COME PICCHIA PIECH – IL PATRON DELLA VOLKSWAGEN ALLO SCONTRO CON L’AD WINTERKORN – LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È IL FLOP NEGLI STATI UNITI, MA PESA ANCHE IL SOSPETTO SU CHI MISE IN GIRO LA VOCE CHE PIECH FOSSE MALATO

Il Grande Vecchio della casa tedesca, 77 anni, in questo momento ha tutti contro: dal cugino azionista Wopo Porsche, ai sindacati, alla Bassa Sassonia (20% dei diritto di voto) fino ad Angela Merkel. Ma la resa dei conti è appena cominciata…

Condividi questo articolo


Pierluigi Bonora per “il Giornale

 

PIECH, RESIDENTE VOLKSWAGEN PIECH, RESIDENTE VOLKSWAGEN

Ferdinand Piëch, il Grande Vecchio del gruppo Volkswagen, è come gli elefanti: ha la memoria lunga. Ed è forse da ricercare anche in questo aspetto, oltre ai motivi di cui si è discusso in questi giorni (flop di Volkswagen negli Usa, bassa marginalità, mancato lancio di un marchio low cost) la goccia che ha fatto traboccare il vaso con la conseguente sconfessione dal suo «ad» Martin Winterkorn.

 

I bene informati fanno risalire alle giornate antecedenti l'apertura del Salone di Francoforte del 2013, l'incrinatura dei rapporti tra Piëch e il suo ex pupillo. Una di quelle mattine, il Grande Vecchio era sobbalzato alla lettura del quotidiano Handelsblatt, secondo il quale egli (ora ha 77 anni) sarebbe stato in precarie condizioni di salute e, a quel punto, avrebbe preso in considerazione di passare il mandato della guida del gruppo proprio a Winterkorn.

 

FERDINAND PIECH E URSULA FERDINAND PIECH E URSULA

 «Non userò la ghigliottina finché non avrò saputo chi ha messo in giro queste notizie», lo sfogo immediato di Piëch. A questo punto c'è chi ipotizza che dietro la resa dei conti in atto, dopo l'intervista del presidente del consiglio di sorveglianza allo Spiegel, ci sia anche il forte sospetto che le voci circolate nel 2013 siano partite, più o meno volontariamente, da Winterkorn. Ed ecco allora la ghigliottina pronta a cadere sulla testa dell'ad.

 

Ma a scatenare il terremoto ai vertici del gruppo industriale più importante della Germania - e pronto ad assumere la leadership mondiale dei costruttori di auto - è anche il fatto che Piëch non tollera che gli si faccia ombra. E la forte personalità di Winterkorn, manager che tiene tutto sotto controllo (il raggio d'azione spazia sui 12 marchi del gruppo) e non ammette contestazioni, di ombra in questi ultimi anni gliene starebbe facendo. «L'uscita di Piëch è un vero atto d'imperio, il modo di far vedere chi ha le palle all'interno del gruppo. E non sono poi da dimenticare i tanti scheletri nell'armadio che Piëch conserva, anche sulle vicende relative allo scandalo dei viaggi di piacere di cui hanno beneficiato alcuni sindacalisti», commenta un osservatore.

FERDINAND PIECH FERDINAND PIECH


Fin qui alcuni retroscena. Intanto, nemmeno il successo della nuova Passat, che si è fregiata del titolo di «auto dell'anno», è servito a placare l'ira del Grande Vecchio, il quale imputa a Winterkorn le continue difficoltà del marchio Volkswagen negli Usa. Dal nuovo Suv compatto Cross Coupé Gte, presentato a Detroit e annunciato tra il 2016 e il 2017, si attende quello scossone capace di invertire la tendenza. Del resto, gli Usa sono sempre stati il tallone d'Achille di Volkswagen.

 

MARTIN WINTERKORN jpeg MARTIN WINTERKORN jpeg

 E Piëch, prima di passare la mano, punta a vincere questa sfida. Una soluzione potrebbe essere quell'alleanza con Fca, di cui si è ipotizzato. «Un accordo in tale direzione - spiega un analista - garantirebbe a Volkswagen soprattutto una maggiore visibilità, in quanto si appoggerebbe sulla capillare rete commerciale di Chrysler». Piëch, dal canto suo, in questo momento ha tutti contro: dal cugino azionista Wopo Porsche, ai sindacati, alla Bassa Sassonia (20% dei diritto di voto) fino ad Angela Merkel. Ma è solo l'inizio di una nuova storia.

MERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGEN MERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGEN OPERAI TEDESCHI VOLKSWAGEN OPERAI TEDESCHI VOLKSWAGEN

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…