FISCO PER FIASCO - APPLE PAGA ALL’ITALIA 318 MILIONI DI EURO DI TASSE NON VERSATE - IL GRUPPO DI CUPERTINO NON HA VERSATO PER 5 ANNI IMPOSTE PER UNA CIFRA VICINA AL MILIARDO - NONOSTANTE L’INTESA CON L’AGENZIA DELLE ENTRATE, I TRE TOP MANAGER INDAGATI RISCHIANO ANCORA IL PROCESSO

1 - LA APPLE SI PIEGA E PAGA 318 MILIONI DI TASSE ALL’ITALIA

Emilio Randacio per “la Repubblica”

APPLE SAN FRANCISCO APPLE SAN FRANCISCO

 

Un assegno da 318 milioni di euro che finisce dritto nelle tasche dell’Erario. E’ quello che ha dovuto staccare ieri mattina Apple Italia. Unica via di scampo per il colosso americano di Cupertino fondato da Steve Jobs, per sanare una evasione fiscale per cinque annualità che sfiora – secondo l’accusa – il miliardo di euro.

 

Dopo mesi di trattative, l’intesa è stata formalizzata. Un lavoro estenuante tra Agenzia delle Entrate e un pool di legali che difende la casa della «Mela» (in sede penale patrocinata dall’ex ministro della Giustizia Paola Severino). Lo sviluppo è legato a doppio filo agli l’avvisi di garanzia che, nel marzo scorso, il procuratore aggiunto Francesco Greco e il pm Adriano Scudieri, inviano all’amministratore delegato di Apple Italia, Enzo Biagini, al direttore finanziario, Mauro Cardaio e al numero uno della società irlandese, Apple Sales International, Micheal O’Sullivan.

 

TIM COOK ALLA D11 CONFERENCETIM COOK ALLA D11 CONFERENCE

L’accusa parla di «omessa dichiarazione dei redditi» dal 2008 fino alla dichiarazione dei redditi 2013. Circa 880 i milioni di euro in tutto, di Ires (l’imposta sui redditi delle società) evasa – sostengono i magistrati – tra il 2008 e il 2013.

 

La cifra versata è esattamente quanto richiesto nei verbali di accertamento. La società ha quindi accettato tutti i rilievi delle ispezioni che ha visto impegnati l’Anti-frode, l’Ufficio grandi contribuenti e il ruling delle Entrate. E la formalizzazione dell’accordo crea un precedente importante, visto che proprio Apple ha altre pendenze in Paesi Ue.

APPLEAPPLE

In Italia, come però anche nel resto d’Europa, Apple fa riferimento alla società irlandese, che ha una fiscalità più favorevole rispetto alla nostra.

 

Gli inquirenti, nell’avviso di garanzia, definiscono Apple Italia come «una struttura svincolata rispetto alle attività ausiliare svolte dalla società residente, che svolge una vera e propria attività di vendita sul territorio per conto di Apple Sales International». In soldoni, il fatturato di quanto venduto in Italia, viene messo a bilancio in Irlanda per pagare meno tasse. Da qui, il calcolo degli 880 milioni di Ires evasa.

 

Per i tre manager Apple indagati, l’accordo con il fisco non cancella la posizione processuale. Scudieri, tre mesi fa ha chiuso l’inchiesta ed è possibile che, dopo la ratifica dell’accordo, formalizzi anche la richiesta del rinvio a giudizio, ma con la chiusura della pendenza fiscale, la posizione dovrebbe alleggerirsi.

 

Il meccanismo della cosiddetta «esterovestizione» non è nuovo agli stessi magistrati milanesi, che contestano a un’altra multinazionale americana del calibro di Google, una presunta maxievasione da quasi un miliardo. Anche in questo caso, l’Agenzia delle Entrate sta trattando con i vertici italiani del numero uno al mondo dei motori di ricerca, per trovare un accordo. La cifra su cui si cerca di chiudere la pendenza si aggirerebbe sui 150 milioni di euro.

 

evasione-fiscaleevasione-fiscale

2 - COLPITI I MAESTRI DEL “TURISMO FISCALE” ORA L’ELUSIONE GLOBALE È PIÙ DIFFICILE

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

Fisco contro Apple: uno a zero. La notizia è importante e positiva. È perfino clamorosa, perché è lo Stato italiano a vincere una battaglia che crea un precedente internazionale. Altri paesi dell’Unione europea potrebbero — dovrebbero — sfruttare il successo italiano. Ieri Apple ha accettato di pagare 318 milioni di multa. La cifra sanziona un’elusione fiscale che è una piaga planetaria.

