VEGAS AL TAVOLO NON VINCERA' PIU'? - CON L'ARRIVO ALLA CONSOB DI ANNA GENOVESE, ALLIEVA DELL'AVVOCATO CON CUI LAVORAVA IL MINISTRO BOSCHI, SI STRINGE IL CERCHIO INTORNO AL PRESIDENTE. PER QUANTO RESTERA' IN SELLA?

Gianni Barbacetto per “Il Fatto Quotidiano

 

 

Premio Guido Carli Roberto Rocchi Giuseppe Vegas Premio Guido Carli Roberto Rocchi Giuseppe Vegas

Genovese chi? Appena annunciato che Anna Genovese è il nuovo commissario Consob, sono partite le ricerche per capire chi sia la nuova arrivata dentro l’Authority guidata con piglio monarchico dal presidente Giuseppe Ve-gas. Si sa che ha 49 anni e che dal 2004 insegna Diritto commerciale all’università di Verona; che prima era professore associato e ricercatore all’università di Catanzaro; e che non fa parte del mondo tremontiano da cui provengono Vegas e i fedelissimi da lui chiamati in Consob. E allora, Genovese chi?

 

Resta inviolata la regola aurea esplicitata dal professor Marco Onado, secondo cui l’ex vice di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia si è sempre attorniato, dentro l’Autorità, di persone “accomunate da un unico merito: quello di non aver mai avuto alcun rapporto diretto con il mercato”. La professoressa Genovese sembrerebbe più adatta all’Antitrust, studia le pratiche commerciali scorrette e non si è mai occupata di finanza e mercati.

 

Premio Guido Carli Giuseppe Vegas Premio Guido Carli Giuseppe Vegas

Mache conta la competenza, visto che al Garante della privacy è stato nominato un dermatologo? La domanda comunque resta: come è stata scelta Anna Genovese? Il viaggio da Verona a Roma passa per Firenze. Qui ha lo studio il maestro della neo-commissaria, l’avvocato e professore Umberto Tombari, il docente di Diritto commerciale che l’ha messa in cattedra. Tombari è amico di Matteo Renzi. E presso il suo studio ha lavorato, fresca di laurea, una giovane destinata a fare strada: Maria Elena Boschi, oggi ministro delle Riforme.

 

Lo studio Tombari Corsi D’Angelo e Associati è uno dei più prestigiosi in riva all’Arno. Il suo dominus, Umberto Tombari, è al centro di una rete di potere che da Firenze s’irradia fino a Roma. È un civilista stimatissimo. Ma anche presidente di Firenze Mobilità, controllata dal Comune dov’era sindaco Renzi. Presidente anche della Sici (Sviluppo Imprese Centro Italia), partecipata da Montepaschi, Banca Cr Firenze, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di San Miniato.

 

È componente del comitato di indirizzo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, consigliere d’amministrazione della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, consigliere indipendente della casa di moda Ferragamo e di Prelios-Pirelli. L’altro socio fondatore del suo studio, Francesco Corsi, ha fatto parte dei cda della Cassa di Risparmio di Firenze e della Fondiaria-Sai di SalvatoreLigresti, prima del disastro.

marcello minenna marcello minenna

 

La figlioccia di Tombari è cresciuta in questa rete. Sempre presente a ogni congresso a cui partecipa il maestro, fa parte con lui dell’Associazione Orizzonti del Diritto commerciale. E ora porta a Roma, grazie alle quote rosa, l’aria che ha respirato tra Firenze e Verona.

 

Troverà una Consob in trasformazione: il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha promesso che la commissione tornerà ad avere cinque membri. Per cercare di porre fine al potere monarchico del presidente Vegas, che ha sempre imposto di fatto le sue decisioni nella commissione a tre, con Paolo Troiano e Michele Pezzinga (e poi naturalmente in quella rimasta addirittura di due componenti, dopo la scadenza di Pezzinga). Le carte dell’indagine aperta a Milano dal pm Luigi Orsi sulla fusione Unipol-Fonsai ci permettono di ricostruire momento per momento il “metodo Vegas”.

