QUELLI CHE NON HANNO UNA BANCA (ARPE GODE)

I fondi si arrendono: la Popolare di Milano dice addio alla trasformazione in spa - Dopo i tentennamenti (con dimissioni) del presidente Bonomi, arriva il no definitivo dei sindacati: "Il progetto non è utile alla banca ma ad alcuni suoi azionisti” - Bonomi: “Non è uno schiaffo, abbiamo 60 giorni per convincerli”…

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1. BPM, NO DEI SOCI AL VOTO A DISTANZA
Paolo Paronetto per "Il Sole 24 Ore"

BPM BANCA POPOLARE DI MILANOBPM BANCA POPOLARE DI MILANO

Non sarà stato uno schiaffo, ma il "no" dei soci della Banca Popolare di Milano alla proposta di introdurre il voto da casa è stato di certo deciso e sonoro. Ieri l'assemblea dell'istituto, convocata nei padiglioni di Fiera Milano, ha bocciato a larghissima maggioranza l'idea di voto «da remoto» fortemente caldeggiata dal presidente del cdg, Andrea C. Bonomi, e dal consigliere delegato Piero Montani, sciogliendosi in un applauso generale al momento della proclamazione del risultato. I 4.700 soci presenti, deleghe comprese, hanno anche esaminato il bilancio 2012 ed eletto per acclamazione Luca Perfetti nel consiglio di sorveglianza.

ANDREA BONOMIANDREA BONOMI

«È facile capire che cosa è successo: questo non è stato il voto dei clienti, dei soci o dei dipendenti della banca», ha attaccato Bonomi incontrando i giornalisti e lasciando intendere che i responsabili del risultato sono i sindacati e tutto il mondo legato alla "vecchia Bpm". «Non lo prendo come uno schiaffo - ha aggiunto - nessuno ha mai detto che il cambiamento e la discontinuità siano cose facili. Chi si è presentato in assemblea per votare a favore è stato una persona coraggiosa».

«Far evolvere» Bpm, del resto, «è una fatica» e quello sul voto a distanza «era un passaggio da fare», anche perché si trattava della «prima occasione di vedere la contrapposizione di forze» nel dibattito «per portare la banca verso un modello più moderno». Il presidente del cdg non ha voluto collegare la discussione sul voto a distanza a quella sul progetto di trasformazione in spa, che sarà quindi esaminato dall'assemblea straordinaria del 22 giugno in modo tradizionale, senza possibilità di esprimersi da remoto.

FILIPPO ANNUNZIATAFILIPPO ANNUNZIATA

«Sul progetto spa non mi pronuncio, non ho mai correlato le due cose - ha spiegato -. Il voto a distanza, per una Popolare o spa che sia, è un voto che deve col tempo passare perché elimina l'utilizzo delle assemblee in una certa maniera ed è un elemento di democrazia e trasparenza». Le prossime settimane saranno quindi di "campagna elettorale" per convincere i soci della bontà del progetto e i sindacati della necessità di cambiare posizione: «Abbiamo 60 giorni per vedere se capiscono il loro nuovo ruolo», ha concluso Bonomi. Da lunedì, se arriveranno le autorizzazioni, sarà attivo anche il nuovo sito-blog www.ilfuturoedichivota.it per dare una dimensione "social" alla discussione sulla «società per azioni ibrida» proposta dal cdg.

A legare voto a distanza e progetto spa sono comunque i sindacati stessi, che hanno subito applaudito l'esito dell'assemblea e invitato alla mobilitazione in vista di giugno. «I soci esprimono, con fermezza, tutti i dubbi e le preoccupazioni per il progetto di trasformazione in spa e la volontà di preservare l'identità e l'autonomia della loro banca», hanno commentato i segretari generali di Fabi e Fiba-Cisl, Lando Maria Sileoni e Giuseppe Gallo.

«Esprimono inoltre - hanno aggiunto - il rifiuto di fare di Bpm spa la testa di ponte in grado di mettere a rischio il futuro delle banche popolari cooperative e di aprire brecce profonde nella stabilità del sistema bancario italiano». Sileoni ha anche chiesto a Bonomi e al cdg di elaborare «un piano industriale serio e non un progetto speculativo, come quello attuale», e ha detto di voler «rispedire al mittente ogni tentativo di minimizzare l'esito plebiscitario dell'assemblea».

