1- PRIMA ROMANA DEL RIDICOLO FILMETTO DI WOODY ALLEN, DOVE POSSIAMO ASSISTERE ALLA PEGGIOR PERFOMANCE DI BENIGNI DOPO “PINOCCHIO”, CON UNA PLATEA DI RUDERI E ANTICHITA’, PERFETTA PER IL 77ENNE REGISTA DI “PROVACI ANCORA, SAM” 2- O TEMPORA, O MORES! COM’E’ CRUDELE IL CONO D’OMBRA DELLA POLITICA: GIANNI LETTA SOLO, SOLETTO, SENZA PIU’ NESSUNO A BACIARGLI LA SUOLA DELLE SCARPE 3- SUSSURRI SULL’ASSENZA ALLA PRIMA DELLA “MARITA” DI BENIGNI: PARE CHE NICOLETTA BRASCHI, LETTO IL COPIONE, FOSSE DEL TUTTO CONTRARIA ALLA PARTECIPAZIONE DI ROBERTO 4- “TO ROME WITH BUFALA”: “IN MANCANZA DI UNA SOLIDA STORIA CHE REGGA IL FILO NARRATIVO, SOSTANO SLEGATI TRA LORO, UNA SERIE DI EPISODI IRRISOLTI, SCIATTI, INUTILI, RECITATI CON ECCITATA INCREDULITÀ DA UN MAZZO DI ATTORI ITALIANI FELICI DI POTER FIGURARE PER DIECI SECONDI NELL’ULTIMA OPERA DEL MAESTRO” (MALCOM PAGANI)

Foto di Mario Pizzi da Zagarolo
Massimiliano Lazzari per "Il Messaggero"

Non è bastata la fitta pioggia a rovinare l'attesissima premiere del film «To Rome with love» all'Auditorium Parco della Musica, che ieri sera ha rivissuto una serata internazionale degna del miglior Festival del Film. In un batter d'occhio l'allestimento è stato spostato al coperto e a brillare sono state molte stelle, da Penelope Cruz, giunta poco prima delle 21 con un elegantissimo vestito color cipria di pizzo macramè insieme alla sorella Monica.

«Roma è la mia seconda casa - dice in un fluentissimo italiano - adoro tornare a Roma e girare un film su questa città è stato per me molto emozionante». Arrivano poi Woody Allen e la moglie Soon Yi: «Vivere con la mia famiglia per tre mesi in questa città è stata una bellissima esperienza. Benigni? Uno dei migliori attori al mondo».

E proprio Benigni, altro grande protagonista della pellicola presentata in anteprima mondiale nella capitale, è arrivato un attimo dopo con l'inseparabile press agent Cristiana Caimmi: «Io e Woody Allen? Ormai viviamo insieme, non lo sapete? A parte scherzi è stato un onore lavorare con uno dei più grandi attori e registi al mondo». Passano poi Jesse Eisenberg, Alec Baldwin e la fidanzata Hilaria Thomas, protagonisti, la sera prima, di una cena a base di specialità romane a Trastevere: «Hanno preso doppia porzione di cacio e pepe» dice Francesco Panella, ristoratore-presentatore tv.

Lunga la schiera di attori che hanno recitato nel film arrivati all'anteprima, da Marina Rocco ad Alessandra Mastronardi, Alessandro Tiberi, Fabio Armilano, Flavio Parenti, Monica Nappo, Corrado Fortuna, Lina Sastri, Maria Rosaria Omaggio e tanti altri, tra cui anche il doppiatore di Allen, Leo Gullotta.

Tante anche le personalità istituzionali: l'ambasciatore americano David Thorne, il prefetto Giuseppe Pecoraro, il questore Francesco Tagliente, Mario D'Urso, il sindaco Gianni Alemanno, i presidenti della Regione e della Provincia Renata Polverini e Nicola Zingaretti, ma anche Marco Muller e Piera Detassis. «Allen ha fotografo una Roma fantastica - commenta il vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Giampaolo Letta, uno dei produttori del film - da anni un regista americano non raccontava così la nostra capitale».

Si vedono anche Giulio Base e Tiziana Rocca, Luigi Abete e Desirèe Colapietro, Eliana Miglio e Rossana Ridolfi Letta, che ha contribuito all'organizzazione della soirèe con Gianluca Pignatelli, Benedetta Lucherini e Christian Giovannelli. La proiezione è stata inserita in una serata di beneficenza, a sostegno della onlus Società italiana per l'amiloidosi. Dopo il film cena esclusiva per 150 persone nel ristorante di un hotel di via Veneto.

