FINIS EUROPA FELIX! SVEZIA E NORVEGIA SOSPENDONO SCHENGEN: BASTA CON I MIGRANTI - STOCCOLMA E COPENHAGEN RESPINGERANNO QUALSIASI PERSONA CHE NON POSSA ESIBIRE UN DOCUMENTO VALIDO AI POSTI DI FRONTIERA - E LA GERMANIA TEME L’INVASIONE -

La socialdemocratica Svezia, prima in Europa per numero di rifugiati (15% di stranieri su 9 milioni di abitanti), aveva resistito fino all' ultimo alla chiusura delle frontiere auspicate dalla destra radicale - La Germania teme l’invasione: alle chiusure dei paesi del nord bisogna aggiungere l’opposizione ai migranti dei dieci paesi dell'est...

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1. LA SVEZIA SOSPENDE SCHENGEN TORNANO I CONTROLLI ALLE FRONTIERE

Monica Perosino per “la Stampa”

 

PONTE SVEZIA DANIMARCA PONTE SVEZIA DANIMARCA

Dalla mezzanotte di domenica la Svezia, il «Paese dell'accoglienza», ha reintrodotto i controlli di identità al confine con la Danimarca, nel tentativo di ridurre l'afflusso di migranti, e ha notificato alla Ue la sospensione temporanea - 6 mesi - del trattato di Schengen. Era dagli Anni 50 che non succedeva.

regina silvia di svezia regina silvia di svezia PONTE SVEZIA DANIMARCA PONTE SVEZIA DANIMARCA


Stoccolma respingerà qualsiasi persona che non possa esibire un documento valido ai posti di frontiera. E ieri, poche ore dopo l' inizio dei controlli sul ponte di Öresund, che collega Copenaghen e Malmö e l' Europa continentale alla Scandinavia, anche la Danimarca ha deciso di sospendere temporaneamente la libera circolazione dello spazio Schengen e ha reintrodotto controlli al confine con la Germania fino al prossimo 14 gennaio.

svezia svezia


Non solo: la reazione a catena ha coinvolto anche la Norvegia che ha avvertito che da oggi rimanderà indietro i migranti che arriveranno senza visto da qualsiasi Paese dell' area Schengen.

danimarca 0c danimarca 0c


La socialdemocratica Svezia, prima in Europa per numero di rifugiati (15% di stranieri su 9 milioni di abitanti), aveva resistito fino all' ultimo alla chiusura delle frontiere auspicate dalla destra radicale, terza forza politica in Parlamento. Ma Il Paese che dal 2013 garantisce asilo e residenza a tutti i siriani, che offre un lavoro, sussidi e una casa a circa 110 mila profughi all' anno (prevalentemente siriani, somali e iracheni) e che nel solo 2015 ha ricevuto 163 mila richieste di asilo, ora ha alzato bandiera bianca.

migranti tra germania e danimarca verso la svezia migranti tra germania e danimarca verso la svezia


Ancora a settembre il premier Löfven, attaccato dall' ultradestra degli Sverigedemokraterna che chiedevano una stretta sulla «mania dell' accoglienza indiscriminata a scapito degli svedesi», aveva ribadito: «La mia Europa accoglie chi fugge dalle guerre, il mio Paese non costruisce muri, apre porte». Ma a novembre, due mesi e ottantamila profughi dopo, l' imperturbabile ex saldatore aveva annunciato tra le lacrime, in un drammatico discorso alla Nazione: «Il Paese non ce la fa più, non abbiamo alternative. Siamo costretti a reintrodurre i controlli alle frontiere».

PONTE SVEZIA DANIMARCA PONTE SVEZIA DANIMARCA migranti tra germania e danimarca migranti tra germania e danimarca


Il governo di Löfven è stato convinto dai numeri «e dal rispetto che dobbiamo garantire a chiunque arrivi nel nostro Paese». I numeri sono quelli del Migrationsverket, l' ente per l' immigrazione, contenuti in un rapporto allarmante che indicava in 10 mila alla settimana le nuove richieste di asilo: «Non possiamo più garantire aiuto e una sistemazione dignitosa ai rifugiati».


La Svezia era stata scossa da un'ondata di indignazione quando erano circolate le immagini delle nuove tendopoli allestite nella Scania, la contea di Malmö: «Non è una situazione ammissibile in un Paese come il nostro e in pieno inverno», aveva commentato con un comunicato la Croce Rossa.

migranti in danimarca migranti in danimarca la polizia nel sud della danimarca da la polizia nel sud della danimarca da


Ma a pesare sulla decisione anche la sequenza di attentanti ai centri di accoglienza, dieci in 4 mesi, che avevano fatto gettare la spugna anche alle forze dell' ordine: «La tensione sociale è altissima, non siamo più in grado di garantire la sicurezza». Ora, secondo le stime il solo passaparola dei controlli tra i rifugiati in partenza da Siria e Iraq taglierà del 50% gli arrivi.


