TERREMOTO UNICREDIT – DOPO DAGOSPIA ARRIVA IL “FINANCIAL TIMES” E SPIFFERA: GHIZZONI STA CERCANDO DI EVITARE UN AUMENTO DI CAPITALE – LA CRT CONTRARIA ALL’IPOTESI DI SBORSARE CONTANTI – I SOCI ARABI, PRIMI AZIONISTI, RIUSCIRANNO A FAR FUORI VITA E GHIZZONI, DIFESI DALLA TRIADE PALENZONA-FIORENTINO-MONTEZEMOLO?

Gli scossoni in Unicredit rischiano di scatenare un autentico terremoto, perché la banca è il primo azionista di Mediobanca con l’8,63% e Piazzetta Cuccia, a sua volta, è il primo azionista delle Generali con il 13%. Come non bastasse, il secondo azionista di Mediobanca è quel Bollorè che considera l’ad Alberto Nagel alla stregua di un maggiordomo. Per questo motivo la partita che si gioca ai vertici di Unicredit è fondamentale per tutto il fortino della finanza tricolore e si preannuncia un autunno di fuoco….

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1.DAGOREPORT

Ah quei disgraziati di Dagospia! Mercoledì scorso, in splendida solitudine, questo sito ha raccontato che dietro l’addio di Roberto Nicastro alla direzione generale di Unicredit c’era un serio problema di conti, finiti sotto la lente per nulla soddisfatta della Bce (http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/unicredit-affaire-volete-sapere-perche-nicastro-ha-lasciato-direzione-105827.htm).

ROBERTO NICASTRO ROBERTO NICASTRO

 

E oggi il “Financial Times” scrive che la banca più internazionale d’Italia ha problemi di patrimonializzazione e che l’ad Federico Ghizzoni sta lavorando a un piano di taglio dei costi per evitare aumenti di capitale. Ecco completato il quadro: in Unicredit servono soldi per stare con più tranquillità nei canoni richiesti dalla vigilanza di Francoforte.

 

Ma che cosa ne pensano gli azionisti? La Fondazione Cassa Torino, saldamente guidata da Fabrizio Palenzona, non vuol sentire parlare di aumenti di capitale e la sola idea manda in orbita gli arabi di Aabar, che con il 5% sono il primo azionista di Unicredit e già in primavera volevano liberarsi del presidente ottuagenario Giuseppe Vita e di Ghizzoni, un amministratore delegato prodotto dalla triade Palenzona-Paolo Fiorentino-Montezemolo.

federico ghizzoni federico ghizzoni

 

Il trio riuscirà anche questa volta a parare le terga al tandem di vertice? Tra l’altro Montezemolo siede nel cda di Unicredit come vicepresidente proprio in rappresentanza degli azionisti arabi del Fondo, ma con loro i rapporti, dicono i bene infornati, nell’ultimo periodo si sarebbero parecchio deterioriati: Bellicapelli è in Unicredit perché è amico dello sceicco di Abu Dhabi.

 

BIASI PALENZONA BIASI PALENZONA

Gli scossoni in Unicredit rischiano di scatenare un autentico terremoto in quel che resta dei Poteri marci italioti, perché la banca è il primo azionista di Mediobanca con l’8,63% e Piazzetta Cuccia, a sua volta, è il primo azionista delle Generali con il 13%. Come non bastasse, il secondo azionista di Mediobanca è quel Vincent Bollorè che considera l’ad Alberto Nagel alla stregua di un maggiordomo. Per questo motivo la partita che si gioca ai vertici di Unicredit è fondamentale per tutto il fortino della finanza tricolore e si preannuncia un autunno di fuoco.

montezemolo montezemolo

 

2. UNICREDIT: FT, GHIZZONI STUDIA OPZIONI PER EVITARE AUMENTO

 

 (ANSA) - L'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, starebbe esplorando un riassetto strategico della banca allo scopo di dare un'accelerazione alla redditività, allontanare i timori degli investitori e scongiurare il rischio di un aumento di capitale. Lo riporta il Financial Times, citando diverse persone a diretta conoscenza degli eventi. Secondo il Ft, le valutazioni di Ghizzoni arrivano mentre le banche italiane sono sulla graticola per i risultati dei nuovi esami della Bce.

 

L'indicatore patrimoniale cet 1 di Unicredit, al 10,1% a fine marzo 2015, è tra i più bassi nell'ambito delle banche con rilevanza sistemica e questo, riporta il quotidiano, ha alimentato preoccupazioni per una possibile richiesta di un ampliamento della base di capitale da parte della Bce.

PAOLO FIORENTINO PAOLO FIORENTINO

 

Tra le preoccupazioni di Ghizzoni, secondo l'Ft, anche la "debole" performance del titolo, salito in un anno del 2% contro il +50% di Intesa Sanpaolo, andamento che lascia "inquieti" gli investitori esteri. Tra le opzioni all'esame, in vista di un aggiornamento del piano strategico in autunno, c'è anche la ristrutturazione delle attività in Germania e Austria dove il cost-income è arrivato all'80% e, secondo stime di mercato, sarebbero possibili risparmi per 500 milioni di euro all'anno. Mercoledì Unicredit approverà i risultati semestrali e alzerà il velo su una riorganizzazione del top management.(ANSA).

 

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