IN CULO AGLI AUTOVELOX (E AI COMUNI) - LA CONSULTA BOCCIA GLI STRUMENTI PER ACCERTARE LE VIOLAZIONI DEI LIMITI DI VELOCITÀ: “MULTE DA ANNULLARE” - A RISCHIO I CONTI DEI COMUNI - MA LE FOTOCELLULE HANNO DIMEZZATO GLI INCIDENTI

1. AUTOVELOX SENZA REVISIONI

Paolo Baroni per “la Stampa”

 

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Solo a Milano con gli autovelox il Comune è in grado di incassare 480mila euro al giorno. Le altre città hanno una potenza di fuoco minore ma anche loro non scherzano, tant’è che l’Italia negli ultimi 5 anni è il paese che il assoluto ha aumentato più degli altri il numero di contravvenzioni per violazione del codice della strada: +987% (stima Contribuenti.it). Un fiume di soldi che entra nelle casse di comuni che ora rischia di interrompersi bruscamente.
 

Il Codice contestato
Una sentenza della Corte Costituzionale del 29 aprile scorso, la numero 113, relatore il giudice Antonio Carosi, sancisce infatti l’incostituzionalità dell’articolo 45 del Codice della strada nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura.

 

Con la conseguenza di rendere nulli tutti i verbali notificati sino ad oggi e di aprire un contenzioso su quelli già pagati e per i quali sarebbe legittimo non solo richiedere un rimborso ma anche la restituzione della patente nei casi di sospensione come pure dei punti tolti. 
 

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Si tratta di una battaglia questa contro l’inaffidabilità delle misurazioni degli autovelox che le associazioni dei consumatori combattono da tempo, senza però essere mai riuscite ad ottenere soddisfazione. Anzi, in precedenza, molte pronunce della Cassazione, avevano confermato la validità delle norme correnti, che si limitavano a prevedere una semplice omologa degli impianti. 
 

Tra Cuneo e Torino
La pronuncia-choc resa nota ieri nasce dal ricorso di due cittadini, rispettivamente conduttrice e proprietario di un’automobile, che si erano visti respingere precedenti ricorsi presentati al giudice di pace di Mondovì, che aveva respinto l’opposizione a un ordinanza di rigetto del prefetto di Cuneo che a sua volta aveva rigettato un ricorso amministrativo relativo ad un verbale della Polstrada per aver violato l’articolo 142 del Codice della Strada elevato con autovelox.

 

Anche il successivo appello di fronte al Tribunale di Torino aveva respinto le istanze dei due ricorrenti che però, certamente con grande determinazione, hanno deciso di continuare la loro battaglia sino ad arrivare alla Corte di Cassazione e poi alla Consulta fortemente convinti del fatto che la multa che era stata loto inflitta fosse illegittima. Ovvero che l’autovelox che li aveva «pizzicati» fosse starato. 
 

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Pericolo obsolescenza
A nulla, nei vari gradi di giudizio, sono valse le opposizioni del Prefetto di Cuneo prima, del ministero dei Trasporti e della Presidenza del Consiglio dopo. Ed una volta approdati alla Consulta questa ha stabilito che «qualsiasi strumento di misura, specie se elettronico, è soggetto a variazioni delle sue caratteristiche e quindi a variazioni dei valori misurati dovute ad invecchiamento delle proprie componenti e ad eventi quali urti, vibrazioni, shock meccanici e termici, variazioni della tensione di alimentazione. Si tratta di una tendenza disfunzionale naturale direttamente proporzionata all’elemento temporale.

 

L’esonero da verifiche periodiche, o successive ad eventi di manutenzione, appare per i suddetti motivi intrinsecamente irragionevole». Non solo, ma «i fenomeni di obsolescenza possono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale». 
 

Applaudono Adusbef e Federconsumatori: «Si ristabilisce la legalità violata e si apre la strada ai risarcimenti per milioni di multe recapitate con strumenti tecnici di dubbia funzionalità».

 

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2.FANGO SPRAY E TARGHE FINTE: UN PAESE IN FUGA DAL FLASH

Stefano Mancini per “la Stampa”

 

C’è chi ha imbrattato la targa di lacca per capelli, chi di fango sintetico spray. C’è chi ha appiccicato un cd sul lunotto e chi è passato a vie di fatto distruggendo o rubando l’odiato vigile elettronico. Storie, e soprattutto leggende, di autovelox. Tutti gli automobilisti ne hanno visto almeno uno nella loro vita sulle strade, nelle forme di un cavalletto a bordo carreggiata, un laser nelle mani di un agente, una specie di casetta, un sensore posizionato in alto in autostrada (il tutor). E tutti hanno frenato, chi prima chi dopo, sperando di non essere stati fotografati e quindi sanzionati. 
 

L’autovelox è entrato nelle nostre vite, e le ha anche allungate, perché se in una decina d’anni i morti sulle strade sono diminuiti da 7000 a poco più di 3000 il merito è anche dei controlli sulla velocità. Il nome risale agli Anni 60: fu brevettato da Fiorello Sodi, un imprenditore fiorentino, e poi è finito sui vocabolari. La sua azienda li produce ancora oggi seguendo l’evoluzione della tecnologia: dalle fotocellule si è passati al laser, dalla foto su pellicola a quella digitale. 
 

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Negli anni sono stati collaudati anche sistemi diversi, tipo il Provida installato su auto civetta della polizia stradale e presto abolito perché costringeva le volanti a inseguire gli automobilisti indisciplinati, raddoppiando il rischio e fornendo alibi facili. In Italia sono state censite 19500 apparecchiature per il controllo della velocità, distribuite tra polizia stradale e soprattutto polizie municipali. Un numero enorme, doppio se non triplo rispetto a Paesi come Francia, Germania o Inghilterra. Inevitabile che di fronte a un’offensiva di tale portata la fantasia italica abbia escogitato di tutto.

 

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Negli Anni 90, per esempio, si diffondono i cd e la notizia (falsa) che i nuovi supporti musicali siano in grado di accecare le fotocamere dei rivelatori di velocità. L’idea di spruzzare lacca sulla targa arriva invece dall’estero. In Italia non funziona. Altro rimedio, stavolta efficace, è il fango spray, nato per imbrattare ad arte la carrozzeria e dare un senso all’acquisto di un Suv. Peccato che l’alterazione della targa sia un reato penale e che le spese per l’avvocato e i processi superino di gran lunga i vantaggi. I motociclisti, infine, sostengono di riuscire a evitare i sensori del tutor viaggiando a metà tra due corsie.
 

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A quale velocità scatta l’autovelox, per esempio in autostrada? Le opinioni sono le più disparate: 130, no 140, 145 perché bisogna tenere conto dell’errore del tachimetro. «La tolleranza è del 5% con un minimo di 5 chilometri l’ora, quindi fino a 136 chilometri l’ora effettivi non scatta la sanzione», spiega Giordano Biserni, un carriera in Polstrada e ora presidente dell’Asaps, associazione che si occupa di sicurezza stradale. «Per questo - aggiunge - ci siamo opposti all’innalzamento del limite a 150: tra tolleranze ed errori del tachimetro, uno avrebbe potuto viaggiare a 210 all’ora rischiando solo 169 euro di multa».

 

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