berneschi carige

LA VERITA' SU CARIGE: HA UN BUCO NASCOSTO (TUTTORA) NEI BILANCI DI ALMENO 700 MILIONI. È LA PERDITA INEVITABILE DALLA VENDITA DELLE SOFFERENZE ANCORA IN PANCIA. ECCO PERCHÉ NÉ I MALACALZA NÉ NESSUN BANCHIERE SANO DI MENTE HA MAI PENSATO DI COMPRARSI TUTTA LA BANCA, CHE VALE IN BORSA MENO DI 80 MILIONI - LA VIA CRUCIS INFINITA COSTATA 3 MILIARDI DI PERDITE E CON LE PULIZIE FATTE SEMPRE A METÀ DAI VARI AD

Fabio Pavesi per Dagospia

 

CARIGE

Forse quei 2 miliardi che il Governo stanzierà come misura di sicurezza per tutelare Carige non serviranno. O meglio non serviranno tutti. Però la decisione non è campata per aria. Il Commissariamento ha sciolto l’impasse con cui il primo socio, la famiglia Malacalza travolta dalle perdite per quasi 400 milioni che ha subito dalla sua presa di potere della banca ligure, teneva di fatto in scacco l’istituto.

 

Giovanni Berneschi

Malacalza con il suo no all’aumento di capitale ha manifestato tutto il suo malessere. Ogni volta che ha messo soldi nell’istituto ha finito per perderli e sa che anche questa volta sarebbe stato lo stesso. Forse si può capire ma di certo non agevolava una soluzione per l’istituto sull’orlo del dissesto. Per rimettere in pista la banca servono ancora soldi. E tanti. Proviamo a spiegare perché. Basta prendere l’ultimo bilancio per capire.

 

GUIDO BASTIANINI TESAURO MALACALZA CARIGE

Nonostante le pulizie della montagna di crediti marci ereditati dalla scellerata gestione Berneschi, costate la bellezza di 3 miliardi di svalutazioni e che hanno di fatto bruciato tutti gli aumenti di capitale fatti dal 2014 in poi, in pancia alla Cassa di risparmio di Genova ci sono tuttora 4,8 miliardi di crediti ammalorati. Sono stati accantonati a coperture 2,5 miliardi e quindi i prestiti deteriorati netti sono 2,3 miliardi. Ebbene sapete quanto pesano sul totale del portafoglio della banca?

 

Paolo Fiorentino

La cifra del 15%. Quasi un sesto dell’intero monte crediti della banca che assomma a poco più di 16 miliardi è di fatto di difficile rientro. E questo dopo ben tre anni di cure sui prestiti marci. La pulizia quindi, ritenuta in via di forte progresso e sbandierata tale da tutti gli amministratori delegati che si sono succeduti dopo la gestione Berneschi, è stata fatta in realtà a metà. Già perché quel 15% è assolutamente insostenibile. La media dei crediti malati netti del sistema bancario italiano è sotto il 10%. Per i più virtuosi siamo al 5%. Quindi Carige a tutt’ora ha una zavorra di sofferenze e inadempienze probabili doppia se non di più del sistema bancario del Paese.

 

Fuori linea e pesantemente. Per riportare sulla Terra e a livello fisiologico il peso degli Npl occorre sbarazzarsi di almeno 1 miliardo di sofferenze. Che avranno un costo non irrilevante. Tutto dipenderà dalla Sga, la società pubblica che compra crediti malati. Che prezzo farà per quel miliardo di prestiti malandati che Carige gli venderà? Se li sopravvaluta fa un regalo alla banca e fa pagare il conto ai contribuenti italiani. Se li sottovaluta lo Stato paga meno, ma non risolve il problema della tenuta dei conti di Carige. Se si mette nel mezzo e compra ai prezzi che girano sul mercato spende al massimo 30 su un nominale di 100.

 

carige

Vuol dire che Carige torna in carreggiata ma deve spesare 700 milioni di nuove svalutazioni. Oggi il capitale della banca è di poco più di 1,8 miliardi. Scenderebbe automaticamente a 1,1 miliardi, un livello che necessità di una nuova iniezione di denaro per i 700 milioni che mancheranno. Come minimo, visto che già oggi Carige viaggia con requisiti patrimoniali stringatissimi. Ecco perché si è corsi ai ripari in una nottata. Sono tutti consapevoli che l’orizzonte per far vivere Carige sta in quel buco da colmare di 700 milioni. E spiega sia la riottosità dei Malacalza a investire di nuovo, sapendo che non sarebbe bastato ancora.

 

E spiega perché nessun banchiere ,sano di mente, si è mai affacciato a considerare l’acquisto della banca. Dovrebbe sorprendere dato che con poco più di 80 milioni (che è il valore di Borsa della disastrata Carige) sia i Malcalza con un’Opa sia qualsiasi altra banca avrebbero potuto portarsi a casa la Cassa di risparmio di Genova. Con tutti i suoi clienti, la raccolta e i suoi 500 sportelli. Che nessuno si sia mai fatto avanti è indice del fatto che tutti sanno che avrebbero rilevato il buco nascosto di quei 700 milioni necessari a portare Carige nel mondo delle banche normali.

 

CREDITI DETERIORATI

Non solo. Ma oltre alla zavorra dei crediti marci, rilevavi una banca di fatto morta sull’operatività ordinaria. Anche nel 2018 Carige bloccata dalla governance impazzita ha perso ricavi. Il 7% pari a 30 milioni in meno rispetto a settembre del 2017. In soli 12 mesi sono fuggiti depositi e conti correnti per quasi 2 miliardi con la raccolta diretta scesa da 18,2 miliardi a 16,3 miliardi. I costi sui ricavi sono tuttora al 90%, un livello che non permette nessuna svalutazione di sofferenze pena l’andare in rosso in automatico.

 

E pensare che quando tre anni fa Malacalza mise gli occhi sulla banca i ricavi erano attorno ai 700 milioni (oggi arrivano a malapena a 500 milioni); i prestiti alla clientela valevano 22 miliardi (oggi sono a 16 miliardi) e nessuno aveva messo in conto la fuga della clientela. 

 

conte e tria

 

Ultimi Dagoreport

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - OGGI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE…

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?