2- LA ROMA DI ALLEN CAPITALE DEL LUOGO COMUNE
di Malcom Pagani per Il Fatto


L a mozzarella "speciale", la cucina napoletana, Piazza di Spagna, il Colosseo e Trastevere. Via Veneto, i paparazzi, il sole di Roma e l'Italietta "so pittoresca" dove ci si sdraia per un flash, un tozzo di notorietà, una prèmiere di serie B. Le segretarie con il culo in bella vista e le tette sul tavolo si concedono felici al capo dell'azienda. Gli attori di successo sognano solo una scopata facile e poi, scoperti, si dileguano vigliacchi.

I giornalisti si uniformano alla demenza (ed è la parte più riuscita) ponendo domande futili e inessenziali: "Come si è fatto la barba oggi?". Il nulla dilatato per più di due ore con l'occhio fisso sulle vie di fuga, l'organetto molesto di Arrivederci Roma in sottofondo e il rimpianto, inconsolabile, per un'operazione desolante.

Con l'ironia che un tempo lo abitava e il gusto per la freddura scorretta, Woody Allen sapeva scherzare di sé e farci ridere fino alle lacrime: "Il mio primo film era così brutto che in sette Stati americani aveva sostituito la pena di morte". Oggi immalinconisce perché To Rome with Love manca di una trama vera e propria e lascia sul terreno quattro insipidi bozzetti sentimentali - sposini di provincia in viaggio di nozze, americani in vacanza, proprietari di pompe funebri infatuate dell'opera - senza direzione né anima.

Al principio avrebbe dovuto intitolarsi Bop Decameron, ma almeno Allen ha risparmiato Boccaccio. Gliene siamo grati. L'erotismo, tra cornuti di professione, ormonali studentelli di architettura, puttane saggissime e turiste ninfomani con il vizio dell'ego e della mitomania è naturalmente assente.

In compenso, in mancanza di una solida storia che regga il filo narrativo, sostano slegati tra loro, in una corsa all'accumulo che a descriverla non sarebbe bastata una "bastarda" striscia cinèphile di Stefano Disegni, una serie di episodi irrisolti, sciatti, inutili, recitati con eccitata incredulità da un mazzo di attori italiani felici di poter figurare per dieci secondi nell'ultima opera del maestro. Rocco Papaleo, lungimirante, preferì negarsi per una vacanza in Basilicata.

Gli altri, caduti nella rete, si sono adeguati al naufragio. A Benigni (Leopoldo Pisanello) signor nessuno sedotto dalla gloria e poi abbandonato alla sua crisi d'astinenza, Woody riserva un copione slabbrato che alla fine, e non solo metaforicamente, lo lascia in mutande. A Rubini e Ghini una promessa tradita. A Ornella Muti un sorriso rapido, a Scamarcio (il più efficace) una comparsata da ladro e l'accento autoctono, Andria style. Ad Antonio Albanese una reminiscenza di Alex Drastico.

A Sergio Solli (il questore Guida di Giordana) l'occasione per dimostrarsi sprecato, a Maria Rosaria Omaggio e Lina Sastri il piacere (nostro) di rivederle. Comunque troppo poco. Il resto di niente sono volenterosi cammei (Giuliano Gemma, Ninni Bruschetta), gite a Ostia, product placement orgiastici (Ferrarelle, Alitalia), tramonti da cartolina, assortite confusioni di sceneggiatura. Le star (un Alec Baldwin immobile, bolsissimo in un ruolo assurdo e Penelope Cruz vestita come in una pièce di Almòdovar) annaspano.

I giovani (Jesse Eisenberg, già Mark Zuckerberg nell'affresco su Facebook di Fincher) cucinano spaghetti al pomodoro ma alla fine, dal piatto ricco si passa al pasto nudo. Indigesto. Non l'atto d'amore di Woody per il Paese del suo storico doppiatore Oreste Lionello (anche di lui, come del mentore, si sente l'assenza) ma il manifesto di un torpore creativo. Non la parodia tesa a fotografare un universo come nel 1972, in Roma, Fellini era riuscito a fare magnificamente e neanche il film nel film di Truffaut.

Di To rome with Love rimane però negli occhi l'effetto notte, il buio di idee, l' impudìco riciclo (in mancanza di meglio) dei guizzi che giustamente fecero adorare Allen a una trasversale teoria di spettatori. Sulle spoglie della gloria che fu, con il sospetto della campagna "alimentare" (dopo la Spagna e la Francia, puntuale, Roma) e il disarmante autospot Medusa (che distribuisce in 600 copie, dal 20 aprile) a La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo santificato da Woody stesso in Campo de' Fiori, restano un paio di battute folgoranti in ambito coniugale.

