MI MANDA PLATINI - GIANNI INFANTINO INCASSA L’APPOGGIO DEL SUDAMERICA E RILANCIA LA SFIDA ALLO SCEICCO AL KHALIFA PER LA PRESIDENZA FIFA: “MONDIALE A 40 SQUADRE, PIU’ INTROITI E TRASPARENZA” - SARANNO DECISIVI I VOTI DELL’AFRICA (SEMPRE MENO TENTATA DA SEXWALE) - -

Fuori gioco Platini, lo sfidante più credibile di Al Khalifa è lo svizzero di origini italiane Gianni Infantino: “Riassegnare il Mondiale 2022 (andato al Qatar tra le polemiche) se verrò eletto? No. E perché mai? Cinque anni fa, il Qatar ha partecipato a un regolare processo di candidatura...”

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Guido De Carolis e Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”

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Con un colpo di pinna felpato, e una navigazione molto trasversale, il delfino ha sbranato il pescecane. Fuori gioco Michel Platini, il presidente Uefa azzoppato dalla squalifica di otto anni (la stessa sentenza di Sepp Blatter, cui è saldato a vita dalla madre di tutti i bonifici: 1,8 milioni di euro costati carissimo), dalla panchina si è alzato con un guizzo il segretario dell' ex Roi, l' eterno secondo sdoganato dagli eventi.
 

Il giorno del suo 46esimo compleanno (23 marzo) Gianni Infantino da Briga, Canton Vallese come Blatter, carisma grigio da burocrate e radici italiane, potrebbe spegnere le candeline da presidente della Fifa (Congresso straordinario a Zurigo il 26 febbraio).

AL KHALIFA AL KHALIFA

 

Piace all' Europa (ma non è un plebiscito), solletica il centro America (7 Federazioni sono con lui), ieri ha incassato l' endorsement della potente Conmebol, la Confederazione sudamericana. E fanno, a occhio e croce, una settantina di voti.

 

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La promozione di Infantino a Blatter della terza Repubblica del calcio passerà attraverso la sua capacità di scalare Africa (rivolta a Oriente e sempre meno tentata da Tokyo Sexwale) e Asia (già sedotta dallo sceicco del Bahrein) in un mese. Lo sfidante più credibile di Shaikh Salman bin Ebrahim Al Khalifa è lui, l' ineffabile Gianni che tenta il triplo carpiato con doppio avvitamento, dall' Europa al mondo.

Signor Infantino, quali sono oggi i suoi rapporti con Michel Platini, l' erede designato alla poltrona della Fifa cui per sette anni ha fatto da luogotenente?
«Avevo e manterrò sempre una straordinaria relazione con Monsieur Platini. Mi auguro che il suo procedimento davanti alla Commissione etica sia equo e veloce, di modo da chiarirne la posizione e riabilitarne il nome. Senza Michel, il mio obiettivo è cambiato: diventare il prossimo numero uno della Fifa».

Platini è colpevole, secondo lei?
«Per ovvie ragioni non posso rispondere a questa domanda. Se lo conosco, Michel arriverà fino in fondo senza lasciare nulla di intentato».

Cosa l' ha spinta a candidarsi per la Fifa?
«Il calcio è un valore dominante per moltissime persone nel mondo e impatta le vite di più gente di quanta immaginiamo. È per gli appassionati che, ora, dobbiamo prendere le giuste decisioni. La sfide che la Fifa dovrà affrontare sono enormi ma io credo di avere l' esperienza giusta, la visione chiara e la determinazione per pilotare i cambiamenti necessari. Il calcio va restituito alla Fifa e la Fifa al calcio».

Bello slogan. Come?
«Ho lavorato 15 anni all' Uefa, la metà come segretario generale. Il calcio è il primo dei miei pensieri, la massima tra le mie priorità. Ho sempre combattuto per il bene del calcio: migliorare gli eventi, far crescere gli introiti, spazzare via le discriminazioni, applicare una buona governance che soddisfi tutte le Federazioni. È questo l' approccio con cui mi propongo».

Perché l' Uefa, a differenza della Fifa, non ha mai avuto scandali clamorosi?
«Democrazia, amministrazione seria, professionalità: questi sono i criteri che ci hanno sempre guidato».

E perché, invece, la Fifa è diventata la terra della corruzione e delle mazzette?
«La Fifa sta attraversando un periodo difficilissimo, ammettiamolo. Benché la sua reputazione sembra compromessa, io penso che se riusciamo a riportarla al centro del villaggio, riformandola con lungimiranza e trasparenza, la Fifa tornerà a essere un' istituzione seria e rispettata».

