SALINI E QUATTRINI - “IN ITALIA MANCA UN PIANO DI SISTEMA”: PIETRO SALINI, AD DI IMPREGILO, VENDE A PIÙ DI 500 MILIONI “PLANTS&PAVING”, L’AZIENDA CHE PRODUCE BITUME CONTROLLATA DALLA “LANE” – I RICAVI SARANNO REINVESTITI NELLE GRANDI OPERE, LÀ DOVE ANCORA SI FANNO, CIOÈ NEGLI USA: “SIAMO UN GRUPPO ITALIANO, MA NEL NOSTRO PAESE…”

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Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”  

 

pietro salini pietro salini

L' acceleratore della crescita verrà dagli Stati Uniti. Non solo perché quel mercato vale ormai oltre il 30% dei 6,5 miliardi di euro di ricavi del gruppo Salini Impregilo dopo l' acquisizione della Lane. Ma anche perché proprio dall' azienda del Connecticut acquistata tre anni fa stanno per arrivare nuove risorse.

 

È infatti alle ultime battute la vendita da parte del gruppo delle costruzioni guidato dall' amministratore delegato Pietro Salini, terza generazione degli imprenditori delle costruzioni, della controllata Plants & Paving, controllata dalla Lane e tra i maggiori produttori di conglomerato bituminoso per asfalti, con oltre 600 milioni di dollari di fatturato. Il ricavato dalla vendita di questa attività non strategica verrà in larga parte reinvestito nelle grandi opere. Stati Uniti in testa.

IL CANTIERE DEL NUOVO CANALE DI PANAMA CUI LAVORANO SACYR E IMPREGILO IL CANTIERE DEL NUOVO CANALE DI PANAMA CUI LAVORANO SACYR E IMPREGILO

 

Sono arrivate ieri le offerte vincolanti, ora al vaglio di Salini e dell' advisor Goldman Sachs. Il nome dell' acquirente sarà scelto entro metà agosto.

 

Ma la sintesi è che il prezzo offerto dagli industriali Usa rimasti in gara supera i 500 milioni di dollari. Che è più di quei 406 milioni pagati dal gruppo italiano per l' intera Lane. «Dal 2015 l' acquisizione di Lane ha creato, insomma, 1,2 miliardi di valore, tra prezzo pagato, incasso dalla dismissione e il valore della stessa azienda Usa», dice Salini che alla fine del 2018 presenterà il primo bilancio in dollari. E che ha avviato lo studio per la quotazione a Wall Street, con il possibile delisting da Milano.

NUOVO LOGO SALINI IMPREGILO NUOVO LOGO SALINI IMPREGILO

 

«Decideremo nei prossimi 12 mesi. Ma siamo un gruppo italiano. Il Paese non si lascia, è il nostro orgoglio, come lo sono i giovani che lavorano con noi. Ma la nostra attività ci porta fuori. Porteremo al 40% il peso del Nord America sui ricavi entro un triennio», spiega Salini.

 

È una trasformazione profonda che spingerà ad anticipare entro l' anno la revisione del piano: sarà presentato anche a New York. Sullo sfondo, un mercato americano dove si prevedono gare per 330 miliardi entro il 2022.

 

Il gruppo partecipa alla gara per l' Alta Velocità in Texas: vale 13 miliardi. Questo, mentre il settore delle costruzioni in Italia attraversa un momento durissimo. «Abbiamo perso 800 mila posti di lavoro. E ora si rimettono in discussione lavori come la Tav, contratti del 1991. Se erano necessari allora perché rinunciare adesso che la mobilità è cresciuta?

PIETRO SALINI IMPREGILO PIETRO SALINI IMPREGILO

 

Non è normale che le realtà del nostro settore, in Francia come in Germania, fatturino oltre il 50% nel Paese d' origine. Salini per crescere è dovuta scendere sotto il 10% nel mercato italiano».

 

Ci sono posizioni politiche divergenti nel governo sulle opere. C' è anche chi parla di riconsiderarle.

 

«Lavoriamo sui grandi collegamenti al Nord. Qui c' è un chiaro pericolo di strozzature. Poi c' è la capacità tecnica di tenuta e il tema delle disponibilità delle infrastrutture come ha dimostrato il caso di Bologna. I

 

guido barilla pietro salini guido barilla pietro salini

In Italia manca un piano di sistema: non si possono modificare gli obiettivi ogni volta che cambia il governo. Un imprenditore ha bisogno di certezze, fa piani di lungo termine. Prendiamo un' azienda storica come Condotte, non è certo finita in difficoltà per caso. Si deve pensare a creare, non semplicemente a erogare stipendi. E poi, che cosa offriamo ai tanti ragazzi che hanno studiato ingegneria?, risponde Salini.

 

pietro salini e signora pietro salini e signora

Al fianco di Salini c' è Massimo Ferrari, direttore generale, capo della finanza, al lavoro sul piano. Il debito dovrebbe scendere a circa 2 miliardi dai 2,4 del 2017. «Dopo la vendita di Plants & Pave, decideremo anche se rimborsare parte del debito, migliorare la politica dei dividendi - spiega Massimo Ferrari -.

 

Con il rifinanziamento da un miliardo di ottobre abbiamo tagliato il costo del debito e allungato le scadenze oltre i quattro anni, a un tasso uguale a quello delle aziende investment grade: il 2,6% medio. Ormai paghiamo meno del governo Usa. Le banche ci hanno supportato nell' ambito di un progetto industriale di un' azienda diversa da quella di pochi anni fa».

 

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