Alla moglie, afrori dell'antica misoginìa, il regista riserva le uniche cattiverie del film. La prima è tipicamente alleniana: "Se sei in contatto con Freud ti consiglio di farti ridare il denaro". La seconda, rivelatoria, somiglia quasi a un autoscatto: "Non provare a psicanalizzarmi. Hanno tentato in molti. Hanno fallito tutti". Peccato. Per capire qualcosa dei nessi e delle ragioni alla base della mancata impresa di un genio, sarebbe servito lo "strizza-cervelli" (altro dèja-vù) evocato a più riprese nel film.

 

 

WALTER E FLAVIA VELTRONI WOODY ALLEN E SOON YI PREVIN THORNE E VELTRONI TITTARELLI ROSI GRECO E FERDINANDO BRACHETTI PERETTI ROBERTO BENIGNI PITRO E CAMILLA VALSECCHI ROBERTO BENIGNI PIETRO E SIRO PENELOPE CRUZ PAOLO BENEDETTINI E NICOLETTA RICCA PAOLO FERRARI E SIGNORA

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin terre rare

FLASH! – L’EX COMICO ZELENSKY SI È RIVELATO MOLTO PIÙ ABILE DI TANTI DIPLOMATICI - LA POLIZZA SULLA VITA DELL’UCRAINA È STATA LA FIRMA DELL’ACCORDO SULLE TERRE RARE, CHE RAPPRESENTA UNA “GARANZIA DI SICUREZZA” DI AVERE TRUMP DALLA SUA PARTE - COME POTRANNO GLI AMERICANI PERMETTERE A PUTIN DI PRENDERSI IMPIANTI E MINIERE IN COMPROPRIETÀ USA-UCRAINA? L’INTESA SUI MINERALI HA SORPRESO "MAD VLAD": ERA CONVINTO CHE ZELENSKY NON AVREBBE MAI MESSO DA PARTE L’ORGOGLIO, FERITO CON L’UMILIAZIONE ALLA CASA BIANCA…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

marina paolo berlusconi antonio tajani ursula von der leyen antonio angelucci

DAGOREPORT – GETTATA DALLO SCIROCCATO TRUMP NEL CESTINO DELL'IRRILEVANZA, MELONI ARRANCA IMPOTENTE, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA: MA TU, CHI RAPPRESENTI?) – UNICO MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEO AD ESSERE IGNORATO DAL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MARCO RUBIO, TAJANI E' IMPOTENTE DAVANTI ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI (IN COMPAGNIA DI MARINE LE PEN) E AL CAMALEONTISMO-BOOMERANG DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI", FINITA "ESPULSA'' DALL'ASSE MACRON-MERZ-TUSK – E QUANDO RICICCIA LA QUESTIONE DEL MES (L'ITALIA E' L'UNICO DEI 27 PAESI EU CHE NON L'HA RATIFICATO), SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?) - UNICA SODDISFAZIONE: FINCHE' L'ALTERNATIVA SI CHIAMA ELLY SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE E FRATOIANNI-BONELLI, IL GOVERNO DUCIONI CAMPA TRANQUILLO...

donald trump - mohammed bin salman - netanyahu al jolani

DAGOREPORT - QATAR-A-LAGO! A GUIDARE LE SCELTE DI DONALD TRUMP, SONO SOLTANTO GLI AFFARI: CON IL TOUR TRA I PAESI DEL GOLFO PERSICO, IL TYCOON SFANCULA NETANYAHU E SI FA "COMPRARE" DA BIN SALMAN E AL-THANI – LA FINE DELLE SANZIONI ALLA SIRIA, LE TRATTATIVE DIRETTE CON HAMAS PER LA LIBERAZIONE DELL'OSTAGGIO ISRAELIANO, IL NEGOZIATO CON L’IRAN SUL NUCLEARE E GLI AIUTI UMANITARI USA A GAZA: ECCO COSA DARA' TRUMP AGLI STATI ARABI IN “CAMBIO” DEL FIUME DI PETROLDOLLARI IN DIREZIONE WASHINGTON - IL TYCOON MANIPOLA LA REALTÀ PER OCCULTARE IL FALLIMENTO DELLA POLITICA DEI DAZI: MA SE ENTRO IL 30 GIUGNO NON SI TROVA L'ACCORDO, L’UE È PRONTA ALLA RITORSIONE – APPUNTI PER LA DUCETTA: COME DIMOSTRA L’ISRAELIANO “BIBI”, SEDOTTO E ABBANDONATO, NON ESISTONO “SPECIAL RELATIONSHIP” CON IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO MA SOLO CIO' CHE GLI CONVIENE… - CIRCONDATO DA YES MEN E MILIARDARI IN PREDA AI DELIRI DELLA KETAMINA COME MUSK, A FAR RAGIONARE TRUMP È RIMASTO SOLO IL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT...

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO