ROMA CITTA’ SPENTA – TRA “MAFIA CAPITALE” E IL GIUBILEO FLOP, LA CAPITALE NON HA PIU’ VOGLIA DI “CACIARA” - E ANCHE IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE IL PREFETO TRONCA VOLEVA INIZIALMENTE CASSARE, È UN CONTENTINO CHE NON ECCITA NESSUNO

Il fatto è che abituarsi al processo di graduale spegnimento della cosiddetta "caciara", per giunta in anno di Giubileo ("ma non doveva portare più gente?", continuano a chiedersi commercianti e albergatori), significa passare attraverso tante piccole prese di coscienza: dove regnava il Degrado, ora ci dev' essere il Decoro… -

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Marianna Rizzini per “il Foglio”

 

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TRONCA CAPODANNO 9 TRONCA CAPODANNO 9

Per un attimo è stato il panico. Dopo che il Cupolone s' era oscurato nel bel mezzo della sera (per blackout, esercitazione antiterrorismo o imminente punizione divina, chissà), e dopo che il tradizionale albero di Natale in piazza Venezia era rimasto per due giorni mezzo pronto e mezzo no, issato ma non illuminato, senza decorazioni e senza lumi, s' era diffusa la notizia che il prefetto commissario Francesco Paolo Tronca, che poco compare sulla scena a differenza del molto mediatico prefetto Franco Gabrielli, avesse deciso di spegnere pure il concerto di Capodanno.

 

TRONCA TRONCA

Ed è stato troppo per la città che tra il deflagrare di "Mafia Capitale" e l' inizio del Giubileo - un anno esatto di tormento senza estasi - si sente evidente mente come una Las Vegas del mattino dopo, quando i casinò che la sera si ergevano nel buio, enormi e luccicanti mastodonti del kitsch, all' alba rivelano senza scampo tutte le magagne: gru in azione sul retro, impalcature cadenti, facciate posticce come quinte teatrali, insegne grigiastre che non lasciano indovinare la loro natura notturna e fluorescente, e poi finestre che non riescono più a nascondere, sotto il sole, le tende dozzinali, portieri d' albergo assonnati che ciondolano nel caldo sotto un portico, ragazze -croupier che finiscono il turno con il trucco colato.

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E a Roma, all' idea che oltre a tutti i guai da deviazione bus e metro C in sempiterna incubazione, ci si dovesse pure rassegnare alla notte non della ragione ma dello spirito di caciara (ché è difficile contestare apertamente la linea commissariale "risparmio, sicurezza & decoro"), l' onda anti spegnimento si è innalzata da più angoli, in simultanea. Ed ecco che l' ex sindaco Francesco Rutelli, già animatore di un convegno sulla "Prossima Roma", scriveva la lettera aperta: "Non spenga Roma", diceva Rutelli a Tronca, perché "Roma non può avere soltanto le cerimonie del Giubileo. E' una grande capitale internazionale e si farebbe un favore ai terroristi, a una dinamica di paura e di ripiegamento, se si cancellasse la musica dalle piazze proprio a Capodanno".

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Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, invece, si aggrappava alla diplomazia: "Io spero che si possa recuperare questa cosa, sono in contatto anche con il prefetto per vedere se con un nostro aiuto si può recuperare e so che il prefetto sta lavorando in questo senso". Persino la morigerata parlamentare centrista Paola Binetti, ex protagonista di battaglie pro -life e anti -gender, twittava rammaricata: "Niente concertone di Capodanno al Circo Massimo, ai Fori Imperiali o piazza del Popolo. Zero feste.

 

ALEMANNO METRO C ALEMANNO METRO C

Peccato, era stato un Capodanno fantastico!", e a parte la curiosità scatenata nei cultori del personaggio e nei pettegoli a prescindere - di quale passato Capodanno parlava mai Binetti? - si produceva in men che non si dica la strana situazione per cui la notizia del ripristino del concerto di Capodanno precedeva sui giornali l' annuncio ufficiale del prefetto, anche un po' punzecchiato dalla stampa per il temporeggiamento, con frasi del tipo: per forza non viene nessuno; a furia di dire "sì, no, ni", i cantanti hanno già preso impegni, e non vi lamentate se poi Francesco De Gregori va a suonare a Castelsardo.

