CORE COREANO - MENTRE USA E CINA SI CONTENDONO IL PRIMATO OLIMPICO, ZITTA ZITTA AVANZA DA DIETRO LA COREA DEL SUD - NON SOLO NELLO SPORT: SEUL, IN SILENZIO, SI STA IMPONENDO IN ASIA E NEL MONDO, PRIMA CON LA SUA TECNOLOGIA (SAMSUNG CHE BATTE APPLE), POI CON LE SUE PERSONALITÀ POLITICHE (BAN KI-MOON) E ANCHE CON LA MUSICA (IL “K-POP” È IL GENERE PIÙ DIFFUSO IN ASIA) - PIÙ CHE CON LA COREA DEL NORD, LA VERA COMPETIZIONE ADESSO È CON CINA E GIAPPONE…

Marco Del Corona per il "Corriere della Sera"

Le Olimpiadi servono anche a questo. Ad aprire gli occhi su un Paese che non arriva a cinquanta milioni di abitanti e che sul medagliere si appollaia in alto, a ridosso delle superpotenze sportive. E fa venire il dubbio che forse una potenza lo è davvero. La Corea del Sud a essere senz'apparire, o senz'apparire troppo, è abituata. Undici ori alla mezzanotte di ieri, ora dell'Asia orientale, la collocano sotto Cina e Usa, impegnate in un duello per la supremazia totale, e sotto i britannici padroni di casa.

Poi però ci sono loro, i sudcoreani compatti e orgogliosi, tenaci fino allo spasimo e nati per il sacrificio, e i Giochi londinesi finora assomigliano alla metafora perfetta di un'ascesa silenziosa. La loro. Che è, appunto, silenziosa ma non invisibile. Sudcoreano è il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, al suo secondo mandato, e di origine sudcoreana è l'americano che l'amministrazione Obama ha voluto alla guida della Banca mondiale, Jim Yong Kim. E chi batte Apple sul mercato degli smartphone è Samsung, coreanissima.

La Repubblica di Corea, ovvero la Corea del Sud, fa parte delle venti maggiori economie del mondo, con un reddito pro capite oltre i 32 mila dollari l'anno. Un'ascesa che, al netto della crisi degli anni Novanta e delle turbolenze attuali, redime la devastazione totale della guerra del 1950-53. Tecnicamente il conflitto non si è neppure mai concluso e i fratelli separati asserragliati sopra il 38° parallelo, la Repubblica Democratica Popolare di Corea, lo considerano trionfalmente vinto. E passare alla democrazia negli anni Ottanta, dopo decenni di dittature di estrema destra, ha favorito l'affermarsi di una società vivace e aperta.

Che certi giovani accorti in Cina ritengono possa anticipare il loro Paese di dieci o quindici anni. Prefigurando con successo le dinamiche del soft power inseguito accanitamente da Pechino, la Corea del Sud ha esportato in Asia modelli estetici e d'intrattenimento non meno efficaci dei suoi marchi automobilistici, dalla Hyundai alla Kia. Le sue soap opera e i suoi serial tv storici hanno da un paio di decenni colonizzato i palinsesti del continente, fino ai remoti Stati orientali dell'India.

Stesso copione con il K-pop, la musica popolare che tra le sue radici remote conta anche l'influenza dei canti religiosi importati dai primi missionari protestanti: dalle Wonder Girls al cantante-attore Rain, gruppi e artisti imperversano curandosi poco di confini e barriere linguistiche. Sebbene con i suoi lati oscuri (le catene di suicidi di star tv, le denunce di abusi, la pressione invadente dei fan), le vigorose manifestazioni della «cultura coreana» trovano una delle ragioni nella non confortevolissima collocazione geografica del Paese.

Se al Nord la Corea della dinastia nazional-stalinista dei Kim è una minaccia con cui a Sud si convive senza eccessivi traumi, la morsa di Cina e Giappone è vissuta con più disagio. Il doppio incombere porta a esaltare con cocciuta dedizione la coreanità, di cui espressione purissima è l'uso dell'alfabeto hangul, nato appunto in Corea e giudicato da molti linguisti tra i più esatti di sempre.

Con la Cina, ormai partner economico, la contesa tocca talvolta toni paradossali: la Corea rivendicando le origini coreane di Confucio, di Sun Yat-sen (il padre della prima repubblica cinese, 1912) e della festa delle «dragon boat»; la Cina rimarcando il vassallaggio della penisola ai tempi del potere dell'impero. Onte storiche che i due Paesi si rinfacciano, anche se a Pechino la maggior comunità straniera è proprio quella coreana.

Con il Giappone neppure il Mondiale di calcio del 2002 organizzato insieme (e chiuso con un quarto posto dalla nazionale di Seul guidata da Hiddink) ha placato le diffidenze e l'astio generati da 35 anni di dura dominazione coloniale nipponica (1910-45). Tuttavia, buona parte del merito dell'ascesa sudcoreana va ascritto proprio a Confucio, al suo modello paternalista e solidale, alla sua durezza.

Il sistema scolastico conosce asperità persino maggiori di quelle sperimentate in Cina, il cui esame di accesso all'università, il «gaokao», è nella versione coreana ancora più arduo. Il rovescio della medaglia è il maschilismo record. Un recentissimo studio del Credit Suisse rivela che nel 2005 su 105 aziende monitorate nessuna aveva anche solo una donna nel consiglio di amministrazione mentre l'anno scorso la percentuale era appena del 3,8%.

Che la Corea del Sud sia destinata ad accrescere il suo peso anche geopolitico, finché non verrà eroso da un declino demografico già in atto, lo pretendono i nuovi equilibri nell'area del Pacifico. Con la Cina sempre più assertiva e con il rilancio della presenza Usa in Asia, i 28.500 militari americani in Corea rimangono una certezza, per Washington. Averli, significa qualcosa. E pesa. La Sud Corea i suoi ori olimpici e i suoi successi li sa cogliere da sola, ma anche la considerazione degli amici vuol dire qualcosa.

 

SEON ORO NEL VOLTEGGIO hsGetImage COREA POP COREA DEL SUD VS COREA DEL NORD COREANA Shin OCCUPY Ban Ki-Mooncorea del sud corea del sud Samsung Electronics Co.

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