e Timor Telecom - le attività nelle ex colonie portoghesi, che sono state messe separatamente in vendita (per ora senza risultati) - e il rapporto con Rio Forte, il veicolo in default dell’azionista di PT Banco Espirito Santo.

 

Collegato alla vicenda Rio Forte c’è il prestito, non onorato, per quasi 900 milioni di euro che la compagnia lusitana aveva concesso al suo azionista e che si è tradotto in debito in più ereditato dal gruppo in formazione Oi-PT. Anche il debito di Portugal Telecom (a differenza della cassa, che è inclusa) è escluso dalla transazione. Infine, l’operazione è subordinata all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolatorie e di antitrust.

 

Il comunicato emesso da Oi, al termine del consiglio di lunedì, sottolinea che la cessione di Portugal Telecom è finalizzata al rafforzamento della propria posizione finanziaria allo scopo di «mantenere l’obiettivo di guidare il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Brasile».

 

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Già da fine agosto Oi ha ingaggiato la banca d’affari brasiliana BTG Pactual (che è anche azionista di Oi) per studiare il modo di rilevare Tim Brasil. Per parecchi mesi avevano tenuto banco le voci che davano in movimento anche gli altri player, il gruppo di Carlos Slim e Telefonica, per partecipare a un’offerta consortile.

 

Telecom Italia però non ha nessuna voglia di uscire dalla piazza, e tantomeno di svendere il suo asset brasiliano. A fine novembre il management ha ottenuto dal board l’ok a studiare la possibilità di un’integrazione tra Tim Brasil e Oi, senza considerare Portugal Telecom.

 

GIUSEPPE RECCHI GIUSEPPE RECCHI

In questo senso la vendita di PT andrebbe nella direzione auspicata perchè ridurrebbe il debito della compagnia brasiliana. D’altra parte doterebbe però Oi di risorse per poter ipotizzare l’alternativa di un’offerta d’acquisto su Tim, anche se le finanze resterebbero tirate e probabilmente insufficienti a raggiungere un valutazione in grado di convincere Telecom Italia a cedere.

 

Chi non sembra avere problemi a indebitarsi è invece Drahi che sta impostando un’aggressiva campagna acquisti a leva. A fine novembre Numericable ha infatti concluso il processo di acquisizione di Sfr per 13,37 miliardi di euro con Vivendi che resterà (per ora) nel capitale col 20% e l’impegno a mantenere la quota in portafoglio per un anno. Secondo stime di consensus, con l’acquisizione francese che permette al gruppo Altice di diventare il secondo operatore di tlc del Paese, il rapporto net debt/Ebitda di Sfr-Numericable è salito a 4,3 volte.

 

tim logo tela tim logo tela

Se andrà in porto l’acquisizione di Portugal Telecom porterà nuovo debito. Drahi però ha trovato l’appoggio di un nutrito gruppo di banche internazionali, disposte a sostenere l’ulteriore sforzo finanziario: si tratta di Morgan Stanley (che con Perella-Weinberg è anche advisor dell’operazione ), Goldman Sachs, JP Morgan, Credit Suisse e Deutsche Bank.

 

Altice ha concordato di rilevare la compagnia lusitana, che dispone di una rete in fibra estesa sul territorio nazionale e opera anche nella telefonia mobile, riconoscendo un multiplo pari a circa 7 volte l’Ebitda, che può essere considerato relativamente elevato alla luce delle prospettive dell’economia portoghese. Ha però la possibilità di integrare l’incumbent telefonico con i due operatori via cavo (Cabovisao e Oni) che già controlla in Portogallo. Non sono state fornite ancora indicazioni sulle possibili sinergie.

 

 

 

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