UN “VELO” ITALIANO PER IL LOUVRE (NON SIAMO BELLLI, SIAMO BELLINI!) – DOMANI INAUGURAZIOE DELLA FANTASMAGORICA STRUTTURA DEL NUOVO DIPARTIMENTO DI ARTI ISLAMICHE DISEGNATA DAL MITICO ARCHITETTO MARIO BELLINI - OTTO PILASTRI E 8.000 TUBI PER UN “VELO” CHE CUSTODISCE 18.000 OPERE - MADE IN ITALY ANCHE ALLESTIMENTI E SICUREZZA: SONO OPERA DI ALESSANDRO GOPPION…

1-«IL MIO VELO ISLAMICO SUL NUOVO LOUVRE»
Stefano Montefiori per il Corriere della Sera

Domani il presidente della Repubblica francese inaugura il Dipartimento di arti islamiche del Louvre disegnato dall'architetto italiano Mario Bellini con il collega francese Rudy Ricciotti. «Ricordo come è nato il progetto - racconta Bellini nell'albergo di Parigi dove è appena arrivato, in vista della cerimonia -. Nel mio studio, a Milano. Mi sono messo i guanti, ho preso un piccolo pezzo di lamiera stirata, e ho cominciato a piegarlo, a modellarlo con le mani, a vedere se riuscivo a realizzare quella specie di velo, di foulard che avevo in mente».

Il primo passo verso lo spettacolare tetto ondulato e translucido, sorretto da otto pilastri e ottomila tubi, che racchiude 18 mila opere d'arte, veniva compiuto. Con quel pezzo di lamiera, poi trasformato in progetto tridimensionale digitale grazie a un software parametrico, Bellini e Ricciotti vinsero il concorso internazionale battendo avversari quotati come, tra gli altri, l'anglo-irachena Zaha Hadid.

Lo chiamano ala di libellula, velo, nuvola dorata, «qualche volta tappeto ma mi piace meno», dice sorridendo Bellini: è un prodigio architettonico che attira l'attenzione, ispira metafore e per la seconda volta nella storia del più grande museo del mondo - dopo la piramide di Ieoh Ming Pei nel 1989 - interviene sulla struttura del Louvre e ne amplia la superficie.

«Avevamo tantissimi limiti, ci veniva chiesto di usare la Corte Visconti che però è vincolata - racconta Bellini -. Ne siamo usciti rifiutando le soluzioni più semplici, come una grande vetrata stile grande magazzino o una nuova palazzina, e abbiamo proposto di scavare sotto la superficie, usando un tetto translucido in modo che la luce potesse filtrare e non si avesse la sensazione di stare sotto terra».

Il progetto e i materiali usati rispondono a un principio che Bellini definisce di «empatia dialettica»: «Il nuovo dipartimento ha una sua autonomia, ma chi è all'interno non si sente chiuso, vede le facciate della Corte Visconti ai lati e il cielo di Parigi sopra di sé: le due realtà sono diversissime, si affiancano e si rispettano, non ce n'è una che prende il sopravvento sull'altra.

Le due culture restano distinte, ma dialogano da pari a pari». La metafora politica è evidente, nei giorni in cui il mondo islamico si è infiammato per il video insultante su Maometto: a pochi metri dal Louvre, sabato pomeriggio, oltre 150 fanatici hanno manifestato davanti all'ambasciata americana, ferendo quattro poliziotti.

«Direi che migliore risposta non potevamo dare - commenta Bellini -. Considero l'inaugurazione del dipartimento proprio in questi giorni di tensione una meravigliosa coincidenza, per niente casuale: fu un decreto del presidente Chirac, il primo agosto 2003 in piena guerra del Golfo, a decidere la creazione di un ottavo dipartimento dedicato all'Islam, in un Louvre che per oltre un secolo ne aveva avuti sette. Sarkozy pose la prima pietra, e domani Hollande inaugura».

Perché ha vinto il concorso? «Per decenni ho passato il mese di agosto con la mia famiglia e quella di un amico, in pulmino Volkswagen e in tenda, visitando tutto il mondo islamico, dal Marocco al Bangladesh passando per Libano e Iran. Secondo me, nel progetto, qualcosa di quelle esperienze è rimasto».

2-«SEMBRANO BOLLE DI SAPONE MA RESISTONO COME CASSEFORTI»
Paolo Conti per il Corriere della Sera

«Non siamo noi a portare il nome dell'Italia nel mondo. In realtà è l'Italia a portare noi nel mondo. Al di là di tante inutili sciocchezze che si sentono, il nostro Paese è internazionalmente apprezzato e stimato da chi ne conosce storia, arte, scienza». Parola di imprenditore, non di studioso.

Ma Alessandro Goppion è un industriale del tutto particolare: è leader indiscusso, nei principali musei del mondo, nel delicatissimo settore degli allestimenti e della sicurezza. Quindi vetrine, pannelli, apparati di climatizzazione e illuminazione, sistemi di sicurezza. A forza di occuparsi di quadri, sculture, archeologia ormai ragiona più da museologo che da uomo di affari.

Il laboratorio museotecnico Goppion di Trezzano sul Naviglio ha appena concluso l'ultima impresa, le 105 vetrine del nuovo allestimento del «Département des Arts de l'Islam». Un impegno economico da quasi tre milioni e mezzo di euro. Con un risultato che inorgoglisce Alessandro Goppion: «Abbiamo ottenuto una leggerezza e una trasparenza simili a quelle di una bolla di sapone.

Tenendo insieme tutte le esigenze: la sicurezza, la resistenza, il microclima specifico per ogni singolo ambiente. Il segreto è stato quello di "sparire", di farci da parte, di lasciare spazio e ruolo a ogni singolo oggetto esposto, sottolineandone l'unicità e la bellezza con la luce e con i cristalli. Caratteristiche che ci hanno spinto a una sfida per raggiungere la massima leggerezza possibile».

I Goppion sono di casa al Louvre da molti anni. I cristalli del Laboratorio di Trezzano sul Naviglio proteggono il Codice di Hammurabi, la Venere di Milo. E la stessa Gioconda di Leonardo da Vinci: «Lì abbiamo realizzato una vera e propria cassaforte trasparente. Capace di resistere a ordigni di medie dimensioni, a colpi di fucile a lunga gittata. Siamo consapevoli che si tratta di uno dei simboli dell'Occidente, quindi suscettibile di possibili attacchi legati a quel valore». Goppion firmò, nel 1994, anche la protezione dei gioielli della corona Britannica alla Torre di Londra («c'era ancora il pericolo del terrorismo irlandese, l'intervento fu particolarmente "pesante"»).

Ma ormai da tempo la specializzazione si è progressivamente concentrata sulla museografia. Decine di interventi in tutto il pianeta. Solo qualche esempio: il museo del Violino a Cremona, l'Israel Museum a Gerusalemme, l'Acropolis Museum ad Atene, The Smithsonian Institution di New York, The Fitzwilliam Museum di Cambridge. Ora si aggiunge un irripetibile confronto con l'Islam in casa Louvre.

 

 

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