1. LA SCIA DI DUE MILIONI IN NERO, L'OMBRA DELLA CAMORRA E L'INTERESSE DEGLI USA NELLA CADUTA DEL GOVERNO PRODI NEL TRIANGOLARE BERLUSCONI, DE GREGORIO E LAVITOLA 2. LE MOVIMENTAZIONI BANCARIE DI DE GREGORIO HANNO INTERESSATO NEGLI ANNI UNA “VASTA PLATEA DI SOGGETTI”: OLTRE ALLO STESSO BERLUSCONI CI SONO IMPRENDITORI, FACCENDIERI E “SOGGETTI VICINI ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, TERMINALI ECONOMICI DI ASSOCIAZIONI DI STAMPO CAMORRISTICO OPERANTI NELLA CITTÀ DI NAPOLI” 3. L'INCONTRO CON DELL'UTRI PER AVERE UN AIUTO PER IL SUO FUTURO LONTANO DALLA POLITICA: VOLEVA DIVENTARE PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO E LAVORARE CON MEDUSA 4. ALLA FINE, IL POMPETTA NON GLI ASSICURA NESSUNA MEDUSA MENTRE SI STANNO PER APRIRE LE PORTE DI POGGIOREALE. DA QUI LA VENDETTA, SPIFFERANDO TUTTO A WOODCOCK

1.DE GREGORIO, PM SULLE TRACCE DI DUE MILIONI IN NERO
di Simone Di Meo per http://www.ilsole24ore.com

La scia dei soldi, l'ombra della camorra e l'interesse degli Usa nella caduta del Governo Prodi. Molti sono gli spunti investigativi che l'inchiesta, in cui sono indagati per corruzione e finanziamento illecito ai partiti Silvio Berlusconi, Sergio De Gregorio e il faccendiere Valter Lavitola, offre per la ricostruzione della compravendita dei senatori tra il 2006 e il 2008. I pm sono sulle tracce dei due milioni di euro in nero consegnati all'ex senatore dipietrista, denaro «in origine proveniente da società di capitali del Gruppo Berlusconi in via di individuazione concreta» e transitato «attraverso altre società anch'esse in via di individuazione».

Una ricostruzione che, se fosse confermata, potrebbe aprire inediti scenari investigativi e portare a nuove contestazioni di reato. Ma che comunque viene fermamente negata, nel suo complesso, dall'avvocato del Cavaliere. «Un milione - ha detto Niccolò Ghedini - è stato dichiarato con un regolare contratto depositato alla Camera e al Senato. Da dove arrivino gli altri due milioni questo non lo sappiamo. De Gregorio dice che glieli ha dati Lavitola, ma quest'ultimo nega».

Gli accertamenti sui conti correnti del parlamentare hanno dimostrato, scrive il perito dell'accusa, «un movimento di contanti più ampio di quello oggetto della ricerca di riscontro», pari ad almeno 4 milioni. Le movimentazioni bancarie del parlamentare hanno interessato negli anni una «vasta platea di soggetti» in entrata e in uscita: oltre allo stesso Berlusconi ci sono imprenditori, faccendieri e «soggetti vicini alla criminalità organizzata, terminali economici di associazioni di stampo camorristico operanti nella città di Napoli».

Altro filone di approfondimento riguarda, invece, la circostanza che alla caduta dell'esecutivo del Professore fossero interessati anche ambienti statunitensi. Lo racconta De Gregorio in un interrogatorio quando riferisce dell'incontro con Del l'Utri per avere un aiuto per il suo futuro lontano dalla politica: voleva diventare produttore cinematografico e lavorare con Medusa.

«Gli feci leggere un appunto... del mio intervento con gli americani per mandare a casa Prodi». Agli atti dell'inchiesta, tornata a Napoli da Roma su decisione del pg della Cassazione, c'è anche il verbale della storica segretaria di De Gregorio che ha riferito ai pm di aver lei stessa aiutato economicamente, con i risparmi dell'anziana madre, il parlamentare in perenne ricerca di denaro fresco per mantenere le sue imponenti uscite economiche.


2. DE GREGORIO CHIESE A BRUTTO MUSO AL POMPETTA DI "ASSICURARGLI UN FUTURO FUORI DAL PARLAMENTO"
Marco Lillo per "Il Fatto Quotidiano"

L'ex presidente della commissione Difesa del Senato Sergio De Gregorio intervenne sugli americani per far cadere il governo Prodi nel 2007. Lo racconta ai magistrati napoletani l'ormai ex senatore, indagato per corruzione con Silvio Berlusconi e Valter Lavitola in relazione ai milioni ricevuti dal Cavaliere per abbandonare Prodi nel 2007. Il verbale è secretato e sono in corso accertamenti.

De Gregorio riteneva talmente importante questo favore a Berlusconi da rivendicarlo come un credito da esigere. Nel suo verbale De Gregorio, da anni vicino ai servizi e buon amico dell'allora capo del Sismi Nicolò Pollari, entra nei dettagli, elenca nomi e circostanze, coperte dagli omissis.

"Nel periodo giugno-luglio, avendo un rapporto di consuetudine con il senatore Dell'Utri, ci siamo visti all'hotel Saint Regis a Roma e io gli ha detto: Marcello, voglio soltanto dirti quali sono le cose che io ha fatto per il presidente Berlusconi. In base alle quali credo, non volendomi candidare, di meritare in qualche modo un riconoscimento per la mia vita futura, perché questa vicenda giudiziaria mi auguro finirà ma poi, dopo, dovrò reinventarmi una vita professionale. Quindi volevo chiederti - gli dissi - di sostenere al presidente (Berlusconi, ndr) di valutare la possibilità di darmi una mano per il futuro e gli spiegai anche che avevamo concordato...".