 

EVASIONE FISCALE EVASIONE FISCALE

I Padroni della Rete sono maestri in questo gioco ma non sono i soli. Anche tante multinazionali della Old Economy, italiane incluse, sfruttano la “concorrenza fiscale” tra Stati, spostano le sedi giuridiche in paradisi offshore, e sottraggono risorse immense alle comunità nazionali. Gli Stati sembrano poveri, non hanno risorse da investire per la ricerca, per l’occupazione, per il Welfare, ma tante ricchezze sono diventate di fatto esentasse.

 

Di questa piaga si sono occupati a più riprese i summit del G20, il Fondo monetario internazionale e l’Ocse. Di recente una presa di coscienza ha cambiato gli equilibri politici. All’ultimo meeting del Fmi a Lima fu raggiunta un’intesa di principio per recuperare questa base imponibile. Dai proclami di principio ai primi risultati concreti, stavolta non abbiamo dovuto aspettare un’eternità.

 

Evasione FiscaleEvasione Fiscale

Il fisco e la giustizia italiana hanno ottenuto ragione su un principio elementare: le tasse vanno pagate là dove si generano i profitti. Non è ammissibile il gioco delle manipolazioni contabili per cui un profitto realizzato attraverso vendite sul territorio italiano, venga “assegnato” ad una filiale estera, situata in un paese dove l’aliquota è irrisoria.

 

Non è un caso che la vicenda abbia per protagonista proprio la società creata da Steve Jobs nella Silicon Valley e oggi diretta da Tim Cook. Un simbolo di modernità e di successo, un’icona, una fucina d’innovazioni onnipresenti nella nostra vita quotidiana. Ma anche negli Stati Uniti la stessa Apple è diventata il simbolo di una perversione. Fu nel corso di un’infuocata audizione al Senato di Washington, nel maggio 2014, con Cook come testimone e imputato.

 

Evasione FiscaleEvasione Fiscale

Gli americani scoprirono allora che la regina incontrastata della Borsa, con una montagna di cash superiore ai 150 miliardi, in alcune sue filiali pagava un’aliquota tra il 2% e lo 0,05% (contro quella legale del 35%). Le conclusioni di quell’inchiesta del Senato furono da shock. Gli esperti fiscali di Washington definirono la struttura societaria di Apple come “un’alchimia”, una ragnatela di “società fantasma”.

 

L’azienda- simbolo della modernità, fondata da un guru del buddismo zen, ha disseminato filiali nei quattro continenti, giostrando la collocazione dei suoi profitti. Ha usato “trame e trucchi”, secondo i termini usati dai fiscalisti del Congresso. “Ha superato ogni immaginazione, ha fatto prova di un’arroganza totale”, si legge ancora nel rapporto. Tra il 2009 e il 2012, periodo esaminato dall’indagine parlamentare, l’imponibile sottratto all’Internal Revenue Service (l’agenzia delle entrate Usa) ha raggiunto i 74 miliardi di dollari. Un esempio è la filiale Apple Operations International.

 

tim cook con l iphone 6s plustim cook con l iphone 6s plus

La sua sede sociale è stata stabilita in Irlanda, negoziando col governo di Dublino uno sconto fiscale generoso: appena il 2% d’imposta sui profitti. Poiché gli Stati Uniti tassano le società laddove hanno la loro sede sociale, mentre l’Irlanda le tassa in base al luogo effettivo dove vengono controllate e gestite, Tim Cook ha gestito tutti i conti di Apple Operations International dal suo quartier generale californiano (a Cupertino nella Silicon Valley), ma ha “spostato” con una semplice operazione di contabilità virtuale nella società di diritto irlandese ben 30 miliardi di fatturato tra il 2009 e il 2012. Risultato: per gli irlandesi quella società era americana, per il fisco americano era irlandese. Così quella filiale ha operato in un regime di quasi-esenzione fiscale.

tim cook e lisa jackson tim cook e lisa jackson

 

Un’altra filiale estera sempre con sede in Irlanda, Apple Sales International, è stata usata per concentrarvi profitti delle vendite estere di iPhone, iPad, Mac-Book. Ha fatto 22 miliardi di dollari di utili. Tasse: 10 milioni, lo 0,05%. Dopo il successo italiano, urge però che venga affrontato a Bruxelles il tema più vasto della concorrenza fiscale tra Stati, dove alcuni paesi membri (Irlanda, Olanda, la stessa Inghilterra) operano come dei corsari: e questo ci impoverisce tutti, salvo gli azionisti delle multinazionali.

