UNIPOL CHE GUAIO! - NELLA GUERRA PER IL CONTROLLO DI SAI-FONDIARIA INTERVIENE LA PROCURA DI MILANO - DOPO L’INCHIESTA SUL CRAC-LIGRESTI, NEL MIRINO DEL PM LUIGI ORSI LO STATO DI SALUTE DI UNIPOL AL MOMENTO DELL’ACCORDO - DALLA RELAZIONE DEI REVISORI INCARICATI DAI LIGRESTO’S EMERGEVA UN DATO CHOC: UNIPOL AVREBBE AVUTO UN PATRIMONIO NETTO NEGATIVO - I MAGISTRATI “NON SODDISFATTI” DAI CHIARIMENTI DELLA CONSOB…

Paolo Biondani e Luca Piana per L'Espresso

Sulla carta la battaglia è chiusa. Nel giro di pochi mesi, il tempo per completare valutazioni e concambi, lo scontro per il controllo della Sai-Fondiaria si concluderà con la vittoria dell'Unipol. E la famiglia di Salvatore Ligresti, che ha portato sull'orlo del crac la storica compagnia assicurativa, lascerà il passo al gruppo che fa capo alle cooperative.

Sulla trasparenza dell'operazione, però, pesa un'ultima incognita giudiziaria. La procura di Milano, che da mesi indaga sul crac del gruppo Ligresti, ha acceso un faro sulle modalità della fusione. E sta cercando di chiarire un punto fondamentale: l'effettivo stato di salute dell'Unipol al momento dell'accordo.

Tutto nasce dall'incarico che i Ligresti avevano affidato ai revisori della Ernst & Young per valutare la consistenza patrimoniale di Unipol. Un'analisi che mirava a fare le pulci alla controparte, in modo da massimizzare la valutazione di Fondiaria nel nuovo gruppo creato con la fusione. I revisori avevano compilato un rapporto di 130 pagine, mettendo nero su bianco una serie di problemi.

Fra questi: l'adeguatezza delle riserve che, nelle assicurazioni, devono far fronte alle richieste di rimborso dei clienti; le perdite di valore dei derivati sottoscritti dalla compagnia; i rischi sugli investimenti in titoli di Stato. Sulla base delle informazioni raccolte, la conclusione degli esperti era stata da colpo di scena: Unipol avrebbe avuto addirittura un patrimonio netto negativo.

Una situazione che, se veritiera, non sarebbe emersa in bilancio. Secondo l'Unipol, naturalmente, si tratta di una forzatura: gli stessi revisori avvertono che la loro analisi è parziale, nonché strumentale alle trattative. Ma, nei fatti, lo studio degli esperti diventa l'antefatto di un nuovo risvolto giudiziario.

Il sostituto procuratore milanese che indaga sui Ligresti, Luigi Orsi, ha sentito alcuni esponenti dell'Isvap, l'authority delle assicurazioni, mentre sui conti dell'Unipol ha mandato una richiesta di chiarimenti alla Consob, la commissione che vigila sui mercati. La risposta giunta da Roma non ha soddisfatto la Procura.

La Consob spiega, in sostanza, di aver puntato a un obiettivo: far rispettate le norme sulle informazioni che Unipol doveva agli investitori. Ma ammette di non essere in grado di rassicurare i magistrati sulla correttezza dei conti della compagnia guidata da Carlo Cimbri. Per farlo, sostiene, occorrerà attendere la valutazione definitiva che i revisori faranno del bilancio a fine 2012. Quando la fusione sarà ormai inattaccabile.

Nel frattempo la situazione si è fatta ancor più intricata. L'Unipol ha lanciato un aumento di capitale da 1,1 miliardi, necessari per finanziare l'ingresso nella catena di controllo di Fondiaria e la ricapitalizzazione della compagnia ex Ligresti. Cimbri, poi, si è scontrato con gli ispettori dell'Isvap su uno dei punti più delicati: il livello delle riserve del gruppo bolognese.

Nel fascicolo informativo dell'aumento di capitale, Unipol ha infatti reso noto di aver contestato la richiesta di rimpinguarne l'ammontare per 210 milioni, respingendo il modo in cui questo presunto "buco" è stato calcolato dall'autorità. E nello stesso documento ha esplicitato tutta una serie di informazioni in risposta alle questioni sollevate da Ernst & Young. Che Cimbri ha bollato come «chiacchiere».

La partita non è però chiusa. Al di là del bilancio 2012, i magistrati aspettano anche un altro passo formale: la fissazione definitiva delle quote delle diverse società (i cosiddetti concambi) nel gruppo post-fusione. Solo allora si vedrà se gli allarmi dei consulenti di Ligresti troveranno conferme o smentite.

Per la procura sarà il momento della verità. Nell'attesa, gli avvocati dell'Unipol sono tranquilli. Sul fronte economico l'affare è chiuso. E Cimbri è sempre uscito a testa alta, con due assoluzioni piene, dai processi di Milano per operazioni, quelle sì incriminate, come la tentata scalata del 2005 alla Bnl. Quando però al timone c'era Giovanni Consorte, l'ex manager che sognava di diventare "il Cuccia delle coop".

 

 

LAD DI UNIPOL CARLO CIMBRI CARLO CIMBRI ALBERTO NAGEL ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTILUIGI ORSIunipol giovanni consorte 001 lap

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?