- UNA BAMBINA IN OSTAGGIO - LA SEQUENZA DEL “RAPIMENTO” KAZAKO NEL MEMORIALE DI ALMA -

Come un film dell'orrore: per fiaccare Alma Shalabayeva gli agenti italiani usarono la paura per la sorte di sua figlia - Il ruolo di “Laura”, spietata esecutrice di ordini trasmessi in continuazione (da chi?) - La folle corsa dell'agente con la piccola usata come esca....

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Stralcio del "Memoriale" di Alma Shalabayeva dal "Financial Times" - pubblicato da Il Fatto Quotidiano - Traduzione di Carlo Antonio Biscotto

ABLYAZOV CON MOGLIE E FIGLIAABLYAZOV CON MOGLIE E FIGLIA

Nel pomeriggio una donna fece improvvisamente la sua comparsa nell'ufficio dietro il vetro divisorio. Aveva i capelli chiari. Era italiana, tra i 35 e i 45, più alta di me, 1,70 circa, di corporatura media. Non credo fosse bionda naturale, sembrava essersi tinti i capelli. Portava gli occhiali. Cominciò immediatamente a urlarmi contro. Non si presentò nemmeno. Non faceva che urlare accusandomi di aver falsificato il passaporto. Parlava un pessimo inglese, ma riuscivo a capirla.

Il passaporto della moglie di Mukhtar AblyazovIl passaporto della moglie di Mukhtar Ablyazov

Si comportava in maniera imprevedibile. Un momento urlava, poi improvvisamente cominciava a sorridere e mi prometteva che mi avrebbero rimessa presto in libertà. Non riuscivo a capire quale era il suo scopo e mi sfuggivano le ragioni di questo spettacolo. Ero già emotivamente esausta e le sue urla rischiavano di causarmi uno scoppio di pianto. A fatica riuscii a controllarmi.

ABLYAZOV CON LA FIGLIAABLYAZOV CON LA FIGLIA

Mi portarono nella zona dove si trovavano gli uffici e dove c'erano una ventina di persone. Tra loro riconobbi alcuni che avevano fatto irruzione in casa mia il 29 maggio. Ce n'erano diversi. Chiesi ancora una volta di vedere un avvocato. Una donna con i capelli chiari e tagliati corti mi si avvicinò. Era la stessa donna che avevo conosciuto quando mi avevano portato all'ufficio immigrazione, che mi si era rivolta urlando.

"LA BIMBA AI MIEI UOMINI"
Allora non sapevo come si chiamava, ma la riconobbi immediatamente. In seguito mi disse di chiamarsi Laura. Non so se era il suo vero nome. Laura mi si avvicinò, mi sorrise: "Ti prego di chiamare tua sorella e di dirle di affidare la bambina alle persone che sono venute a casa tua". Ebbi una reazione di enorme paura. Quali persone? Perché devo affidare a loro mia figlia? Chiesi ancora di vedere un avvocato e mi rifiutai. Lei insisteva.

ABLYAZOV CON LA FIGLIAABLYAZOV CON LA FIGLIA

Mi disse: "Ora potrai vederla. Tua figlia non l'hai più vista e sicuramente le manca la madre. Se non telefoni la porteranno in prigione e non potrai vederla". Risposi che non avrei telefonato e che insistevo per vedere un avvocato. Tirai fuori il foglietto con il numero dell'avvocato e dissi: "Mi dia un telefono per cortesia". Laura mi strappò il foglietto dalle mani e lo fece a pezzi. Rimasi di sasso! A giudicare dalla risolutezza del suo comportamento evidentemente stava eseguendo alla lettera gli ordini che le erano stati dati. Mi disse che per legge non potevo parlare con un avvocato.

Era presente anche l'italiano che parlava russo. Anche lui cercava di convincermi a telefonare a mia sorella. Laura fece il numero di uno dei suoi che era a casa mia. Mi passarono mia sorella: singhiozzava al telefono. Mi disse che erano tornati, volevano la bambina e non le facevano chiamare gli avvocati. Urlai: "Non darle la bambina, non andare da nessuna parte senza gli avvocati!".

