khadgia shabbi ricercatrice libica palermo

BASTA FARE L'APOLOGIA DELLA JIHAD PER ESSERE UNA TERRORISTA? - SUBITO SCARCERATA LA RICERCATRICE LIBICA ARRESTATA A PALERMO: ''SONO UNA MUSULMANA, SE SCRIVO 'SCORRERÀ IL SANGUE' CON LA BANDIERA NERA È PERCHÉ IN LIBIA C'È LA GUERRA'' - IL GIP LE DÀ RAGIONE: INNEGGIAVA ALLO STATO ISLAMICO MA NON CONTRIBUIVA ALLA CAUSA. DURISSIMO IL PM: ''MISURA INADEGUATA''

1. “È UNA JIHADISTA”, POI LA SCARCERANO

Salvo Palazzolo per “la Repubblica

 

Khadgia Shabbi RICERCATRICE LIBICA PALERMOKhadgia Shabbi RICERCATRICE LIBICA PALERMO

La sua pagina Facebook era piena di appelli alla guerra santa e allo Stato islamico. Khadiga Shabbi, quarantacinquenne libica dottoranda di ricerca alla facoltà di Economia, è rimasta in carcere solo tre giorni. La divisione antiterrorismo della Digos l’aveva fermata domenica con l’accusa di istigazione e apologia di reato con finalità di terrorismo. Il gip Fernando Sestito non ha convalidato il fermo dei pm Leonardo Agueci e Geri Ferrara («Non c’è pericolo di fuga») e pur condividendo il quadro delle accuse («C’è il pericolo di recidiva») ha ritenuto sufficiente un obbligo di dimora. Lasciandole anche l’accesso a Internet.

 

«Le condotte della donna - scrive il giudice - si sono limitate a prese di posizione talora pubbliche slegate da contributi effettivi a gruppi terroristici». A Palermo è polemica. Il procuratore Francesco Lo Voi annuncia appello: «La misura è del tutto inadeguata alle esigenze cautelari e all’intensissima rete di rapporti intrattenuta dall’indagata ». Khadiga Shabbi è da tre anni a Palermo: nel 2013, aveva una borsa di studio del nostro ministero degli Esteri, adesso è l’università a sostenerla.

 

Khadgia Shabbi RICERCATRICE LIBICA PALERMOKhadgia Shabbi RICERCATRICE LIBICA PALERMO

Faceva una vita molto riservata, fra la facoltà e la sua casa nel popolare quartiere dell’Albergheria. Era attivissima nella propaganda della jihad su Facebook, i suoi contatti erano all’interno di gruppi estremisti in Libia, fra cui militava il nipote, che la dottoranda voleva portare a Palermo. Dopo l’attentato alla redazione di “Charlie Hebdo” scriveva: «La libertà della matita non permette di offendere».

 

Ventiquattr’ore prima dell’assalto all’hotel Corintihia di Tripoli auspicava: «Presto la maledizione del sangue dei giovani libici arriverà a voi». E ancora: «A chi dice che i giovani di Bengasi sono dell’Is io dico è vero che loro sono giovani religiosi e a favore alla costituzione dello stato islamico. Anche io spero nella creazione dello Stato islamico e l’Is può essere un vero Stato islamico». Parole che preoccupano il procuratore nazionale Franco Roberti, che parla di «forti e fondati elementi per la conferma della custodia cautelare».

 

isis libia bengasiisis libia bengasi

Il ministro della Giustizia Orlando non vuole entrare nella polemica: «Rispettiamo la decisione, in ogni caso non è una pronuncia nel merito». Sembra che l’indagine sia ancora in corso. Il questore di Palermo Guido Longo si limita a dire: «Noi proseguiamo il nostro lavoro, sia a livello investigativo che preventivo».

 

 

2. “SÌ, SONO ORGOGLIOSA DELLA BANDIERA NERA MA CON L’IS NON C’ENTRO”

Salvo Palazzolo per “la Repubblica

 

«Io non sono una terrorista », ripete in lacrime mentre esce dal carcere di Pagliarelli. «L’ho detto a tutte le ragazze che ho incontrato qui dentro. Soltanto una non mi ha creduta. E questo mi fa male, perché io sono un’insegnante».