 

Ci sono i Negramaro "già opzionati", sì, ma non si sa chi metterci a contorno, e alla fine il tentativo prefettizio del "niet" alla caciara pare essersi risolto in un' immagine da presepe alla rovescia, con fantomatici "promoter musicali" che si dirigono in Campidoglio come Re Magi in processione. E allora qualcuno è tentato dal guardare con sospetto a chi c' era prima, ovvero all' ex sindaco marziano poi giamburrasca Ignazio Marino, che ricompare in riunioni di sostenitori oltranzisti in banchi dei Tredicine", dal nome della famiglia che annovera tra i suoi membri e tra i suoi parenti molti bancarellari e caldarrostari).

ALEMANNO METRO C ROMA ALEMANNO METRO C ROMA

 

Ma adesso che le bancarelle non ci sono, uno se lo dimentica, che non ci sono, e capita che resti sgomento di fronte al vuoto del selciato attorno alla Fontana dei Quattro Fiumi, tantopiù che i bambini tendono ad aggirarsi delusi, in cerca del croccante e del finto Babbo Natale (ora i finti Babbi Natale si vedono soltanto alle manifestazioni serali dei Pattinatori del Pincio, gruppo attivissimo anche su Face book). Restano soltanto, nella piazza, come vestigia del passato bancarellaro che fu, i piccioni e la giostra con i cavalli decorati a specchietti, giostra a questo punto incongrua (gira per lo più mezzo vuota).

piazza navona senza bancarelle piazza navona senza bancarelle


Il fatto è che abituarsi al processo di graduale spegnimento della cosiddetta "caciara", per giunta in anno di Giubileo ("ma non doveva portare più gente?", continuano a chiedersi commercianti e albergatori, che non sanno più se dare la colpa al timore delle azioni Isis o alle ordinanze prefettizie), significa passare attraverso tante piccole prese di coscienza: dove regnava il Degrado, ora ci dev' essere il Decoro, e i due personaggi si contendono la ribalta a giorni alterni, anche se capita che la lotta Decoro -Degrado non riguardi tutti: in nome del Decoro, così ha deciso il commissario Tronca qualche tempo fa, non devono esserci centurioni, finte guide e risciò tra i Fori quasi pedonalizzati da Marino e il Colosseo, e neppure i cosiddetti "urtisti", i venditori di souvenir che due giorni fa hanno manifestato impedendo per quasi un' ora l' accesso dei turisti all' Anfiteatro Flavio.

 

bancarelle befana piazza navona bancarelle befana piazza navona

E a guardare la scena dal monitor del computer, durante la diretta del Corriere.it, si veniva catapultati nel bel mezzo di una guerra tra "noi poveracci che proteggiamo i turisti dagli zingari" (così dicevano gli urtisti) e "gli abusivi davvero" (e partiva l' accusa degli urtisti e dei centurioni contro "l' edicolante che s' è fatto l' edicola di venti metri" e "il bangladescio che s' è arricchito" mentre "qua noi pagamo 12 mila euro de tasse"). "Semo regolaaaari", gridava il capo-urtista, avvicinandosi minacciosamente alle transenne e prendendosela con Diego Della Valle, pagatore di restauri ma anche uomo nero che "se vole pijà tutto".

 

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E nel suo reportage su Repubblica Francesco Merlo descriveva i "legionari -patacca" in flash mob, ciascuno con "una sua dolente storia personale di impoverimento", come "squadroni" del "piccolo malaffare urbano" che "caricano e irrompono nel Colosseo come la fanteria pesante di Tito Livio al grido di battaglia 'se nun magnamo noi / nun magnate manco voi / e nun magna nemmanco Della Valle'" (riecco lo).

