banche italiane

LA TEMPESTA PERFETTA SULLA POPOLARE DI BARI - LA MAGGIOR BANCA PRIVATA DEL MEZZOGIORNO RISCHIA GROSSO: SEMESTRALE IN ROSSO, 2,5 MILIARDI DI NPL, CONFLITTUALITÀ CON I SOCI E DIMISSIONI IN CDA - IL PATRIMONIO NETTO È SCESO IN SEI MESI DEL 27,3 PER CENTO, DA 1.073 MILIONI DI EURO A 780,9 MILIONI…

Stefano Righi per “l’Economia - Corriere della Sera”

 

Se vi piace guardare al futuro e i vostri serial preferiti sono del genere crime, segmento white collar, circumnavigate lo Stivale e da Genova approdate in Puglia. Cambiate canale e da Carige passate alla Popolare di Bari. Se la banca ligure sembra avviarsi al finale di stagione, in Puglia si sta entrando nel vivo dell'azione e il 2019 sarà un anno decisivo.

BANCA POPOLARE DI BARI

 

Non che i due precedenti siano stati noiosi, ma adesso a Bari si impone chiarezza e si gioca il tutto per tutto. Dopo il regalo pre-natalizio confezionato dal governo, che ha concesso alla Popolare di Bari e alla Popolare di Sondrio dodici ulteriori mesi per cambiare la propria forma sociale in società per azioni, come previsto dalle legge di riforma del settore del credito voluta dal governo Renzi nel 2015, nelle prossime settimane molti nodi andranno sciolti.

 

In Puglia si sta configurando una tempesta perfetta, con coinvolgimenti estesi e ripercussioni molto più ampie di quanto si è registrato in Liguria. La vicenda della Popolare di Bari infatti si accosta più facilmente ai casi della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, più che a Carige. Anche qui il radicamento territoriale è stato male interpretato e quella che è la maggior banca privata del Mezzogiorno rischia grosso.

 

Nata nel 1960 per volontà della famiglia Jacobini che ancora oggi ne governa le sorti con il presidente Marco e i suoi figli, Gianluca e Luigi, la Popolare di Bari (350 sportelli, 3 mila dipendenti) è cresciuta nel tempo conquistando la fiducia di oltre 70 mila soci, che hanno investito nel capitale della banca una buona parte dei loro risparmi. Una crescita avvenuta anche per linee esterne, come nel 2008 quando si acquisirono i 43 sportelli della Cassa di risparmio di Orvieto o nel 2014 quando con la benedizione della Banca d'Italia si acquisì Tercas, ovvero la Cassa di Teramo e la controllata Caripe, la Cassa di Pescara.

 

BANCA POPOLARE DI BARI

Proprio per l'operazione Tercas si rese necessario l'aumento di capitale da 500 milioni di euro alla fine del 2014 e un ritocco nel 2015, operazioni che nei mesi scorsi sono finite al giudizio della Consob che, sulla valutazione del prezzo delle azioni, ha ritenuto di multare i vertici della Popolare di Bari per 2,6 milioni di euro. Tra i destinatari delle sanzioni, il presidente Marco Jacobini e l' allora direttore generale Vincenzo De Bustis Figarola, che proprio nel 2015 lasciò la Popolare dopo una parentesi durata 4 anni. Dicevamo della tempesta perfetta.

 

 

Questa si realizza da un lato con il business in evidente difficoltà e dall' altro con problemi di governance a cui si sommano i rischi derivanti dalla conflittualità con i soci. In attesa di conoscere i dati del bilancio 2018, la semestrale al 30 giugno scorso ha chiuso con una perdita di 139 milioni di euro, mentre il 2017 si era concluso con un utile di 1,05 milioni, in buona parte dovuto a benefici fiscali riconducibili all' operazione Tercas. Il patrimonio netto è sceso in sei mesi del 27,3 per cento, da 1.073 milioni di euro a 780,9 milioni.

