luigi gubitosi

TIME AFTER TIM - VINCE LA MAGGIORANZA DI ELLIOTT: ASSEMBLEA UNICA IL 29 MARZO, NIENTE ANTICIPAZIONE A FEBBRAIO. E PER I FRANCESI DI VIVENDI SARÀ PIÙ DIFFICILE FAR PASSARE LA REVOCA DEI CONSIGLIERI DI AMMINITRAZIONE. TANTO PIÙ CHE NEL FRATTEMPO IL NUOVO AD GUBITOSI AVRÀ PRONTO UN PIANO DA PROPORRE AL MERCATO - IL FONDO AMERICANO CERCA COMUNQUE LA PACE CON BOLLORE', E CDP E I PICCOLI AZIONISTI...

Antonella Olivieri per ''Il Sole 24 Ore''

 

LUIGI GUBITOSI

L' assemblea di bilancio Telecom verrà anticipata al 29 marzo e in quell' occasione si voterà anche sulla richiesta di revoca di cinque consiglieri in quota Elliott avanzata da Vivendi. Non è un compromesso, bensì una sconfitta della linea tenuta dal gruppo che fa capo a Vincent Bolloré che, infatti, puntava ad andare alla conta a metà febbraio in un' assemblea ad hoc dove probabilmente il peso specifico del suo 24% sarebbe stato superiore rispetto all' assemblea annuale.

 

Con un' affluenza attorno al 60% del capitale, attesa per l' adunanza di bilancio, sarà più difficile per il primo socio transalpino far passare la revoca e sostituire cinque amministratori, tanto più che nel frattempo il nuovo ad Luigi Gubitosi avrà pronto un piano da proporre al mercato, spostando il focus dai puri rapporti di forza a una visione finanziario/industriale che, dal lato francese, non è mai stata chiara. In questo contesto la Cdp - che è entrata in Telecom la scorsa primavera raggiungendo quasi il 5%, ma finora non si è sentita - potrebbe essere nuovamente l' ago della bilancia.

AMOS GENISH

 

Il consiglio Telecom presieduto da Fulvio Conti, che ha anche anticipato il cda di bilancio dal 26 al 21 febbraio, ha motivato le scelte con l' esigenza di fornire agli azionisti un quadro completo, favorendo nel contempo «la maggiore partecipazione possibile» all' assemblea, dove il vero confronto sarà «sul futuro industriale della società e sulle persone alle quali affidarne la gestione». Compatta a favore la maggioranza dei dieci amministratori nominati dalla lista Elliott, mentre tra i cinque consiglieri in quota Vivendi si sono registrate due astensioni (Giuseppina Capaldo e Michele Valensise) a fianco di tre voti contrari (Arnaud de Puyfontaine, Amos Genish e l' indipendente Marella Moretti).

 

luigi gubitosi

Nel consiglio di ieri Arnaud de Puyfontaine, il ceo di Vivendi che è stato anche presidente di Telecom, ha attaccato il board formato Elliott, "colpevole" della cacciata dell' ad Amos Genish, dell' impairment in corso d' esercizio costato 2 miliardi di svalutazioni e della debacle del titolo in Borsa. Poi però, nel comunicato emesso al termine del cda, Vivendi ha minacciato di convocare un' altra assemblea in estate «se la governance e i risultati finanziari della società non miglioreranno significativamente». Con ciò, da una parte, è sembrata dare per scontato che perderà la partita della revoca a marzo e, dall' altra, ha avvertito comunque che non deporrà le armi fino a quando non l' avrà avuta vinta.

 

Elliott ha replicato che si è in presenza dell' ennesimo tentativo di Vivendi di riprendere il controllo «per tornare a gestire la società nel proprio interesse specifico», ma che comunque è fiducioso che Vivendi abbia «scarse possibilità di successo», ricordando che all' assemblea di maggio l' 80% degli azionisti di mercato presenti aveva votato a favore del cambiamento, affidando la maggioranza del board a amministratori «indipendenti, credibili ed esperti». Allo stesso tempo Elliott ricorda che tutti i suoi tentativi di avviare un «dialogo costruttivo con Vivendi per appianare i contrasti» sono rimasti senza risposta, anche se il fondo di Paul Singer professa di voler lasciare la porta aperta, ancora convinto che il dialogo sia nel «migliore interesse di tutti gli stakeholder di Tim, inclusa Vivendi».

bollore de puyfontaine assemblea vivendi

 

Sembrano pensarla allo stesso modo i piccoli azionisti/dipendenti dell' Asati che invitano Vivendi, Elliott, ma anche la Cdp, a lavorare insieme per il rilancio di Telecom, definendo una strategia di medio-lungo termine che possa creare valore. Per ora, però, siamo solo agli auspici.

 

In mezzo c' è l' azienda, che, nel continuo confronto tra gli azionisti e la cronica spaccatura del consiglio, rischia di non avere la serenità sufficiente per gestire il riassetto del gruppo, già avviato con la decisione di procedere al progetto di separazione volontaria della rete, infrastruttura strategica che resta al centro di ogni possibile piano.

fulvio conti

 

Un' eventuale societarizzazione della rete seguita dalla quotazione in Borsa, come è stato per Inwit (la società delle torri mobili), non dovrebbe tra l' altro neppure passare per un' assemblea, vanificando il potere di veto di cui Vivendi dispone come sicura "minoranza" di blocco nelle adunanze straordinarie dei soci dove le delibere sono valide con il voto favorevole dei due terzi del capitale presente.

paul singer

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")