Non appena sentì la parola russa "advokat", Laura mi strappò il telefono di mano. Tremavo. Mi ordinarono di mettermi a sedere e di aspettare. Poi d'improvviso tutti si agitarono. Mi dissero che dovevamo andare. "Dove?", chiesi. L'italiano che parlava russo mi disse: "Deve andar via". "Devo telefonare al mio avvocato", replicai.

La moglie di Mukhtar Ablyazov con la figliaLa moglie di Mukhtar Ablyazov con la figlia

"È impossibile. Per legge lei se ne deve andare". Laura mi disse che mi avrebbero condotto in auto da mia figlia. Gli altri mi spinsero: "Andiamo, andiamo!". Mi condussero in strada e mi fecero salire su un minibus. Intorno a me c'erano più di dieci persone; alcuni erano gli stessi che avevano fatto irruzione in casa mia.

LESPULSIONE DI ALMA SHALABAYEVALESPULSIONE DI ALMA SHALABAYEVA

"MI HA REGISTRATO"
Laura si sedette accanto a me. Li sentii parlare di Ciampino e capii che eravamo diretti lì. Anche l'italiano che parlava russo salì a bordo del minibus. Si sedette dietro di me e non ebbi modo di parlargli. Durante il tragitto Laura cominciò a parlare con me. Mi fece qualche domanda che, considerate le circostanze, mi apparve strana. "Perché pensi che le cose vadano così male in Kazakistan?".

Cominciai a raccontarle come veniva trattata l'opposizione, le dissi che Nazarbayev era una persona spaventosa, che si serviva degli altri per i suoi sporchi affari e che voleva assassinare mio marito. Mi chiese che rapporti aveva Nazarbayev con il presidente russo. Le risposi che avevano ottimi rapporti. Quando finii di parlare, senza nemmeno tentare di dissimulare quello che stava facendo, tirò fuori il telefono che aveva nascosto da qualche parte e interruppe la registrazione. Capii che aveva registrato tutto quello che avevo detto. Laura rimase sempre accanto a me.

LESPULSIONE DI ALMA SHALABAYEVALESPULSIONE DI ALMA SHALABAYEVA

Ogni tanto usciva per fare una telefonata e ovviamente prendeva in continuazione ordini da qualcuno. Cercava di calmarmi: mi diceva che tutto sarebbe andato bene e che ci avrebbero permesso di tornare a casa. Mi fece vedere la foto di suo figlio di nove anni. D'improvviso, intorno alle 18, Laura entrò nella stanza. Afferrò mia figlia e scappò con lei. La rincorsi. Laura attraversò di corsa tutto l'aeroporto.

Portava mia figlia in braccio e scherzava con lei facendole il solletico e fingendo che si trattasse solo di un gioco. Io le rincorrevo. In quel momento non pensavo a nulla. Laura con mia figlia in braccio correva verso un minibus che si trovava nella zona interna dell'aeroporto, praticamente sulla pista. Salì sul minibus e io la seguii. Il minibus si mosse. Ecco in che modo mi attirò con l'inganno nel minibus. Aluasha non aveva capito nulla. Sull'autobus, Laura fece sedere la bambina tra noi.

shalabayeva kaza bigshalabayeva kaza big

Le chiesi cosa stava succedendo, dove stavamo andando. Non disse nulla che potesse avere un senso. Sull'autobus accanto a noi c'erano altre cinque persone. A parte Laura, erano tutti armati. Vedevo le armi sotto le giacche. Erano tutti italiani. Sul minibus c'era anche l'italiano che parlava russo. Dissi a Laura: "Laura, chiedo l'asilo politico!". Mi rispose con tono affettuoso: "Ormai è troppo tardi. Tutto è già stato deciso".

 

 

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