PD, PASTICCIO DEMOCRATICO – LA MINORANZA INTERNA AFFILA LE ARMI SULLA SCUOLA E SI PREPARA A SGANCIARE LA BOMBA: CHI FA IL PREMIER NON PUÒ FARE ANCHE IL SEGRETARIO DEL PARTITO – ZOGGIA: “SE BERSANI FOSSE ANDATO A PALAZZO CHIGI SI SAREBBE DIMESSO DAL PD”

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera

 

matteo renzi al g7matteo renzi al g7

L’epicentro della scossa è Venezia. Ma il terremoto che investe il Pd attraversa l’Italia intera fino alla Sicilia, colpisce duro in Toscana e scatena la «grande paura». Al Nazareno minimizzano, ma la minoranza avverte che un partito diviso e litigioso lascia a casa i suoi stessi elettori e che l’Italicum, fortissimamente voluto da Renzi, potrebbe rivelarsi un boomerang per il Pd. 


La sberla di Venezia brucia, al punto che il bersaniano Davide Zoggia parla di «sconfitta epocale» e vede profilarsi una «questione meridionale grande come una casa». La débacle di Arezzo interroga i fedelissimi di Renzi e il «cappotto» siciliano dei cinquestelle genera altra inquietudine. «Serve una riflessione seria», è l’invocazione di Rosy Bindi. 

giovanni toti matteo renzigiovanni toti matteo renzi


In questo quadro di confusione e sbandamento, le tensioni si riaccendono, rischiando tra l’altro di inasprire lo scontro con l’ala sinistra sulla scuola. Sulla linea Nazareno-Palazzo Chigi si studiano le contromosse. C’è da mettere a punto le scelte del governo sul fronte dell’immigrazione e del fisco e c’è da riformare il partito. 


Debora Serracchiani fa autocritica: «A causa della difficoltà di controllare alcuni territori e di scelte che gli elettori non hanno compreso abbiamo subìto sconfitte anche pesanti, che ci spingono a reagire». La vice di Renzi ammette che a Roma il partito ha «molte responsabilità» e conferma l’urgenza di riformare le primarie: «Dobbiamo dire dei no. Non possono essere una resa dei conti, né lo strumento a cui ci si affida quando non si è in grado di fare una scelta». 

Davide Zoggia Davide Zoggia


Umori che suggeriscono alla minoranza la tentazione di buttare nel campo di Renzi la mina del doppio incarico: può il capo del governo essere al tempo stesso segretario, senza trascurare il Pd? Zoggia ricorda il mantra di Bersani: «Se fosse andato a Palazzo Chigi, avrebbe immediatamente lasciato la guida del Nazareno. Il partito ha bisogno di una attenzione fortissima, il che non vuol dire indebolire il premier, ma ricostruire una forte presenza sul partito».

 

 La minoranza si prepara a chiedere al leader di rinunciare alla guida del Pd? «Data la situazione — risponde Zoggia — la commissione Statuto dovrebbe aprire una riflessione».

 

Su Venezia è il momento delle accuse incrociate e delle recriminazioni. I renziani rimproverano a Casson di aver provato a trasformarsi in un candidato civico, rifiutando il supporto dei «big» del partito. «Il suicidio perfetto», secondo Massimo Cacciari. E se Guerini non brinda, anche la minoranza non stappa bottiglie e però sprona Renzi a cambiare. «Abbiamo fatto campagna pancia a terra e certo non festeggiamo» assicura Roberto Speranza, che al segretario chiede un bagno di umiltà: «Renzi dovrebbe capire la differenza tra essere preoccupati ed essere “gufi”. Non facciamo gli struzzi».

 

ignazio marino pierluigi bersaniignazio marino pierluigi bersani

Metafore ornitologiche per dire che la sinistra è stufa di prendere bastonate: «Perché attaccarci continuamente invece di dialogare? È sconcertante affermare che dove si perde è colpa nostra. Quando c’è un pezzo di Pd che pensa di uscire dal partito bisogna interrogarsi...». 


Il tema della scissione riaffiora e Stefano Fassina legge Venezia come la certificazione «che una parte del popolo Pd ha rotto con il partito». Si litiga sulla scuola, perché la minoranza vuole cambiamenti sostanziosi al Senato. 

CORRADINO MINEOCORRADINO MINEO


«L’exit strategy» di Corradino Mineo è sganciare le assunzioni dal resto della riforma: «Ero convinto che Renzi andasse a sbattere, ma non così presto... L’avevo detto a Matteo che il partito della nazione si sarebbe squagliato ai ballottaggi». E si rischia qualche fibrillazione anche nella Giunta del Senato, che dovrà decidere sull’arresto di Antonio Azzollini (Ncd). 


La sinistra spera che l’esito infelice delle Comunali convinca il premier a ripensare la legge elettorale. Per il bersaniano Federico Fornaro, il Pd ha mostrato «l’incapacità di attrarre nuovi consensi al ballottaggio», un limite che con l’Italicum rischierebbe «di produrre effetti devastanti per il Pd». 

serracchiani alla lepoldaserracchiani alla lepolda


Qualche maldipancia potrebbe affiorare anche oggi, quando Renzi proporrà al gruppo della Camera il nome di Ettore Rosato come presidente: grazie alle sue qualità di mediatore, il vicecapogruppo vicario dovrebbe farcela. E ancora: Enzo Amendola, l’ex dalemiano responsabile Esteri del Pd, andrà alla Farnesina al posto del viceministro Lapo Pistelli, il quale ha lasciato il governo (tra le polemiche) per andare all’Eni, con un ruolo da top manager. Il suo scranno a Montecitorio passerà a un transfuga del Pd, Andrea Maestri. 
 

Ettore Rosato e Pina Picerno - Copyright PizziEttore Rosato e Pina Picerno - Copyright Pizzi

 

ENZO AMENDOLA ENZO AMENDOLA

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...