Ora i vertici Bpm avranno qualche giorno di tempo per riflettere sul da farsi: le riunioni dei consigli sono convocate per il 7 maggio. Il risultato dell'assemblea ha confermato che i voti sono ancora in mano alla vecchia guardia. Se il 22 giugno Bonomi vorrà un esito diverso dovrà far cambiare loro idea, o convincere altri soci a venire in assemblea. Non a distanza, ma di persona.


2. IL SINDACATO: VOLEVANO FAVORIRE AZIONISTI, NON LA BANCA
Massimo Restelli per "il Giornale"

L'affondo è del leader della Fabi, Lando Maria Sileoni che due anni fa aveva combattuto al fianco della Fiba di Giuseppe Gallo per affidare Bipiemme a Matteo Arpe, poi uscito sconfitto in assemblea. Far diventare Piazza Meda una spa «con una necessità di ricapitalizzazione e un azionariato così debole e frastagliato significa farla sparire», prosegue Sileoni. Meno di 24 ore prima il j'accuse in cui Bonomi aveva definito «opaca» e «fallita» la vecchia Bpm, invitando a rottamarla e a sventare il ritorno della vecchia guardia prima asserragliata nell'ex Associazione Amici.

piero Montanipiero Montani

La spa è un'idea da migliorare o da rimettere nel cassetto? Cosa serve a Bpm?
«Il progetto va discusso a livello di sistema delle Popolari e non può essere sprecato per mascherare altri obbiettivi. In questo momento le banche spa vivono una situazione di difficoltà, anche per la debolezza dell'azionariato e al conseguente rischio di ingresso di investitori, anche di Paesi dell'Est, con grande liquidità. Le popolari si stanno rivelando un modello di stabilità e risposta al territorio eccezionali. Se manteniamo ferma l'identità della banca popolare cooperativa, la Fabi sarà disponibile a valutare altri adattamenti della governance al momento di mercato».

Ma Bonomi sostiene che in Bpm siano riemersi i potentati interni degli «Amici»
«Il blocco di potere era alleato all'attuale vertice di Bpm 18 mesi fa quando fu eletto. Con Arpe mettemmo in guardia clienti, pensionati e dipendenti per il rischio, poi concretizzatosi, che la lista appoggiata dagli Amici creasse le condizioni per tagli di personale, mettendo a rischio la stessa autonomia della banca. Così è stato. Ora si lamentano entrambi ma il problema è che, ad un anno dalla scadenza del mandato, l'unica parte del piano industriale realizzata è stato il taglio del personale e ora puntano su un progetto puramente finanziario. Crescita, razionalizzazione e organizzazione della banca sono temi ancora da implementare».

Il presidente Annunziata ha lasciato il Cds e subito dopo Bonomi ha ritirato i suoi uomini per non avere più nulla a che fare con la vecchia guardia che gli aveva affidato la banca.
«Dimostra il perdurare di una situazione di confusione nella lista che ha vinto alla scorsa assemblea.Come Fabi, siamo al fianco di qualsiasi progetto industriale che salvaguardi il patrimonio di un istituto con una delle migliori reti in Italia, nel territorio più ricco di imprese. Non permetteremo che sparisca, magari in qualche gruppo estero. Il management deve implementare le strategie di crescita e lo appoggeremo».

Quali messaggi sta inviando Bankitalia alle forze sociali?
«La Vigilanza della Banca d'Italia è una delle migliori in Europa. Chiedo che garantisca certezza delle regole, respingendo i tentativi di alterare discrezionalmente il quorum per le assemblee straordinarie definito dallo statuto Bpm; ribadendo che le variazioni delle procedure di voto sono competenza dell'assemblea straordinaria e non di quella ordinaria; esprimendosi tempestivamente sul progetto di Spa ibrida, le cui implicazioni esiziali sull'intero sistema delle popolari sono evidenti».

Che cosa accadrà ora?
«Nonostante la nostra opposizione trasparente all'ascesa di Bonomi in Bpm, abbiamo appoggiato il cambiamento della governance e sottoscritto con gli altri sindacati l'accordo di dicembre sugli esuberi nell'ambito del piano industriale per il rilancio di Bpm. Per la Fabi decisivo resta il progetto. Va riconosciuto il grande lavoro di pulizia fatto da Montani, ma contrasteremo con ogni mezzo i recenti provvedimenti disciplinari adottati contro alcuni dipendenti che riportano la Bpm indietro di 50 anni. Ai lavoratori abbiamo detto: non abbiate paura della libertà di pensiero».

 

 

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