SFA-CIELO - FORSE LA CACCIA ALLA TALPA IN VATICANO HA DATO I SUOI FRUTTI: A DARE IN PASTO AI GIORNALI DOCUMENTI RISERVATI SAREBBE STATA LA “CORDATA” FEDELE AD ANGELO SODANO, CHE FU MALAMENTE FATTO FUORI DA BERTONE - MA ORMAI ANCHE I CARDINALI OSTILI A SODANO DENUNCIANO IL CROLLO DELLA CHIESA: “NON REGGIAMO PIÙ ALLE CRITICHE” - NOMINATI CARDINALI DEI VESCOVI VICINI A BERTONE (COME VERALDI) E TRASCURATI ALTRI CHE INVECE MERITAVANO DAVVERO LA NOMINA...

M.Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"

«Nel Collegio cardinalizio c'è stato un scambio franco, libero e bello» ha commentato ieri pomeriggio il neocardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze rispondendo a una domanda sui «veleni» che si sono addensati sul Vaticano nelle scorse settimane e mesi.
Ecco, in quelle tre parole «franco, libero e bello» c'è un'autentica fotografia di quello che è successo nella riunione di due ore dei cardinali con il Papa.

«Franco e cordiale», del resto, è la formula di rito, nel mondo della diplomazia quando durante gli incontri non ci si limita ai convenevoli, ma si squadernano a fondo i problemi e li si prende di petto, possibilmente per risolverli.

Innanzitutto, un dato numerico. I cardinali giunti a Roma sono stati «solo» 133, comprese le 22 nuove «berrette», su 213 aventi diritto mentre all'ultimo Concistoro, quello del 2010, erano in 150. «Gli assenti (ben 80 «principi» della Chiesa, ndr) si sono scusati per motivo dell'età o della salute o di precedenti impegni inderogabili», recitava venerdì il comunicato della Sala stampa vaticana, ma c'è chi dice apertamente che diversi forfait sono da ricondurre a motivi più legati alle recenti controversie. Altri cardinali hanno lasciato Roma già ieri sera e non parteciperanno alla Messa con il Papa.

Non sono pochi, infine, le porpore che in questi giorni hanno espresso «tristezza» (Antonio Maria Vegliò, presidente pontificio per i migranti), persino «disgusto» (Walter Kasper), per le polemiche in cui è stata trascinata la Santa Sede, per l'aria di scontro che soffia Oltretevere, e per quelle che possono essere le conseguenze per l'alto governo della Chiesa.

Mentre forse sono state individuate le «talpe» che hanno fatto filtrare documenti riservati, almeno in parte transitati per gli uffici della Segreteria di Stato, (principale indiziata la «cordata» fedele al predecessore del cardinale Tarcisio Bertone, Angelo Sodano) e la «manina» che li ha recapitati ai giornali italiani.

Ebbene, 27 porporati, cioè quasi un terzo dei cardinali presenti al Concistoro (se si escludono le nuove «berrette») hanno preso la parola per esprimere le loro preoccupazioni per una situazione che risulta in gran parte incomprensibile ai non italiani e che sembra aver fatto ritornare indietro gli orologi del tempo della Curia romana.

In particolare i cardinali Julian Herranz Casado, membro numerario dell'Opus Dei, che per oltre trent'anni ha vissuto al fianco di san Josémaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus, creato cardinale nell'ottobre 2003 da Giovanni Paolo II e king maker dell'elezione di Ratzinger.

«Non reggiamo più alle critiche», avrebbe detto nella sostanza. Altre preoccupazioni sono state espresse dal Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, Antonio Canizares Llovera (ratzingeriano di ferro), che nel Concistoro «pubblico», venerdì ha svolto una relazione invitando la Chiesa a purificarsi e a fare penitenza.

Infine, è intervenuto l'arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schonborn, uno dei RatzingerSchuler, degli allievi di Ratzinger, che è stato in passato un accusatore pubblico del cardinale Sodano tanto veemente da dovere poi, anche questa volta pubblicamente, chiedergli scusa, e che quindi non può certamente essere «accusato» di far parte della «sua» cordata.

Tutti e tre questi influenti cardinali hanno detto a Benedetto XVI che lo stile di governo centrale della Curia romana ormai rischia di travolgere la vita della Chiesa nel mondo. Herranz in particolare ha lamentato il fatto che mentre sono stati «promossi» cardinali vescovi italiani ritenuti vicini al segretario di Stato (come ad esempio Giuseppe Versaldi, nominato a settembre prefetto degli Affari Economici della Santa Sede) sono stati tenuti fuori dal Concistoro esponenti di primo piano della Chiesa nel mondo ed in Europa.

Dall'arcivescovo di Bruxelles, André Léonard, (una diocesi che si sta riprendendo dalle ferite dello scandalo della pedofilia) all'arcivescovo cattolico di Londra Vincent Nichols (dove la Chiesa sembra vivere una nuova giovinezza).

Il caso più clamoroso di mancata elevazione alla dignità cardinalizia - per cui sono state espresse riserve al Papa - riguardano però l'arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle a capo della Chiesa filippina, la più numerosa e fervente dell'Asia, un continente in cui vivono ormai oltre cento milioni di cattolici.

Il caso Versaldi è stato un po' la cartina al tornasole del disagio, perché riunisce in sé un altro aspetto del problema di governance denunciato da alcuni cardinali: quello che riguarda le finanze del Vaticano.

L'amoveatur dal vertice del Governatorato e il promoveatur come nunzio a Washington di monsignor Carlo Maria Viganò pesa ancora come un macigno, nonostante il «compromesso» raggiunto sulla legge di trasparenza finanziaria e il nuovo assetto nel sistema internazionale, dell'Istituto per le Opere di Religione (Ior).

 

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