berlusconi milan 9

LA STORIA DEL MILAN BERLUSCONIANO BY DOTTO: 6° PUNTATA - I ROSSONERI PAREGGIANO A COMO: E’ IL PRIMO SCUDETTO DELL’ERA BERLUSCONI - AD ARCORE SILVIO E IL PAPA’ LUIGI SI ABBRACCIANO E UN PAIO DI LACRIME SOLCANO IL VISO DI “SUA EMITTENZA: “IL DIFFICILE VIENE ORA, NON CI PERDONERANNO I NOSTRI SUCCESSI” - LO SLIP BIANCO DI GULLIT

Da “La squadra perfetta” di Giancarlo Dotto (ed. Mondadori)

 

 

LA PRIMA PUNTATA DELLA SERIE DI GIANCARLO DOTTO SUL MILAN DI BERLUSCONI

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/giancarlo-dotto-racconta-30-anni-milan-berlusconiano-dall-inizio-130449.htm

  

LA SECONDA PUNTATA

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/storia-milan-berlusconiano-by-giancarlo-dotto-seconda-puntata-130538.htm

 

LA TERZA PUNTATA

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/calcio-dotto-storia-milan-berlusconiano-terza-puntata-arrivano-130649.htm

 

LA QUARTA PUNTATA

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/dotto-story-milan-quarta-puntata-sconfitte-polemiche-parte-male-130703.htm

 

LA QUINTA PUNTATA

http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/storia-milan-berlusconiano-by-dotto-quinta-puntata-gullit-contro-130958.htm

 

 

 

PREMESSA

berlusconi gullitberlusconi gullit

Trent’anni non sono uno scherzo. Sono meno di un respiro, meno di un colpo di tosse, ma non sono uno scherzo. Sono il tempo che corre tra il sorriso maliardo di un seduttore alla conquista del mondo e il ghigno apatico di un pornomane alla sua ultima stazione. Ma la lacrima che scende sul volto di un pornomane stanco vale più dell’intera valle di lacrime.

 

Silvio Berlusconi che lascia il Milan non è uno scherzo. Che lo lascia, per di più, a una misteriosa, indecifrabile company di cinesi. Niente sorrisi, né ghigni. Nessuna onnipotenza infantile o senile. Solo il rumore ottuso dei soldi. Per trent’anni Berlusconi è stato il Milan, lui a San Siro, lui a Milanello che sbarca dai cieli o racconta storie infinite, lui che s’innamora di giocatori e allenatori, lui che li ripudia. Questa non è una svolta epocale. Questo è un lutto. Qualcosa muore e sarà così anche se arriverà Cristiano Ronaldo.

 

E’ una storia che riguarda tutti, a prescindere dal colore della pelle, juventini, interisti, romanisti, napoletani, platiniani e maradoniani. Anche perché, dei tanti suoi trentennali Milan grandiosi, uno di sicuro, quello dei tre olandesi, di Baresi, Maldini, Ancelotti, Donadoni, Evani e Tassotti, è quello che più si è avvicinato nella seconda metà degli anni ’80 al concetto di “squadra perfetta”.

 

berlusconi arrigo sacchiberlusconi arrigo sacchi

Non lo è stato sempre e non sempre per novanta minuti (di sicuro, Milan-Real Madrid, 19 aprile 1989, 5 a 0 a San Siro), ma lo è stato per almeno cinque minuti in ogni partita giocata da che è stato al mondo, padrone del mondo.

 

Otto puntate per raccontare l’era di Berlusconi. Dall’inizio. Da quando scende in elicottero dal cielo e detta la missione: dalla Cavese al tetto del mondo. Un triplo salto mortale. Fino al suo apice. Che è anagramma di epica. Il suo primo, vero Milan, quello di Arrigo Sacchi. Il resto che segue è grandezza sparsa, a volte assoluta, trofei, copertine, sbornie, tutto quello che volete, ma non è epica.

 

 

Sesta puntata (l’epopea di Berlusconi)

E FU SUBITO IMPRESA: DAL POSSESSO PALLA ALL’OSSESSO PALLA

 

MILAN BERLUSCONIMILAN BERLUSCONI

Il Milan pareggia a San Siro con la Juventus, mentre l’ormai collassato Napoli cade anche a Firenze. La domenica del 15 maggio è un serpentone unico che parte da Milano in direzione Como, lungo la via dei Laghi, per l’ultima partita e il punto che basta per lo scudetto. Tremila tifosi a ogni allenamento, ragazzine in delirio, ma anche signori attempati, carabinieri travolti, urla e svenimenti ogni volta, come a un concerto dei Duran Duran.

