EDITORIA IN ALLEGRIA – COME DAGOANNUNCIATO MATTEO ARPE STA METTENDO LE MANI SUL “FOGLIO” E PUNTA AD AVERE IL 40% INVESTENDO 2 MILIONI – SARÀ DELLA PARTITA ANCHE L’IMMOBILIARISTA VALTER MAINETTI (GRUPPO SORGENTE)

L’operazione non è ancora conclusa, ma dal giornale del duo Ferrara-Cerasa dovrebbero uscire gli azionisti Paolo Berlusconi e Denis Verdini, così come Zuncheddu e Colasanto. Mentre l’Elefantino resterebbe, magari diluendo un poco la sua quota (14%). Previste sinergie con il network di Lettera 43… -

Condividi questo articolo


Camilla Conti per “Il Fatto Quotidiano”

 

Con l’Unità è andata male. E allora Matteo Arpe, banchiere col pallino dell’editoria, ha cambiato bersaglio mettendo nel mirino il Foglio creato da Giuliano Ferrara. L’operazione non è stata ancora chiusa, ma secondo indiscrezioni raccolte dal Fatto Quotidiano, dovrebbe essere messa in pista attraverso un aumento di capitale che verrà sottoscritto in parte dal fondo Sator di Arpe con un investimento di 2 milioni e in parte da Valter Mainetti, fondatore del gruppo Sorgente attivo nella finanza immobiliare e – pare – sponsorizzato dallo stesso Ferrara.

Matteo Arpe Matteo Arpe

 

Ciascuno alla fine si ritroverà con in mano circa il 40% della società che edita il Foglio. A uscire dall’azionariato della Foglio Edizioni srl, società a cui fa capo la titolarità del dominio ilfoglio. it e del giornale dovrebbero essere quasi sicuramente la Pbf srl di Paolo Berlusconi (oggi al 48%) e l’ex coordinatore del Pdl, Denis Verdini (al 21,4%). Così come sono destinati a sparire o comunque a perdere peso, L'Unione Editoriale (casa editrice dell'Unione Sarda), l'editore Diana Zuncheddu e lo stampatore Michele Colasanto.

 

Il fondatore Ferrara, che da gennaio ha lasciato la direzione nelle mani di Claudio Cerasa, resterebbe invece azionista con una piccola quota (oggi ha il 14,28%). Chi esce non prende soldi che verranno immessi dai nuovi soci con la ricapitalizzazione: i vecchi azionisti non vengono remunerati perché il capitale sociale verrà abbattuto. Quanto alle strategie editoriali, si prevedono in futuro forti sinergie con gli altri asset di Arpe che ha già in “pancia” News 3.0, la società editrice a cui fanno capo lettera43. it , una decina di siti verticali di economia e lifestyle oltreché il portale femminile lettera - donna.it e il neonato mensile Lettera 43 Cult , pensato per i tablet.

MATTEO ARPE MATTEO ARPE

 

Non solo. News 3.0, di cui è azionista insieme al banchiere anche il direttore di Lettera 43 Paolo Madron (co-autore degli ultimi due libri di Luigi Bisignani), ha annunciato di aver firmato una lettera di intenti con l’editore della testata Pagina99, che ha terminato le pubblicazioni a gennaio, “allo scopo di studiarne il rilancio”. Se l’acquisto del Foglio andrà in porto, quindi, potrebbero essere riunite sotto il cappello di una holding editoriale le varie testate, sia digitali sia cartacee. Nascerebbe così un piccolo polo da oltre 7 milioni di euro di fatturato.

walter mainetti walter mainetti

 

Per il momento non sono previsti cambi alla direzione, ora guidata da Cerasa, ma è prevedibile che i nuovi editori vorranno allargare il target dei lettori allontanandosi un po’ dal profilo marcatamente filo-renziano del giornale. Di certo, andranno rimessi in pista i conti: il quotidiano politico fondato nel 1996 ha chiuso in rosso il 2013 per oltre 658 mila euro obbligando i soci ad aprire le tasche per coprire il buco.

 

paolo isotta giuliano ferrara paolo isotta giuliano ferrara

Nel 2014 il fatturato è aumentato da 4,05 a 5,3 milioni di euro ma con un margine operativo lordo in calo da 370 mila a 206 mila euro. E comprendendo i contributi di Stato incassati dalla testata dell’“Elefantino” Ferrara. Dal 1997, anno in cui il Foglio ha cominciato a riscuotere i contributi pubblici per l’editoria, è costato ai contribuenti 50 milioni 899 mila euro. Oggi gli aiuti pubblici languono, i lettori scendono e anche la famiglia Berlusconi è stanca di staccare assegni. È ora di voltare pagina, pardon Foglio, con nuovi editori.

denis verdini denis verdini paolo berlusconi paolo berlusconi

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...