 

Poi, nella lotta tra Decoro e Degrado, spunti la notizia che pare inventata: trattasi della storia della "benedizione apostolica personalizzata su pergamena pontificia con tanto di emblemi della Santa Sede e di fotografia di Papa Francesco" (ma falsa). Pare che la Guardia di finanza abbia sequestrato nei giorni scorsi tremilacinquecento pergamene contraffatte, per giunta nella giornata in cui il ministro dell' Interno Angelino Alfano e il comandante generale della Guardia di finanza Saverio Capolupo presentavano i primi risultati del piano d' azione "Jubilaeum" contro le forme di abusivismo e frodi legate all' Anno Santo.

bancarelle befana piazza navona bancarelle befana piazza navona

 

E un Alfano dolente prendeva la parola per dire che sì, lo sapevano, al ministero, "che il Giubileo sarebbe stato aggredito dal malaffare e dai truffatori", e che sì, si erano "attrezzati per il contrasto", tanto che nella prima settimana d' azione anti taroccamento erano stati sequestrati "già un milione di prodotti". Ma la storia della pergamena si rivelava suggestiva per i maniaci delle dietrologie sul web, anche perché la stamperia abusiva delle "benedizioni apostoliche" recanti i finti stemmi papali, con dicitura personalizzata e in quattro lingue, si trovava dietro al Vaticano, particolare di per sé capace di ispirare trame alla "Codice Da Vinci".

 

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E quella vendita di benedizioni false riportava alla mente dei più impressionabili e complottisti tra i pellegrini le peggiori reminiscenze scolastiche, tanto che sui commenti internet tiani alla notizia spuntava a un certo punto il post di tale "Luca C.", che nella foga gridava addirittura alla "vendita delle Indulgenze".


Intanto, in città, l' azione commissariale antidegrado si dispiega nel modo più prefettizio possibile, senza grancassa ma pure senza apparente permeabilità alle critiche (e però il concerto di Capodanno dev' essere l' eccezione che conferma la regola, se è vero che l' accerchiamento degli illustri sostenitori della festa di piazza ha fatto sì che infine si producesse nel prefetto il ripensamento, a patto che gli sponsor coprissero tutte le spese).

 

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E però a un certo punto, vista l' aria generale di austerity e mestizia, i gestori dei locali di Trastevere, quelli che la sera vedono fiorire (o infuriare, a seconda dei punti di vista) la cosiddetta "movida", si sono preoccupati: "Non è che questo (sempre Tronca, ndr) ce vie' a chiude' tutti a mezzanotte?", è il timore di un barman a due passi da Piazza Trilussa. "Che famo se questi vanno a pija' i regazzetti 'mbriachi a Santa Maria in Trastevere?", è l' interrogativo di un pizzaiolo in zona San Francesco a Ripa.

 

E l' ansia preventiva dello spegnimento rende il clima della Roma del 2015 simile a quello della Bologna del 2008, quando Sergio Cofferati, allora sindaco -sceriffo, vietava, in funzione anti -bivacco, la vendita di bevande alcoliche e quasi quasi pure dei panini bisunti nelle piazze del fancazzismo studentesco.

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E si sta come d' inverno aspettando la prossima ordinanza, anche se ancora in balìa della piaga biblica: il guano degli uccelli migratori che quest' anno non se ne sono ancora andati nei paesi caldi (e nulla ha potuto la tentata soluzione pulp: scatenare dei falchi texani per attaccare i migratori in volo e provocare così il cambiamento di rotta.

 

Risultato: nessuno, a parte lo spavento non dei migratori ma dei passati che un pomeriggio, nei pressi di Largo Argentina, guardando per terra, hanno visto inspiegabili, sparuti cadaveri di volatili tra una fermata di taxi e un marciapiede - e l' immaginazione stavolta correva non dalle parti di Dan Brown ma di Paul Thomas Anderson, che in "Magnolia" faceva piovere rane dal cielo.

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