 

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron john elkann donald trump

DAGOREPORT – A PARIGI SI VOCIFERA CHE MACRON SIA UN PO' INCAZZATO CON JOHN ELKANN PER LA SUA AMERICANIZZAZIONE FILO-TRUMP (VEDI LA VISITA CON LA JUVE AL SEGUITO, ALLA CASA BIANCA) - IN BALLO LA GESTIONE DI STELLANTIS, GRUPPO AUTOMOBILISTICO DI CUI LA FRANCIA POSSIEDE IL 6,2%: DOPO TAVARES, MACRON VOLEVA UN CEO FRANCESE MA TRUMP SI E' OPPOSTO, ED E' ARRIVATO L’ITALIANO FILOSA - I CONTI IN ROSSO DI STELLANTIS PREOCCUPANO YAKI, COME DEL RESTO L’EDITORIA CHE NON GENERA PROFITTI MA SOLO ROGNE COL GOVERNO MELONI. E A PRENDERSI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NON CI PENSA PIU' NESSUNO (IMPOSSIBILE RIBALTARE LA LORO LINEA ANTI-GOVERNATIVA) - LA TENTAZIONE DI ELKANN DI MOLLARE TUTTO PER DEDICARSI AGLI INVESTIMENTI FINANZIARI DI EXOR È OGNI GIORNO PIU' ALTA, MA LA SOLUZIONE STENTA, PER ORA, A FARSI AVANTI...

ursula von der leyen donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT - COME MAI IL SEMPRE LOQUACE EMMANUEL MACRON TACE DI FRONTE ALL’UMILIAZIONE EUROPEA CON TRUMP SUI DAZI? IL TOYBOY DELL’ELISEO, CHE SI È SPESO PER NON SCENDERE A COMPROMESSI CON IL TYCOON (ERA IL FAUTORE DELLA LINEA DURA, CONTRO QUELLA MORBIDA PROPUGNATA DAL DUO MELONI-MERZ), HA PREFERITO CONTATTARE DIRETTAMENTE URSULA VON DER LEYEN. E LE HA POSTO TRE DOMANDE: 1) HAI PARLATO CON TRUMP DELLA WEB TAX? 2) CHI FIRMERÀ L’ACCORDO MONSTRE PER L’ACQUISTO DI 750 MILIARDI IN ENERGIA USA? 3) CHE FINE FANNO I CONTRATTI GIÀ FIRMATI CON ALGERIA, QATAR, AZERBAIGIAN? LI STRACCIAMO?

giorgia meloni

DAGOREPORT - DOPO TRE ANNI DI FANFARE E BACI, UNA MELONI IN COSÌ TOTALE DIFFICOLTÀ NON S'ERA MAI VISTA - PER ESSERE COERENTE AL SUO ATTEGGIAMENTO DA "PONTIERA" USA-UE, FAVOREVOLE ALLA TRATTATIVA IN GINOCCHIO DI URSULA CON IL BOSS DELLA CASA BIANCA, MELONI È FINITA NEL TRITACARNE, FATTA LETTERALMENTE A PEZZI NON SOLO DALL'OPPOSIZIONE MA DA TUTTI: PER CONFINDUSTRIA, COLDIRETTI, FEDERACCIAI, CISL, ETC.: "L'ACCORDO CON TRUMP È UNA CAZZATA" - FUORI CASA, IL DILUVIO: LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' È STATA RIDICOLIZZATA PURE A DESTRA DAL LEPENISTA BARDELLA ALL'ANTI-UE, ORBAN – QUANDO IL SUO ALLEATO TRATTATIVISTA MERZ HA RINCULATO, TERRORIZZATO DAI POSSIBILI CONTRACCOLPI ALLA MAGGIORANZA DEL SUO GOVERNO, LA "PONTIERA" (SENZA PONTE) E' FINITA DA SOLA, COL CERINO IN MANO, A DIFENDERE URSULA VIOLENTATA DAL CETRIOLO DI TRUMP, MA GUARDANDOSI BENE DAL RIVENDICARE L'AMICIZIA (IMMAGINARIA) COL "PADRINO" DELLA CASA BIANCA – SE IL SOGNO MELONIANO DI AGGANCIARE FDI AL PPE SI ALLONTANA, LA RINTRONATA URSULA RIMARRÀ AL SUO POSTO: ALTERNATIVA NON C'È, HANNO TUTTI PAURA CHE LA DESTRA DEI ''PATRIOTI'' CONQUISTI BRUXELLES...

