SPROFONDO ROSSO PER L’UCCELLINO AZZURRO - TWITTER IN AFFANNO: DORSEY AL CAPOLINEA, SI CERCA UN NUOVO CEO - PERISCOPE E VINE FUNZIONANO MA NON BASTANO. IN 9 ANNI ZERO UTILI E UNA LUNGA FILA DI NUMERI UNO COSTRETTI ALLE DIMISSIONI

Il bilancio del primo trimestre 2015 ha registrato perdite pari a 162,4 milioni di dollari, ma Twitter è in rosso da sempre: anzi, a questo difetto nelle ultime trimestrali se n’è aggiunto un altro: la difficoltà di aumentare in maniera esponenziale i propri utenti... -

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Greta Sclaunich per “CorrierEconomia- il Corriere della Sera”

 

È in rosso da sempre. E al giro di boa dei dieci anni, che ricorreranno nel 2016, Twitter promette di arrivare senza essere riuscito a risolvere questo problema che è costato la poltrona a tutti i ceo che l’hanno guidata. Anzi, a questo difetto nelle ultime trimestrali se n’è aggiunto un altro: la difficoltà di aumentare in maniera esponenziale i propri utenti. 
 

Sono i due rebus che dovrà risolvere il prossimo ceo, eredità della gestione dell’attuale amministratore delegato Dick Costolo. A capo della società dal 2010, lascerà il primo luglio. Troppo forti, pare, le pressioni degli investitori che, da quando il social da 140 caratteri è entrato in Borsa, sorvegliano le mosse della società per riuscire finalmente a guadagnare (o quantomeno a ridurre le perdite) e a sfondare tra gli utenti. Invece, gli ultimi bilanci hanno deluso da entrambi i punti di vista. 
 

I numeri
Il primo trimestre 2015 ha registrato perdite pari a 162,4 milioni di dollari mentre l’anno scorso, nello stesso periodo, il rosso si era fermato a 132,36 milioni. Il fatturato è sì cresciuto, raggiungendo quota 436 milioni di dollari e facendo un balzo del 74% su base annuale, ma è risultato inferiore alle stime di crescita dello stesso Twitter.

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E gli investitori si chiedono se la correzione al ribasso non si ripeterà anche nel secondo trimestre: le previsioni della società piazzano il fatturato tra i 470 e i 485 milioni, ma chissà. 
 

I dubbi si riflettono nel prezzo delle azioni: quotatosi nel novembre 2013, Twitter ha esordito in Borsa con azioni a 45 dollari. Il massimo è stato raggiunto il mese successivo, quando il titolo è salito fino a 73 dollari. Da allora, la discesa: qualche saliscendi tra i 50 ed i 30, arrivando ad un minimo di 30,50 dollari nel maggio 2014. Oggi le azioni valgono intorno ai 35 dollari. Nemmeno l’annuncio di aver sorpassato la cifra simbolica dei 300 milioni di utenti mensili (registrando un più 18% su base annuale) ha fatto impennare il titolo. 
 

Forse perché a tagliare il traguardo dei 300 milioni è stato, qualche mese prima, il social fotografico Instagram. E per quanto si tratti di una bella cifra, resta lontana dal miliardo e 400 milioni di Facebook, il vero colosso tra i social. 
 

periscope di twitter periscope di twitter

Intanto l’azienda Twitter funziona. I dipendenti crescono: nei nove anni passati dal lancio sono passati da sei a poco meno di 4 mila. Gli strumenti si moltiplicano: il social si è arricchito con una serie di servizi laterali di successo. I più noti sono la piattaforma di condivisione di video Vine (acquisita nel 2012 e poi rilanciata l’anno successivo) e quella di video in streaming Periscope, la vera sorpresa degli ultimi mesi, capace di conquistare un milione di nuovi utenti in soli dieci giorni. Ma la ricerca di nuovi modi di far breccia (e raggiungere numeri che consentano finalmente di andare in pareggio) continua. 
 

Altre vie
Il social ha iniziato con i tweet sponsorizzati, ha provato la via del tasto «compra» per fare acquisti tramite tweet e ora tenta anche la carta delle pagine di raggruppamento di brand e prodotti. La ricetta, giusta, però, ancora non è arrivata.

 

Twitter è nata senza un modello di business come molte altre startup, ma in nove anni ancora non è riuscita a trovarne uno valido. Per questo, nel 2008, il primo ceo Jack Dorsey (uno dei quattro fondatori insieme a Noah Glass, Biz Stone ed Evan Williams) era stato costretto a lasciare per far posto a Williams. Due anni più tardi, per la stessa ragione, anche Williams aveva dovuto andarsene.

 

periscope twitter periscope twitter

Il balletto dei ceo non è finito: ora tocca a Costolo abbandonare la poltrona. Sulla quale tornerà a sedere Dorsey, scelto come amministratore delegato ad interim. Potrebbe restare? Difficile: il board della compagnia ha già fatto sapere che vuole qualcuno che si impegni full time in Twitter e Dorsey, che nel frattempo ha fondato e dirige anche la società di pagamenti online Square, non può garantire il suo impegno totale a meno che, appunto, non lasci l’altra startup. 
 

DICK COSTOLO DICK COSTOLO

Così, mentre l’addio di Costolo si avvicina, il board ha nominato la società Spencer Stuart, specializzata nella ricerca di dirigenti aziendali, come consulente per la ricerca del nuovo ceo. Che potrebbe anche essere, stando ad altri rumor, un dirigente interno. L’unica certezza è che, se vorrà restare, dovrà riuscire dove tutti i suoi predecessori hanno fallito: realizzare il potenziale economico dell’uccellino azzurro. E far finalmente guadagnare la società. 

 

JACK DORSEY DI TWITTER PUBBLICA UN MICRO VIDEO SU VINE JACK DORSEY DI TWITTER PUBBLICA UN MICRO VIDEO SU VINE

 

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