Mentre Per Arne Andersson, direttore dell' Ente che coordina i Comuni, non si arrende e ribadisce che «sebbene molte città siano in crisi per il numero di profughi, ci sono tante municipalità che possono e vogliono fare di più», la polizia ha già innalzato barriere - simili a quelle viste in Ungheria e in altri Paesi balcanici - lungo i binari della stazione del Kastrup Airport della capitale danese.

 

«Non importa se arriverò tardi a casa - dice Camilla, 52 anni, della Croce Rossa svedese . Oggi, quello che mi preoccupa è che questo potrebbe essere l' inizio della fine dei valori che ci riconoscono e ammirano in tutto il mondo, quelli dell' accoglienza e della solidarietà».

 

2. BERLINO: LE CHIUSURE NON RISOLVONO NIENTE
Tonia Mastrobuoni per “la Stamp
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MIGRANTI DANIMARCA MIGRANTI DANIMARCA

 

«La libera circolazione nell'area Schengen è in pericolo. Lo ha affermato Martin Schafer, portavoce del ministro degli Esteri commentando la decisione dei Paesi scandinavi di ripristinare i controlli ai confini. La Germania, aveva detto in precedenza Steffen Seibert, portavoce della Merkel evitando di commentare direttamente le mosse della Svezia, aveva chiamato in causa l' Unione europea. «Serve una soluzione europea» che passi per il controllo delle frontiere esterne.

merkel sul set del ponte delle spie con spielberg e hanks merkel sul set del ponte delle spie con spielberg e hanks

 

MIGRANTI DANIMARCA 1 MIGRANTI DANIMARCA 1 jaroslaw kaczynski jaroslaw kaczynski migranti in danimarca migranti in danimarca

Ma il nodo del Nord Europa che si blinda non è il principale nelle stanze del governo a Berlino dove tornano alla mente Jacques Delors. Fu il leggendario presidente della Commissione Ue a esprimere il dubbio che l'adesione di dieci Paesi dell' Est all' Unione europea fosse stata prematura, dodici anni fa.

DANIMARCA MIGRANTI 6 DANIMARCA MIGRANTI 6


«Troppo presto», sentenziò, solo in mezzo a cori assordanti di entusiastica lode per l' adesione en masse del blocco orientale. Ora che una coalizione del vecchio Patto di Varsavia guidata prima dall' Ungheria e adesso dalla Polonia si sta sistematicamente mettendo di traverso sui principali dossier europei, l' allarme, a Berlino, è alle stelle.
Ieri Seibert ha detto che «la custode dei Trattati è la Commissione europea» e che spetta a Bruxelles decidere se singole misure nazionali possano essere considerate lesive dei diritti europei.

 

A Berlino la linea ufficiale, ricordata prima di Natale da Frank Walter Steinmeier è «noi parliamo direttamente con la Polonia, non della Polonia». E col nuovo omologo polacco, Witold Waszczykowski, il ministro tedesco ha deciso il 26 novembre scorso di istituire un «meccanismo anti-crisi» per evitare scontri tra i due Paesi. Ieri anche il capo della Commissione Esteri del Bundestag, Roettgen, ha avvertito che troppa pressione su Varsavia «fa il gioco di chi vuole rafforzare Kaczynski».

erdogan merkel erdogan merkel


Tuttavia, il forte legame con la Polonia, che si è sviluppato soprattutto negli ultimi otto anni di governi liberalconservatori guidati da Donald Tusk si è talmente incrinato dalle elezioni di novembre che hanno regalato una schiacciante vittoria ai nazionalisti kazcynskiani, che i tedeschi hanno reagito al rifiuto di accettare la redistribuzione europea dei profughi, minacciando velatamente di tagliare i fondi per lo sviluppo anche alla Polonia. E non è un caso che la prima reazione europea ufficiale alle iniziative discutibili del governo Szydlo sia venuta dal tedesco Oettinger, che ha avvertito Varsavia che rischia anche una stretta sul diritto di voto.


Uno spiraglio sulla gestione dei profughi c'è: Waszczykowski ha annunciato che la Polonia accoglierà i profughi che le spettano secondo le quote Ue e che, contrariamente all' Ungheria e alla Slovacchia, non farà ricorso alla Corte di Giustizia Ue. Ma lo ha fatto attaccando frontalmente Berlino, accusata di usare la Polonia come cuscinetto nei rapporti con la Russia e di approfittare della forza lavoro a basso prezzo.

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