 

Gilet blù, camicia sbottonata, nodo della cravatta allentato,  aria disfatta, Silvio resta nella sua villa di Arcore davanti al televisore, al suo fianco Luigi, il padre ottantenne. “Abbiamo fatto tutto quello che serviva, la mia presenza non era necessaria a Como”. Ha dormito tre ore il presidente, una in meno della sua media. Incredibile solo a immaginarlo oggi, ma il Napoleone della televisione è costretto a seguire la partita scudetto del suo Milan sintonizzato su Telelombardia.

 

galliani van bastengalliani van basten

Non c’erano ancora le tivù satellitari, meno che mai quelle digitali e ci si deve contentare della diretta dallo studio collegato con i campi. Segna Virdis dopo due minuti e Berlusconi decide che può bastare. Mentre tutta la Milano milanista ha il fibrillatore di scorta e il fiato sospeso, lui, l’eccentrico presidente, prende sottobraccio lo stupefatto inviato della Gazzetta, e se lo porta a spasso per i circa cento ettari della tenuta, a salutare Zeus, Fulmine, Dolores, Dalila e Sansone, i cavalli della sua scuderia, a visitare l’avveniristico eliporto, e poi il recinto con i canguri, l’immenso orto botanico, le panchine disegnate e scolpite da Pietro Cascella, sempre scortati da Primo, il custode della scuderia, che tiene accesa una gracchiante radiolina da cui la voce di Ciotti annuncia sinistra che il Napoli vince a Genova.

 

berlusconi sacchi baresiberlusconi sacchi baresi

Rientrati all’interno della villa trovano papà Luigi molto eccitato. Mentre Berlusconi sta amabilmente intrattenendo l’ospite sul quinto figlio che nascerà ad agosto, il Como  pareggia e il presidente rientra finalmente in partita, con tutto il disappunto del caso. Un minuto prima del fischio finale chiama la segretaria e si fa portare una bottiglia di champagne.

 

“Lo scudetto è nostro. Posso darti un bacio?” fa tenerissimo papà Luigi al figlio. I due si abbracciano commossi e un paio di lacrime, giura l’inviato della Gazzetta, solcano il viso di Berlusconi, mentre dallo studio di Telelombardia e all’esterno della villa è tutto uno schiamazzo rossonero. “Il difficile viene ora, non ci perdoneranno i nostri successi”.

 

BERLUSCONI MILANBERLUSCONI MILAN

Sul tavolo di Berlusconi, sotto le coppe di champagne, restano bagnati e stropicciati i fogli con le tre formazioni del Milan abbozzate a mano dal presidente, una con Borghi, l’altra con Rijkaard.  Nella terza c’è anche Gianluca Vialli. “Non ho perso le speranze”, fa lui trasognato.

 

Arrigo Sacchi dentro i suoi rayban a specchio sembra un automa groggy in precario equilibrio sulle gambe. Incrocia Burgnich, allenatore del Como, e non lo riconosce. Cerca di raggiungere i ragazzi sotto la curva festante ma sono loro che raggiungono lui in mezzo al campo. Gullit si fa notare come sempre, nudo, enorme, lo slip bianco. Riesce ad esultare anche Giovanni Galli, alla fine di un campionato magnifico e frustrante allo stesso tempo, tante vittorie ma anche dodici “senza voto” in pagella. Baresi e compagni afferrano l’omarino e lo issano in trionfo, cinque, sei volte, poi lo lasciano a Gullit che lo strizza come un peluche. Tutto bagnato e macchiato di champagne e non si sa di che altro, lui ringrazia tutti, chiunque.

berlusconi gallianiberlusconi galliani

 

“Adesso vorrei tornare a casa, prendermi una ciucca, la prima della mia vita e risvegliarmi campione d’Italia. Sono felice, ma a Napoli ero forse ancora più felice, sicuramente più commosso”.  Più forte di lui. Deve sempre infilare la frase controcorrente. Lo tirano tutti per la giacca, lo chiamano, lo intervistano, lo aspettano al pullman e gli concedono solo pochi secondi, un lampo, per ripensare dieci mesi, tutta una vita, da Fusignano a Como, passando per Napoli. Il Milan vince il suo undicesimo scudetto dopo nove anni di guai assortiti, passando dal passo danzato di Liedholm al passo di carica di Sacchi. Dal possesso all’ossesso palla.

berlusconi 7berlusconi 7

 

berlusconi sacchiberlusconi sacchi

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?