A questo punto, prima che De Gregorio ricordi cosa aveva concordato con Berlusconi, i magistrati napoletani lo interrompono e gli chiedono di elencare i suoi crediti, cioè cosa poteva vantare di avere fatto per il Cavaliere. "Feci leggere a Dell'Utri - spiega De Gregorio - un appunto relativo alle cose che io vi sto illustrando, sto parlando del mio intervento con gli americani per mandare a casa Prodi".

Ai pm sbigottiti per la sfrontatezza della richiesta di assistenza futura di De Gregorio, il senatore spiega che lui stava facendo in fondo una grande rinuncia. "Berlusconi mi disse un giorno: ‘Fino a quando campo io, tu fai il senatore'. E questo vi deve far riflettere sulla mia scelta odierna che non è condizionata da nessun elemento esterno".

Come a dire: io non sto parlando perché ho il terrore della galera in caso di mancata rielezione. Berlusconi mi avrebbe ricandidato in posizione blindata. Se sto collaborando e perché l'ho scelto. Ieri Silvio Berlusconi, per difendersi dalle accuse, ha battuto proprio sul tasto del presunto baratto accettato dal senatore tra libertà e dichiarazioni accusatorie. De Gregorio ha smentito: "La mia scelta di rendere dichiarazioni su Berlusconi è stata libera ed è frutto di una mia determinazione".

Ai pm De Gregorio ha spiegato perché poteva permettersi di chiedere tanto agli uomini del Cavaliere: "Sono stato dall'onorevole Ghedini il 5 e 11 maggio del 2012 e gli ho detto: ‘Guarda tu probabilmente non lo sai perché non eri parte di questa transazione, ma io ho ricevuto due milioni dal presidente oltre il milione di finanziamento in contanti e lui mi ha detto di questi 500 mila euro presi (da Lavitola, ndr) in nome e per conto, cioè come se li dovesse dare a me". De Gregorio sostiene di non avere preso quei soldi e si infuria: "Ho cercato Berlusconi per dirgli: oh siete matti?".

Quando i pm chiedono l'oggetto dell'incontro con Ghedini, De Gregorio spiega: "Era stata arrestata la mia segretaria, poverina, vedo arrestato l'amministratore delle mie società, mi rivolgo a Ghedini e gli dico: ‘Nicolò, io nonostante tu possa pensare che io possa nascondermi dietro all'immunità parlamentare, io già adesso ti dico che non voglio candidarmi, perché qui altrimenti questa storia non finisce. Io devo organizzarmi la vita. E gli dico anche: ho paura che oltre alla Bvp che è fallita per 400 mila euro, possa far fallire qualche altra mia società e dico: vuoi chiedere al presidente se posso avere un aiuto per evitare il fallimento di questa società? E lui mi disse che l'unico aiuto lo avrei potuto avere come partito, se avessi pensato di fare la campagna elettorale del 2013".

Però era troppo complicato e allora si punta sulla casa di distribuzione cinematografica del gruppo Mediaset: "L'idea di accreditarmi a Medusa come futuro produttore cinematografico, a un certo punto... i destinatari delle mie attenzioni staccano ogni contatto, io avevo chiesto a Ghedini di incontrare Berlusconi per discutere di queste cose, avevo chiesto a Verdini di incontrarci di nuovo, Ghedini mi telefonò la prima volta e mi disse: il presidente ha dato l'ok per il finanziamento al tuo partito, ci puoi contare. Avendomi visto preoccupato rispetto alla questione del fallimento della società. La seconda volta mi disse: ne parliamo con Medusa, mi sembra una buona idea".

Non se ne fa nulla e De Gregorio è deluso: "Io tutta questa guerra, diciamo, politica l'ho fatta per prefigurare un futuro di presenza dentro il partito, perché non avrei dovuto dire a Dell'Utri? Gli parlai anche dell'ipotesi di finanziamento al partito che Ghedini aveva fatto nei miei confronti".

I suoi contatti con Berlusconi tagliano i ponti e De Gregorio va dai magistrati a raccontare tutto. Anche i suoi rapporti con gli americani: "Feci una dichiarazione molto forte, dopo aver incontrato l'ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, e l'ambasciatore americano presso la Nato, garantendo il mio appoggio di presidente della commissione Difesa, rispetto alla richiesta precisa che gli americani facevano di rafforzamento del contingente italiano in Afghanistan; ciò fece andare, l'ala antimilitarista dell'Unione su tutte le furie e questo fu un primo atto di una serie di comportamenti e di segnali politici".

Poi i magistrati dicono a De Gregorio: "Visto che sembra rilevante, facciamogli spiegare questa cosa degli americani". Poi iniziano gli omissis. Per Romano Prodi "se le cose sono così, si tratta di un vero attentato alla democrazia. Esigo si abbia chiarezza, perché non si può cambiare la storia di un Paese corrompendo dei parlamentari".

 

DE GREGORIO - DI PIETRODe Gregorio LavitolaHENRY JOHN WOODCOCK Sergio de gregorioIL PM JOHN HENRY WOODCOCK FUORI DALLA SEDE MILANESE DELLA LEGA NORD DELLUTRI E BERLUSCONI BERLU DELLUTRI NICOLO GHEDINI E IL PM DE PASQUALE MedusaPRODI BEPPE GRILLO E ROMANO PRODI RENATO BRUNETTA E RONALD SPOGLI - Copyright Pizzi

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