BENGASI BENGASI

 

Però l’accusano di aver fatto propaganda per la jihad su Facebook e di aver tenuto contatti con esponenti delle milizie islamiche in Libia che sono alleate con l’Is. Come lo giustifica?

«Io sono contro l’Is. Contro, contro, contro. Sono una musulmana, osservo il Corano e non c’è alcuna frase nel Corano che possa giustificare ciò che fanno queste persone».

 

Ma le intercettazioni sul suo computer dicono altro. Lei era in contatto con diversi estremisti in Libia, scriveva pure sui loro siti.

 

bengasi bruciabengasi brucia

«Ma loro non c’entrano niente con l’Is. In Libia c’è la guerra fra due gruppi, e quelli con cui io ero in contatto sono gli stessi che hanno deposto Gheddafi. Prima, tutto il mondo era con loro, quando hanno sconfitto il vecchio regime. E comunque io volevo solo sapere notizie di mio nipote, ero preoccupata per lui. E poi purtroppo è morto ».

 

Guardi che gli estremisti di “Ansar al-Sharia” hanno dichiarato la propria alleanza con lo stato islamico, come fa a non saperlo? Nel suo computer la polizia ha trovato le foto di questi miliziani con la bandiera nera dell’Is.

 

«Ma non sono terroristi, insisto. E usano solo la bandiera storica dell’Islam. È nera, perché c’è la guerra in Libia. Della stessa bandiera si sono impossessati quelli dell’Is, senza chiedere il permesso a nessuno. Io sono orgogliosa della bandiera, e non perchè è dell’Is, ma appunto perché è la bandiera storica dell’Islam».

 

La polizia l’ha intercettata mentre faceva dei bonifici all’estero? A chi ha mandato quei soldi?

«A persone amiche, non certo a terroristi. Guardi, io sto bene a Palermo e voglio restarci».

 

Perché ha scelto di trasferirsi a Palermo?

distruzione a bengasidistruzione a bengasi

«Perché è vicina al mio Paese, posso tornarci quando voglio. E poi all’università di questa città mi è stato consentito di fare una ricerca in cui credo molto, sui metodi di amministrazione degli ospedali libici».

 

Resterà in Sicilia?

«Palermo è la mia città. Ho ancora un anno per completare la ricerca all’università di Economia. Voglio portarla a termine, anche se adesso ho paura che questi giorni in carcere mi possano danneggiare».

 

Ammetterà che non sono proprio le parole di una ricercatrice quelle che sono state intercettate dalla nostra polizia. Il 28 gennaio, prima che un commando dell’Is attaccasse l’hotel Corintihia di Tripoli, lei scriveva questo post sul suo profilo Facebook: “Presto la maledizione del sangue dei giovani libici arriverà a voi”. E ancora: “Io spero nella creazione di uno Stato islamico”. Parole che non lasciano spazio a molte interpretazioni».

 

«Non riesco a spiegarmi bene, non trovo le parole giuste. Ci vorrebbe tempo. Tutto ciò riguarda la guerra in Libia, non l’Is. Voi la conoscete la verità sulla guerra in Libia? Sapete cosa sta accadendo adesso a Bengasi? Ci vorrebbero parole grosse per spiegare. E non le trovo».

BENGASI BENGASI

 

Dovrà trovarle le parole per spiegare cosa è successo ai suoi studenti. Le faranno di sicuro molte domande.

«Dirò che io sono contro l’Is. Poi, spiegherò cosa sta accadendo in Libia. Spiegherò con pazienza ».

 

Non ha avuto la stessa pazienza con la sua amica Najat, l’ha minacciata in malo modo, anche questo emerge dalle intercettazioni della polizia. Perché quelle minacce?

«Anche quella storia riguarda la guerra in Libia e i due gruppi che si sono venuti a creare. Purtroppo, la guerra ha fatto tanto male a Bengasi».

 

Il fratello della sua amica, che sta in Libia, le ha addirittura telefonato, temendo che potesse accadere qualcosa di grave a Najat.

«Ma cosa doveva accadere?»

 

Me lo dica lei.

«Adesso devo tornare a casa ».

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)