1.AMANDA KNOX HA SAPUTO DELL’ASSOLUZIONE NELLA SUA CASA DI SEATTLE E HA SUBITO ANNUNCIATO CHE CHIEDERÀ UN RISARCIMENTO ALLA GIUSTIZIA ITALIANA PER GLI ANNI PASSATI IN CELLA: “NESSUNO PUÒ CAPIRE QUELLO CHE HO  VISSUTO PER OTTO ANNI”
2. “HO SEMPRE PENSATO CHE ALLA FINE MI AVREBBERO CREDUTO E MI AVREBBERO ASSOLTO. DICONO CHE SONO SCAPPATA PER EVITARE IL CARCERE IN ITALIA, MA VIVERE CON IL MARCHIO DELL’ASSASSINA DI UNA TUA AMICA È MILLE VOLTE PEGGIO DI FINIRE IN PRIGIONE”
3. “SCRIVERE RECENSIONI MI HA AIUTATO CONTRO L’ANGOSCIA DI PASSARE PER ASSASSINA”
4. L’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA DI MEREDITH: “NON HA UN NOME CHI ERA CON RUDY GUEDE LA NOTTE DELL’ASSASSINIO. QUESTO PURTROPPO NON LO SAPREMO MAI…”

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1.SEATTLE, A CASA KNOX FESTA E RABBIA: “ORA L’ITALIA DEVE RISARCIRMI”

Repubblica.it

 

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Amanda esulta, finalmente ha avuto quello che da anni ripete. «Sono felice perché hanno riconosciuto la mia innocenza», dice nella sua casa di Seattle. E tramite il suo avvocato, Carlo Dalla Vedova, aggiunge: «Ora chiederò un risarcimento per ingiusta detenzione, per tutti gli anni passati in cella».

 

La giornata di Amanda era cominciata alle 19.30 ora italiana proprio con una telefonata al legale che le è stato accanto in questi anni difficilissimi. Lui nel primo pomeriggio le manda un messaggio spiegandole che la decisione dei giudici della Cassazione è attesa poco dopo. Passate quasi tre ore però il legale non può che risponderle via Skype che non sa ancora nulla. Lei cerca di nascondere la sua angoscia ma non può trattenersi dal chiedere: «Cosa significa questo ritardo? Vuol dire che hanno finalmente deciso di credermi? È una cosa buona che aspettino così tanto? O è per una condanna definitiva?».

 

amanda knox amanda knox

L’altra sera nella sua casa di Seattle si sono radunati tanti amici e familiari. I vicini parlano di una festa durata sino a tarda notte. Lei però spiega: «Sono venuti per starmi vicino e impedire all’angoscia di sopraffarmi. Questa attesa è terribile, non voglio vivere in questo modo. Nessuno può capire quello che sto vivendo da otto anni. L’ho ripetuto sino allo sfinimento: io e Meredith eravamo amiche, non avrei mai potuto farle del male. Ho sempre pensato che alla fine mi avrebbero creduto e mi avrebbero assolto. Dicono che sono scappata in America e che non sono più tornata in Italia per evitare il carcere. Vivere con il marchio dell’assassina di una tua amica, di una ragazza con cui hai vissuto però è mille volte peggio della prigione. Per questo in questi anni mi sono battuta con tutte le mie forze affinché fosse riconosciuta la mia totale innocenza».

amanda knox colin sutherland amanda knox colin sutherland

 

Una volta sola Amanda era stata certa che in Italia le avessero finalmente creduto. «È stata la sera la sera del 3 ottobre 2011 quando ho sentito i giudici della Corte d’Appello di Perugia pronunciare la parola che aspettavo da quattro anni: «assolta». Una parola che aveva un suono meraviglioso — ricorda al suo avvocato Dalla Vedova — poi però i giudici di Firenze tre anni dopo ribaltarono quel verdetto e fui nuovamente condannata.

 

Riprecipitai in un incubo...». I giorni all’Università per Stranieri di Perugia sono ormai lontani, da tempo Amanda lavora per un giornale, il West Seattle Herald . «Scrivo recensioni di libri e dischi — spiega — ma soprattutto di libri perché leggo molto. Leggere mi ha aiutato ad affrontare l’angoscia di vivere con la sensazione che molti mi credevano un’assassina e a dimenticare i fischi e le urla che quattro anni fa accolsero la sentenza della mia assoluzione. Fischi che non mi meritavo perché sono innocente». ( m. p.)

 

 

amanda knox amanda knox

2. IL FINALE A SORPRESA DEL PROCESSO INFINITO, MA QUELLA NOTTE RESTERÀ UN MISTERO

Maria Novella De Luca per “la Repubblica

 

Innocenti. Liberi, ormai per sempre, i due ragazzi che incrociarono le loro vite la notte delle streghe a Perugia, nella villetta di via della Pergola. Liberi, dunque, dopo cinque gradi giudizio, che restituiscono Amanda e Raffaele alle loro vite “normali”. Eppure il giallo infinito resta aperto: se Meredith, e questa sembra essere l’unica certezza, è stata uccisa da Rudy Guede, ma “in concorso con altri”, chi sono questi altri, visto che Amanda e Raffaele sono stati definitivamente ritenuti innocenti?