ursula von der leyen donald trump friedrich merz giorgia meloni emmanuel macron

DAGOREPORT - SIAMO DAVVERO SICURI CHE L’UNICA GRANDE COLPEVOLE DELLA ''DOCCIA SCOZZESE'' EUROPEA, COI DAZI TRUMPIANI AL 15%, PIÙ PESANTI IMPOSIZIONI SU GAS E ARMI, SIA LADY URSULA? - SE TRUMP NON DEVE RENDERE CONTO A NESSUNO, URSULA SI RITROVA 27 PAESI ALLE SPALLE, OGNUNO CON I SUOI INTERESSI, SPESSO CONFLIGGENTI: MENTRE MACRON AVREBBE VOLUTO USARE IL BAZOOKA CONTRO IL ''DAZISTA'', COME LA CINA, CHE HA TENUTO TESTA, DA VERA POTENZA, A WASHINGTON, MERZ E MELONI ERANO PER IL “DIALOGO”, TERRORIZZATI DALLE “VENDETTE” POLITICHE CHE TRUMP AVREBBE POTUTO METTERE IN ATTO (UCRAINA, NATO, MEDIORIENTE) - MELONI SA BENE CHE IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE: LA STANGATA SULL’ECONOMIA ITALIANA DOVUTA AI DAZI SI ANDRÀ AD ACCAVALLARE ALLA FINE DEL PNRR E AI SALARI PIÙ BASSI D’EUROPA - SE L'AUTUNNO SARA' ROVENTE, NON SOLO ECONOMICAMENTE MA ANCHE  POLITICAMENTE (CON IL TEST DELLE REGIONALI), IL 2026 SI PREANNUNCIA DA SUDORI FREDDI... 

riccardo muti concerto agrigento alessandro giuli

DAGOREPORT - “AGRIGENTO CAPITALE DELLA CULTURA 2025” DOVEVA ESSERE PER IL MINISTERO GIULI-VO UN “APPUNTAMENTO CON LA STORIA” ED È FINITO NEL SOLITO “APPUNTAMENTO CON LA CASSA” - PER “INTERPRETARE IL SENSO DI UNA MEMORIA CONTINENTALE EURO-AFRICANA CONDIVISA E FARNE IL FERMENTO DI UN RITROVATO BENESSERE INDIVIDUALE DI CRESCITA COLLETTIVA” (SEMPRE GIULI), COME È POSSIBILE CHE LA REGIONE SICULA ABBIA SBORSATO LA FOLLIA DI 650MILA EURO PER UN SINGOLO CONCERTO NELLA VALLE DEI TEMPLI DELL’ORCHESTRA GIOVANILE CHERUBINI DIRETTA DA RICCARDO MUTI? LO STESSO EVENTO, ORGANIZZATO L’ANNO SCORSO DAL COMUNE DI LAMPEDUSA, ERA COSTATO APPENA 100MILA EURO - DEL RESTO, CON BUDGET DI 150 MILIONI, I 461MILA EURO PER LA “PROMOZIONE E PUBBLICITÀ DEL PARCO ARCHEOLOGICO” CI STANNO. COME IL “MOVITI FEST”: PER 473.360 MILA EURO, UN “PROGETTO CHE MIRA A COINVOLGERE E ANIMARE I LUOGHI DEL CENTRO STORICO AD AGRIGENTO” - ALLE CRITICHE, IL SINDACO DELLA CITTÀ DELLA CUCCAGNA, FRANCESCO MICCICHÈ, SI OFFENDE: “BASTA DILEGGIO STERILE. SE VINCE AGRIGENTO, VINCE LA SICILIA”! (QUI CE NE VOGLIONO 100 DI MONTALBANO…”)

temptation island

LE ANTICIPAZIONI DI “TEMPTATION ISLAND” - APPASSIONATI DI CORNA E FALÒ, AVETE PREPARATO GELATO E POP CORN PER LE ULTIME TRE SERATE DEL PROGRAMMA? SI PARTE DOMANI SERA E DAGOSPIA È IN GRADO DI RIVELARVI COSA ACCADRÀ TRA LE COPPIE - "FORREST GUMP" ANTONIO, DOPO ESSERE IMPAZZITO CON TANTO DI CORSA DISPERATA PER UN INVITO ALLO STADIO FATTO DAL TENTATORE ALLA SUA FIDANZATA, LA VEDE AL FALÒ E LE CHIEDERÀ DI SPOSARLO - L'AQUILOTTO VALERIO SI AVVICINA SEMPRE DI PIÙ ALLA SINGLE ARY E FINISCE PER TRADIRE SARAH. I DUE CHE ABITANO A ZAGAROLO DARANNO VITA A UNA SPECIE DI "ULTIMO TANGO A ZAGAROL". SARÀ LUI CHE, DISPIACIUTO E CON IL CUORE IN MANO, CHIEDERÀ DI POTER INCONTRARE LA COMPAGNA PER RIVELARLE DI PROVARE UN INTERESSE PER LA SINGLE E… - VIDEO