I SOLDI SOTTO IL MATERASSO - GLI ITALIANI SE LA FANNO SOTTO E NON SPENDONO PIU': LA GENTE RISPARMIA E LE IMPRESE NON INVESTONO - NEGLI ULTIMI 12 MESI LE "RISERVE" SONO AUMENTATE DI 70 MILIARDI DI EURO

Per paura di nuove tasse e timori di onde lunghe della recessione, i salvadanai delle famiglie sono saliti di 20 miliardi (+2,3%), quelli delle aziende di 11 miliardi (+5,5%) - Anche le banche (che non prestano piu' un centesimo) preferiscono la prudenza e congelano oltre 42 miliardi…

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(AdnKronos) - Da marzo 2014 a marzo 2015 i salvadanai degli italiani sono passati da 1.482 miliardi di euro a 1.551 miliardi in salita di quasi 70 miliardi (+4,68%). A rivelarlo è uno studio di Unimpresa. Per il presidente Longobardi si tratta di "uno degli effetti perversi del rigore: anche se i soldi ci sono non circolano"

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L'onda lunga della crisi e la paura di nuove tasse stoppano i consumi delle famiglie, frenano gli investimenti delle aziende e congelano la liquidità delle banche: crescono, così, di 70 miliardi di euro le riserve, vale a dire il denaro lasciato nei depositi e nei conti correnti.

 

Nell'ultimo anno i salvadanai delle aziende, dei cittadini, degli istituti di credito, delle onlus, delle assicurazioni e dei fondi pensione sono aumentati, complessivamente, da 1.482 miliardi a 1.551 miliardi in crescita di 69,4 miliardi (+4,6%). Per le famiglie l'incremento dei tesoretti è pari a 20,7 miliardi (+2,39%) e per le aziende a 11 miliardi (+5,59%), mentre le banche, che continuano a tenere serrati i rubinetti dei prestiti (in calo di 22 miliardi), la liquidità è cresciuta di 42,7 miliardi (+13,30%). Questi i dati principali di una analisi del Centro studi di Unimpresa sull'andamento delle riserve italiane da marzo 2014 a marzo 2015.

 

banche credito imprese banche credito imprese

Secondo il rapporto, basato su dati della Banca d'Italia, nell'ultimo anno le riserve degli italiani sono passate da 1.482,5 miliardi a 1.551,9 miliardi in salita di 69,4 miliardi (+4,69%). Nel dettaglio, i depositi delle famiglie sono saliti di 20,7 miliardi (+2,39%) da 869,6 miliardi a 890,3 miliardi; i tesoretti delle imprese familiari sono cresciuti di 1,9 miliardi (+4,40%) da 44,4 miliardi a 46,4 miliardi; per le onlus (organizzazioni non lucrative senza scopo di lucro), l'incremento è pari a 254 milioni (+1,08%) da 23,4 miliardi a 23,6 miliardi. Anche le aziende bloccano le uscite e non investono: così aumenta la liquidità delle imprese di 11 miliardi (+5,59%) da 196,7 miliardi a 207,7 miliardi.

 

Il comparto relativo alle assicurazioni e ai fondi pensione è l'unico che ha fatto registrare una diminuzione: le riserve sono calate di 7,2 miliardi (-26,97%) da 26,8 miliardi a 19,6 miliardi. 

 

LIQUIDITA' CONGELATA E CREDIT CRUNCH 

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Le riserve delle banche sono cresciute di 42,7 miliardi (+13,30%) da 321,4 miliardi a 364,1 miliardi. La liquidità congelata degli istituti è uno dei motivi del credit crunch. Nello stesso periodo, infatti, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 23,09 miliardi di euro passando da 1.431,2 miliardi a 1.408,1 miliardi.

 

Una riduzione che interessa sia le famiglie (-1,03 miliardi) sia le imprese (-22,06 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, dell'1,61% nell'ultimo anno. Resta critico, seppure con miglioramenti, il quadro per le imprese: nell'ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata.

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Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 7,5 miliardi (-2,45%) da 307,5 miliardi a 300,02 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 25,6 miliardi (-6,38%) da 402,2 miliardi a 376,6 miliardi, mentre quelli di breve periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 11,1 miliardi (+9,14%) da 121,9 miliardi a 133,1 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque sceso da 831,8 miliardi a 809,7 miliardi con una diminuzione di 22,06 miliardi (-3,44%).

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Quanto all'analisi per strumento, i conti correnti sono saliti di 67,9 miliardi (+9,10%) passando da 747,1 miliardi a 815 miliardi mentre i pronti contro termine sono aumentati di 38,1 miliardi (+29,79%) passando da 128,1 miliardi a 166,3 miliardi. 

 

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