 

Non ci sarà una risposta a questo mistero. Sulla morte di Meredith resterà l’ombra di complici mai scoperti. Resta invece la storia di un gruppo di ragazzi, Amanda, Raffaele, Meredith, Rudy, i cui destini si incrociano per sempre in una delle tante notti brave di una città universitaria tra le più ambite mondo, ma devastata da fiumi di droga e criminalità diffusa. Un giallo fatto di sesso, amore e follia che coinvolgerà, dal primo novembre del 2007 ad oggi, tre nazioni, l’Italia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, ma soprattutto questi ultimi e noi, in una sorta di derby tra colpevolisti e innocentisti.

 

È la notte di Halloween quando Meredith Kercher, 22 anni, in Italia per studiare Storia Europea in uno scambio del progetto Erasmus, viene uccisa con una coltellata alla gola nella villetta che divide da poco con Amanda Knox, americana di Seattle, anche lei ventenne, e da cinque giorni fidanzata di Raffaele Sollecito. Raffaele, che ieri il suo difensore, l’avvocato Giulia Bongiorno aveva definito “puro come Forrest Gump”, figlio della buona borghesia pugliese di medici e imprenditori, a Perugia per studiare informatica.

Amanda Knox prima di andare in onda sulla ABC Amanda Knox prima di andare in onda sulla ABC

 

Una manciata di ore che cambia per sempre il destino dei tre ragazzi, Meredith, che non c’è più, Amanda e Raffaele, il cui breve amore evapora quando per i due fidanzati si aprono le porte del carcere di Perugia e di Verona. Insieme a loro c’è Rudy Guede, giovane ivoriano dal passato difficile, una vita sbandata, qualche precedente penale. È lui che di nuovo ieri sera è stato indicato come l’unico colpevole certo: ha assassinato Meredith Kercher in un folle gioco erotico, ma al quale, così ha stabilito definitivamente la Cassazione, non hanno partecipato Amanda e Raffaele.

 

Con un finale a sorpresa che ribalta ben due sentenze di condanna. Rudy Guede, dunque, è il solo ad aver ucciso. Il ragazzo arrivato in Italia a sei anni con la famiglia, in cerca di un’esistenza migliore, la cui giovinezza si è conclusa invece con un verdetto a 30 anni di carcere che in appello saranno ridotti a 16.

amanda knox i will never go willingly amanda knox i will never go willingly

 

Ma i riflettori negli anni dei processi sono altrove. Sono per Amanda e Raffaele, i protagonisti belli e giovani di questo giallo, pieni di speranze, preda ambita di ogni talk show, mentre le televisioni americane iniziano una battente campagna innocentista a favore di Amanda Knox. Del resto sia lei che Sollecito lo ripetono senza incrinature: «Non abbiamo ucciso Meredith ». E lo scontro tra Italia e Stati Uniti diventa aspro quando il quattro dicembre del 2009 la Corte d’Assise di Perugia condanna Amanda e Raffaele a 26 e 25 anni di carcere, ritenendoli entrambi colpevoli dell’assassinio di Meredith. È l’inizio di un’avventura processuale che si snoda lungo otto anni, con due condanne, una assoluzione, e due ricorsi in Cassazione. Fino a ieri, al lieto fine inaspettato.

 

Le famiglie Knox e Sollecito fanno quadrato attorno ai loro figli, ingaggiano gli avvocati migliori, possono farlo. I Kercher restano sullo sfondo, la sorella Stephanie, il fratello e la madre, nella loro casa di Coulsdon, nel Surrey, composti nel loro dolore ma decisi ad andare fino in fondo nella battaglia giudiziaria. Per loro resta oggi l’amarezza di non essere giunti alla verità. Affidano poche parole al loro avvocato, Francesco Maresca. «Non ha un nome chi era con Rudy Guede la notte in cui è stata uccisa Meredith. Non lo sapremo mai...».

meredith kercher meredith kercher

 

Raffaele Sollecito si laurea in Informatica nel carcere di Verona nel 2008, Amanda diventa famosa perché nelle udienze dei processi indossa magliette che fanno la fortuna delle telecamere, tra cui la più famosa con la scritta “All you need is love”. La sua disperata autodifesa dopo la sentenza di condanna in primo grado: «Sono innocente, volevo bene a Meredith». Gli anni del carcere, entrambi portati ad esempio per buona condotta. Poi la prima assoluzione. Amanda torna negli Stati Uniti e inizia una nuova vita. Scrive libri, rilascia interviste, trova un nuovo amore. Attirandosi, anche, non poche critiche.

 

Raffaele lontano dai riflettori continua a studiare, protetto dalla famiglia, dagli amici, dal padre Francesco, sostegno di sempre. Il 30 gennaio del 2014 una nuova sentenza di condanna emessa dalla corte d’appello di Firenze gela le vite di Amanda e Raffaele. Lei dichiara con fermezza che in Italia non tornerà mai. Lui prende una seconda laurea in Ingegneria, si fidanza con Greta e accumula fan su Facebook. Alla vigilia del verdetto dichiara: «Voglio guardare in faccia i miei giudici». Ieri la sentenza che forse pochi si aspettavano. Amanda e Raffaele sono innocenti. Il sipario cala, due vite che forse torneranno normali. Con il buio alle spalle di una morte ancora piena di misteri.

Uno scatto di Meredith Uno scatto di Meredith

 

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