SE TUTTO VA BENE SIAMO ROVINATI – CON IL PROSSIMO GRANDE AZZARDO DI DRAGHI SUI TASSI DELLA BCE FINIREMO DEVASTATI DALL’INFLAZIONE

Superbonus per Dagospia.

Nelle sale cambi di tutta Europa gli operatori si stanno preparando all'ultimo grande azzardo di Mario Draghi: portare i tassi di deposito della BCE in territorio negativo.

Di fronte ai dati economici recessivi di Francia, Italia, Spagna e Portogallo ed alla stagnazione tedesca il banchiere italiano metterà ancora una volta in minoranza il suo collega della Bundesbank e segnalerà chiaramente al mercato le sue intenzioni.

Tutti inneggeranno alla sua saggezza e al suo coraggio che permetteranno di consolidare, almeno per un poco, i traballanti governi del Mediterraneo. Nessun appartenente al miope establishment europeo si preoccuperà delle implicazioni future di una mossa così azzardata.

Gli investitori compreranno sempre di più i titoli di stato che garantiscono un rendimento accettabile, ed i maggiori beneficiari saranno proprio gli stati più indebitati che usufruiranno di un repentino restringimento degli spread. Le banche Italiane realizzeranno utili importanti grazie alla notevoli quantità di BTP acquistati negli ultimi anni e la domanda interna tedesca aumenterà ancora sospinta da un credito, fin troppo, facile.

Le banche straniere stracolme di liquidità immessa nel sistema mondiale si precipiteranno a comprare i titoli degli stati europei e tutti dovremmo vivere felici e contenti secondo lo schema predisposto da Draghi ed i suoi tecnici. Ma questa magia finanziaria si trasformerà prima o poi in un incubo?

A dispetto di Keynes che diceva che "nel lungo periodo saremo tutti morti" questa volta rischiamo seriamente di essere uccisi dalla troppa liquidità immessa nel sistema dalle Banche Centrali chi stanno tentando di curare il male della speculazione finanziaria attraverso un aumento della stessa, è come somministrare barili di vodka ad un alcolizzato, gli effetti immediati possono essere di sollievo ma la morte rischia di essere atroce.

L'Italia è il paziente perfetto per questo tipo di cura, un debito pubblico al 134% del PIL ed una crescita negativa saranno curati con dosi massicce di liquidità che abbasseranno il costo dell'indebitamento e miglioreranno i conti delle banche.

Nel frattempo la pressione fiscale resterà invariata e dato il livello alto del debito gli investimenti pubblici saranno limitati. Si spera che le famiglie ritornino a consumare grazie ad un minore esborso per i mutui ed ad un ritorno del credito all'economia reale, le imprese in previsione della crescente domanda interna dovrebbero tornare ad investire e creare nuovi posti di lavoro innescando così un circolo virtuoso finanza-economia reale-tasse-finanza che rimetterebbe in equilibrio la nostra scassata economia.

Tuttavia, come nel titolo di un vecchio film comico, "Se tutto va bene siamo rovinati", per avere un'idea basti pensare che nel decennio dell'inflazione (anni ‘70) la moneta in circolazione era aumentata solo del 30% rispetto al decennio precedente e che solo dal 2009 l'incremento è stato del 200%.

Si obietta che "questa volta è diverso" che la liquidità è intrappolata nei bilanci delle banche che comprano titoli di stato e non riversano i soldi sull'economia, ma non è questo il punto? Non si sta forse tentando di far tracimare questa liquidità a valle per inondare il mondo reale di moneta?

Non si sta tentando di limitare l'indebitamento degli Stati così che le banche abbiano più liquidità del debito complessivo e possano erogare montagne di credito? E non è forse questo che sta succedendo in Giappone in USA ed in Gran Bretagna dove i valori immobiliari e la disoccupazione stanno tornando ai livelli pre-crisi?

Possiamo concludere che se tutto va bene nel nostro paese saremo devastati dall'inflazione. Ma non è detto che tutto vada secondo i piani, l'assunto che sta alla base del ragionamento di Draghi e soci è che gli investitori siano "razionali", cioè cerchino di massimizzare i propri profitti in presenza di un contesto monetario espansivo facilitato dalla BCE.

Ma sarà proprio la razionalità degli investitori che farà mancare la spinta degli investimenti produttivi alla ripresa economica: in un regime di libera circolazione di beni persone e capitali ed a parità di valuta un industriale "razionale" dovrebbe investire in Italia?

La pressione fiscale è la più alta d'Europa, le infrastrutture fra le peggiori e l'indebitamento pubblico è al limite della sostenibilità. Un investitore razionale dovrebbe investire sì in Europa ma mantenersi lontano dai paesi più problematici, venendo meno questa gamba dell'equazione viene meno anche un aumento dell'occupazione e conseguente una sostenibilità dell'aumento dei consumi e tutto rischia di implodere come un gigantesco castello di carta su cui graverà un debito che sarà tranquillamente arrivato al 140% del PIL.

A conti fatti la mossa di Draghi consentirà a questo establishment ed a questa classe politica di tirare a campare per un poco, sperando che la fortuna sia dalla loro parte, in caso contrario a pagare un conto salatissimo saranno i soliti noti e questa volta con conseguenze ben più gravi di quelle che abbiamo visto nel corso di questa crisi.

 

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