ConsobConsob

 

Non ci sono soltanto le votazioni, quando il presidente impone la sua volontà in commissione grazie alla frequente astensione di uno dei componenti e al “peso” del suo voto, che vale doppio. È tutta la trafila burocratica e il peso della struttura Consob, costruita su misura dal suo presidente, che indirizza le decisioni, rallenta, depista e in alcuni casi impedisce l’acquisizione di informazioni da parte dei commissari. Il contesto è quello della fusione (Unipol-Fonsai) che si deve fare a tutti i costi. Il protagonista principale di questa partita è il direttore generale della Consob Gaetano Caputi, voluto da Vegas e chiamato direttamente dal ministero dell’Economia Tremonti.

 

Caputi coordina strettamente gli uffici che lavorano alla fusione: quello di Angelo Apponi (la divisione Emittenti), che si occupa della corretta appostazione in bilancio dei valori contabili; e quello di Marcello Minenna (l’ufficio Analisi quantitative), che calcola il valore dei titoli strutturati in pancia a Unipol. Tra i due nascono subito “forti tensioni”. Ma è Caputi ad aprire e chiudere a suo piacimento il rubinetto delle informazioni verso i due commissari.

 

LA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHILA MANO DI RENZI SULLA SCHIENA DI MARIA ELENA BOSCHI

Già dopo un mese dall’inizio delle analisi, cominciano a emergere i primi problemi sul portafoglio titoli strutturati di Unipol. Riguardano un unico titolo enormemente sopravvalutato, ma Caputi esige che Minenna analizzi tutti i 358 titoli, uno per uno. Un lavoro che avrebbe bisogno di tempi biblici e che sarebbe terminato solo a giochi fatti. A giugno 2013, l’Ivass (la struttura che vigila sulle compagnie assicurative) chiede informazioni. Ve-gas e Caputi fanno melina. Decidono, senza consultare i commissari, che le analisi sono “parziali e incomplete”. Così Ivass non ottiene collaborazione e delibera sulla fusione senza le informazioni chiave.

 

Eppure Minenna già a giugno 2013 aveva raggiunto risultati solidi e affidabili, perché riguardavano l’80 per cento del controvalore nominale del portafoglio titoli di Unipol. Il restante 20 per cento era costituito da un gran numero di posizioni ancora da esaminare, ma frammentate e di “scarsa criticità” (sei mesi dopo i risultati finali sono cambiati solo di pochi milioni).

 

RENZI, BOSCHI,RENZI, BOSCHI,

Anche la procura di Milano attende l’esito delle analisi sui titoli strutturati e invia richieste di sollecito alla Consob, che Caputi intercetta e filtra. Anche in questo caso, melina. Pezzinga chiede che i commissari siano informati. Gli risponde, in burocratese, l’avvocato Salvatore Providenti, responsabile consulenza legale: “Non essendovi alcuna decisione da assumere in ordine al suo invio, la nota in oggetto, secondo la prassi costantemente seguita, è stata predisposta dalla scrivente, sulla base delle informazioni ricevute dalle Divisioni operative, e trasmessa a firma del Presidente”.

 

anna genoveseanna genovese

La struttura Consob di fatto impedisce ai commissari l’accesso alle informazioni. Dopo mesi di richieste vane, a dicembre 2013 i due commissari devono valutare un’enorme mole di informazioni. Tra queste, le relazioni contrapposte di Apponi, per cui non c’era alcun problema, e Minenna, che invece stima che i titoli strutturati Unipol siano stati sopravvalutati di 600 milioni. Sappiamo com’è finita: Troiano si astiene, Pezzinga, che già da tempo si era studiato la documentazione faticosamente acquisita, rimane da solo a mettere in discussione i bilanci Unipol. Vince comunque Vegas, il cui voto vale due. Basterà una Genovese a riportare la Consob al suo ruolo?

 

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?