 

La contrazione ha portato a un calo di 104 basis point del principale indicatore di solidità patrimoniale, il Tier 1 ratio, sceso a fine giugno al 9,15 per cento. La situazione si aggrava considerando gli Npl, ovvero i prestiti che la banca ha concesso negli anni scorsi e che adesso si rivelano di difficile esigibilità. Chi ha preso i soldi non riesce più a restituirli (o non vuole) e la banca è in difficoltà. Il bilancio semestrale spiega che a giugno su un totale crediti concessi di poco superiore ai 7 miliardi di euro, ben 2,571 miliardi sono di difficile esigibilità e sono catalogati dalla banca come crediti deteriorati lordi.

NPL

 

Il rapporto è allarmante: ogni mille euro prestati dalla Popolare di Bari, 365 non tornano indietro. Industrialmente, quei 2,5 miliardi di crediti deteriorati lordi andranno venduti. E parallelamente andrà realizzato un nuovo aumento di capitale. Si parla di qualche centinaio di milioni. Ma chi ha visto i conti dopo l'estate alza la posta fino a sfiorare il miliardo di euro. Chi lo metterà? Se il business va male, i rapporti con i soci van peggio. Ed è qui che la Bari sembra ripercorrere la strada battuta tre anni fa dalla Popolare di Vicenza e da Veneto Banca.

 

Le azioni della banca popolare non le vuole nessuno. Arrivarono a valere, secondo stime di parte, fino a 9,53 euro. Meno di tre anni fa, nell' aprile 2016, erano a 7,5 euro, nel momento in cui si cercò una soluzione con la «quotazione» sul segmento Hi-Mtf. Un buco nell' acqua, perché oggi quei titoli «valgono» 2,38 euro, ma non ci sono scambi, nessuno vuole acquistarli, non si fa prezzo e il valore è una pura indicazione.

 

GIULIO SAPELLI

Dai massimi si è perso il 75 per cento dell' investimento, con una capitalizzazione passata da 1,2 miliardi a 380 milioni. Dati ipotetici, perché la verità è molto più amara e i 70 mila soci della Popolare di Bari hanno acquisito la sensazione di avere carta straccia in mano. Soprattutto se l' aumento da realizzare nei prossimi mesi sarà fortemente diluitivo e (probabilmente) non a loro dedicato.

 

La tensione è palpabile e nonostante la consegna del silenzio alcuni fatti emergono. Il 4 dicembre 2018 il consiglio di amministrazione della Popolare di Bari accettò le dimissioni dell' amministratore delegato Giorgio Papa, contestualmente nominando Gregorio Monachino direttore generale e l'economista Giulio Sapelli, consigliere da aprile, al ruolo di vicepresidente.

 

jacobini e de bustis pop bari

Sembrava una svolta definitiva, dopo che da sei mesi i vertici della banca erano alla ricerca di un manager a cui affidare il piano salvezza. Molti contatti in giro per l' Italia, nessuna risposta. Fino alla settimana successiva quando dal cilindro di Marco Jacobini esce a sorpresa il nome di Vincenzo De Bustis, 68 anni, un passato in Banca 121, in Deutsche Bank e da amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena (2000-2003), vecchia conoscenza dei potentati pugliesi e capo operativo della Popolare di Bari proprio negli anni dell' acquisizione di Tercas (2011-2015).

 

Tocca a lui, a De Bustis, banchiere un tempo vicino a D' Alema. Jacobini lo nomina e il giorno dopo Sapelli si dimette da vicepresidente della banca, lui che doveva fare il premier al posto del pugliese Conte. Sapelli s' imbarca su un volo e va in vacanza in Sudamerica, noncurante del fatto che il consiglio respinga le sue dimissioni. Tocca a De Bustis, che è già al lavoro. Un lungo faccia a faccia con Federico Ghizzoni, ex Unicredit e oggi presidente di Rothschild Italia, dovrebbe aiutare a disegnare l' uscita dal tunnel.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?