SPROFONDO ROSSO – ALLA BANCA DELLE MARCHE (528 MILIONI DI ROSSO) CONCEDEVANO MAXI FINANZIAMENTI AGLI AMICI DEGLI AMICI IN 5 MINUTI – UN ALTRO SCANDALO BANCARIO IN UNA REGIONE ROSSA DOPO MPS, POP SPOLETO, ETRURIA E CASSA DI FERRARA

Camilla Conti per “il Giornale

 

BANCA DELLE MARCHE BANCA DELLE MARCHE

«Quello di Banca delle Marche costituisce il maggiore disastro bancario verificatosi in Italia dopo quelli risalenti al secolo scorso dei casi Sindona e Calvi». Lo scrivono gli avvocati dell'istituto nell'atto di citazione in giudizio per 282,5 milioni di euro di danni presentata al tribunale di Ancona contro gli ex amministratori (tra cui l'ex direttore generale Massimo Bianconi e gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa) e l'ex società di revisione Price Waterhouse Coopers. 


L'atto fa riferimento a «un gran numero di irregolarità, carenze e violazioni commesse da amministratori, sindaci e funzionari che si sono succeduti dal 2006 nella gestione di Banca Marche», e a un «quadro impressionante di anomalie e violazioni gestionali», particolarmente riferiti a 37 grandi finanziamenti plurimilionari che sarebbero stati concessi a costruttori e imprese marchigiani e non, senza una adeguata valutazione di merito o garanzie. 

MASSIMO BIANCONIMASSIMO BIANCONI


Al netto dell'enfasi forense che rimanda al crac dell'Ambrosiano, ci sono 83 delibere di finanziamento approvate dal cda a luglio del 2008 «in meno di cinque minuti» mentre il Comitato esecutivo di minuti ne ha impiegati venti nel 2009 per dare l'ok ad altri 78 finanziamenti a clienti importanti nonostante i conti dell'istituto continuassero ad accumulare perdite (l'ultimo dato ufficiale parla di un rosso di 528 milioni).

 

monte-dei-paschi-di-siena-sedemonte-dei-paschi-di-siena-sede

Tanto che ancora oggi la banca viene tenuta in piedi con flebo e terapie intensive, mancano all'appello gli investitori per la ricapitalizzazione (salita nel frattempo a circa un miliardo) e a ottobre scadono i due anni di commissariamento. 


Ma il caso di Banca Marche non è isolato. Anzi, guardando la geografia del credito, il centro Italia sembra essere stato colpito da un virus contagioso negli ultimi anni. Dal Monte dei Paschi alla Popolare di Spoleto e a quella dell'Etruria, passando per la Tercas di Teramo (che con i cugini marchigiani ha intrecciato destini e affari) e allungandosi fino alla Cassa di Risparmio di Ferrara: tutti questi istituti si sono ritrovati ostaggio degli errori di un passato fatto di intrecci immobiliari, crediti offerti con disinvoltura agli amici degli amici e di interferenze da parte dei potentati di campanile anche attraverso le Fondazioni di riferimento. 


Altro denominatore comune: il radicamento in regioni considerate storicamente feudi della sinistra. Del Pci poi diventato Ds e infine Pd. Il filo rosso che le unisce è quel legame patologico tra il credito e la politica locale spesso accomodata nelle Fondazioni, che ne ha minato le fondamenta passando da un'invadenza eccessiva all'incapacità di mettere un freno agli appetiti di potere.

POPOLARE ETRURIAPOPOLARE ETRURIA

 

A Siena, dove i rapporti incestuosi fra politica e finanza sono emersi con l'inchiesta Antonveneta, il Monte è reduce dall'ultimo aumento di capitale da 3 miliardi - il quarto in sei anni dopo i 7 miliardi raccolti tra il 2011 e il 2014 - in attesa di un principe azzurro che la risvegli dal coma in cui è sprofondata.

 

Sulla Cassa di Risparmio di Ferrara ha aperto un'inchiesta la Procura che vuol passare al setaccio l'aumento di capitale da 150 milioni del 2011 e le presunte infedeltà dei vertici prima del commissariamento deciso da Bankitalia nel 2013, dunque prima che il management venisse azzerato.

 

CASSA RISPARMIO FERRARACASSA RISPARMIO FERRARA

Tra le altre ipotesi quella di una sorta di accordo tra banca e imprenditori sull'aumento di capitale: con Carife che apriva linee di credito a imprenditori che poi investivano nella Cassa, facendo rientrare le stesse somme, acquistando le azioni dell'aumento.


Quanto all'Etruria, dove era vicepresidente Pier Luigi Boschi ovvero il padre del ministro Maria Elena, a gennaio è finita sotto i riflettori di Consob per i movimenti anomali del titolo in Borsa a cavallo dell'approvazione della riforma sulle Popolari voluta da Renzi. E qualche mese prima che il Tesoro ne disponesse il commissariamento, si è vista presentare da Bankitalia un conto da 2,5 milioni in multe alla passata gestione.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”