Come interverrà, se il 26 febbraio verrà eletto a Zurigo dalle 209 Federazioni?
«Il mio manifesto ha tre capisaldi: riforme e buona governance, democrazia e partecipazione, sviluppo. Chiaramente ricostruire la fiducia dei tifosi, degli stakeholder e degli sponsor è prioritario: in questo senso la Fifa deve diventare più moderna, agile, trasparente.

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Urgono cambiamenti strutturali e culturali, serve un salto di mentalità. Nascerà un nuovo Consiglio, introdurrò mandati a termine per i dipendenti, a partire dal presidente; gli stipendi saranno rivelabili, la disciplina un dovere, i contratti risponderanno a bandi pubblici».

A che punto dell' ordine del giorno ha inserito il calcio giocato?
«Lo rafforzeremo con programmi di sviluppo, faremo crescere il Mondiale (sono favorevole alla partecipazione di 40 squadre, con un criterio di rotazione in base a cui ogni Confederazione dovrà aspettare almeno due edizioni per poter ospitare di nuovo il torneo), apriremo il dibattito sull' uso delle tecnologie e creeremo un sistema di trasferimenti dei giocatori chiaro e limpido. Inoltre vorrei coinvolgere grandi ex per promuovere il calcio come forza sociale, non solo sport.

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Ho in mente un team di leggende Fifa che coinvolgano nei progetti i giocatori in attività e fungano da testimonial».
 

Lo Sceicco Al Khalifa vorrebbe assumere sir Alex Ferguson come consigliere.
«Non commetterò l' errore di sottovalutarlo, infatti».
Quindi non c' è un ticket tra lei e Al Khalifa.
«No. Non esiste nessun accordo. Corro da solo e sono fermamente convinto di farcela».

Teme che l' Africa (Caf) con i suoi 54 voti possa essere l' ago della bilancia a favore del suo rivale?
«Quello che so è che i miei viaggi dell' ultimo mese - recentemente sono stato a Kigali, in Ruanda - hanno ottenuto vasti consensi, Africa inclusa. Vado avanti con entusiasmo».

Il gioco delle alleanze, in ogni caso, sarà decisivo per l' elezione. Come convincerà a votarla gli amici storici di Blatter o i fedelissimi (Asia) dello sceicco?
«L' elezione della Fifa non è una guerra di Confederazioni. È un atto di fiducia su un futuro quantificabile in un decennio, e oltre. Dalle superpotenze alla piccola isola del Pacifico, tratterò ogni membro Fifa con lo stesso rispetto. È ciò che ho sempre fatto alla Uefa».
 

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I voti, di solito, si ottengono lasciando intravedere lauti guadagni.
«Il Mondiale, nell' incremento degli introiti, è centrale. Oltre a lavorare sull' edizione a 40 squadre, mi impegnerò a ridistribuire almeno il 50% del gettito Fifa ai Paesi membri per potenziare lo sviluppo del calcio nel mondo».

Valuterà se riassegnare il Mondiale 2022 (Qatar, tra le polemiche), se verrà eletto?
«E perché mai? Cinque anni fa, quando ha ottenuto la Coppa del mondo, il Qatar ha partecipato a un regolare processo di candidatura. Non contribuirò a queste speculazioni. Guardiamo oltre».

Dove origina la sua passione per il calcio?
«Da bambino, come tutti, ho giocato. Oggi sono un grande tifoso, ma non vi dico di chi.
Sarebbe sleale, nella mia posizione».

Cosa rimane delle sue radici italiane?
«Potrei rispondervi che mangerei pasta tutti i giorni, con ogni sugo possibile e immaginabile. Come la cucina mia mamma, non la fa nessuno. Ho passato il vizio ai miei figli».

L' Italia ha perso peso in Europa?
«Non direi... La Juve in finale di Champions l' anno scorso, l' Italia qualificata per Euro 2016 come prima del girone: siete molto presenti».

Se non verrà eletto, rimarrà alla Uefa?
«Non mi pongo il problema: il 26 febbraio sarò il nuovo presidente della Fifa».

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2. ELEZIONI FIFA: LA CONMEBOL SOSTIENE INFANTINO

Da “euronews.com"

 

Gianni Infantino ha un appoggio in più. La Conmebol, la confederazione sudamericana del calcio, ha annunciato che sosterrà il 45enne svizzero, durante le elezioni presidenziali della Fifa. L’attuale segretario generale dell’Uefa avrà quindi sicuramente il supporto sudamericano, oltre a quello europeo.

INFANTINO AL KHALIFA INFANTINO AL KHALIFA

 

Infantino, il prossimo 26 febbraio a Zurigo, sfiderà gli altri quattro candidati: il Principe di Giordania Ali Bin Al Hussein, lo Sceicco del Bahrain Salman Bin Ebrahim Al Khalifa, il francese Jerome Champagne e il sudafricano Tokyo Sexwale.

BLATTER PLATINI BLATTER PLATINI

 

 

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