1- GRASSO ALDISSIMO E BOLLENTE COLA SUL FABIOFAZIO STRAZIO DI SAVIANO: \"NESSUNO VUOLE CENSURARE NESSUNO: VADANO FINI, BERSANI E TUTTI QUELLI CHE GLI AUTORI DECIDERANNO DI INVITARE: RISPARMIATECI LA MANFRINA DEL PROGRAMMA CULTURALE E SOLO È OPPORTUNISMO IN SCENA PER CAVALCARE L’OCCASIONE: RIPENSATE ALLA PROMESSA DEL \"NUOVO\" CHE ROBERTO SAVIANO AVREBBE DOVUTO MOSTRARCI\" - 2- GIAN-BECCHINO ENTUSIASTA, IL PD UN PO’ MENO. TRA I PIDDINI UN TIMORE DAI SONDAGGI: CHE FLI STIA SOTTRAENDO DEI VOTI SIMPATIZZANTI VERSO I FUTURISTI NON SI MUOVONO SOLO DALL’IDV: IN 15 GIORNI I FINIANI DAL 5,3% AL 7,7%, IL PD CALA DAL 24,2% AL 23,4% - 3- SCALFARI: \"MI ASPETTAVO CHE FELTRI FOSSE ESPULSO DALL’ORDINE VITA NATURAL DURANTE\"

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1- OPPORTUNISMO IN SCENA PER CAVALCARE L\'OCCASIONE
Aldo Grasso per il Corriere della Sera

Il ceto medio riflessivo ha il suo nuovo Michele Santoro. Si chiama Fabio Fazio. Confortato dal successo della prima puntata, rincuorato dalla reale difficoltà in cui si trova il premier, incoraggiato da Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre responsabile del programma (è capace di pensare la tv solo in termini ideologici, esattamente come Antonio Marano e Mauro Masi), Fazio ha deciso di invitare Gianfranco Fini e Pier Luigi Bersani alla prossima puntata di Vieni via con me.

FazioFazio a Vieni via con me AbbadoAbbado Fazio e Benigni a Vieni via con me

Staremo a vedere, ma il rischio che il programma prenda una connotazione tutta politica, tale da stravolgerne la natura, almeno così come ci era stato presentata, è forte. In un\'atmosfera da martirio mediatico, ricordiamo ancora le parole di Roberto Saviano a proposito del suo desiderio di sfidare il mezzo televisivo, di confrontarsi con una nuova scrittura dove gli ospiti avrebbero dovuto funzionare da punteggiatura e i movimenti di scena da predicati verbali.

Tutto finito, tutto sacrificato sull\'altare dell\'audience e sull\'opportunità di cavalcare l\'occasione. Forse insperata. Basta confrontare i commenti del giorno dopo la messa in onda del programma: erano tutti di carattere squisitamente politico, a ben pochi interessava la riuscita del programma. Saviano è stato efficace, si è davvero confrontato con una nuova scrittura? Benigni ha dato il meglio di sé? Certi duetti erano già andati in onda? Ma a chi importano queste bazzecole? Gli interventi di Saviano e di Benigni sono stati giudicati da un solo punto di vista: straordinari per i militanti di sinistra, penosi per quelli di destra.

Quell\'idea che, a caldo, avevamo avuto sulla prefigurazione del primo programma tv di un possibile governo di unità nazionale (ripresa poi da altri) non era dunque del tutto peregrina. Adesso, per aggirare l\'ipocrita legge della Rai che vieta la presenza dei politici in certi programmi si risponde con un\'altra ipocrisia: Vieni via con me è un programma di approfondimento culturale e non un varietà, esattamente come Che tempo che fa.

faziofazio e saviano

A parte il fatto che ci sarebbe molto da discutere tra la promozione culturale (ogni opera presentata da Fazio è un capolavoro, mai sentita una qualsiasi obiezione) e cultura, resta il fatto che è imbarazzante vedere Don Abbondio vestire i panni di Don Rodrigo.

FazioFazio e Saviano

Nessuno vuole censurare nessuno: vadano Fini, Bersani e tutti quelli che gli autori decideranno di invitare; del resto abbiamo una Rai così politicizzata e così pesantemente squilibrata che è difficile scorgere le pagliuzze negli occhi degli altri. Un solo favore: risparmiateci la manfrina del programma culturale e ripensate alla promessa del «nuovo» che Roberto Saviano avrebbe dovuto mostrarci.

2- GIANFRANCO ENTUSIASTA, IL PD UN PO\' MENO - TRA I DEMOCRATICI UN TIMORE DAI SONDAGGI: CHE FLI STIA SOTTRAENDO DEI VOTI
Fabio Martini per La Stampa

Certo, Gianfranco Fini ci è abituato. Da anni la «sinistra televisiva» lo ha messo sul piedistallo: 20 anni fa tirandolo fuori dal «ghetto», negli ultimi tempi dispensandogli gentilezze di ogni specie. Ma stavolta il presidente della Camera è più contento del solito.

La scorsa settimana, quando Fabio Fazio lo ha fatto cercare per proporgli di partecipare a «Vieni via con me», Fini ha risposto subito di sì e anche con «grande piacere». Non solo e non tanto perché a destra ci si è sempre sentiti esclusi da certi circuiti «chic» della sinistra, ma soprattutto perché gli otto milioni di spettatori della prima puntata garantiscono la platea televisiva ideale per il «nuovo» Fini, una platea giovanile, prevalentemente di sinistra, ma non solo. Una platea elettoralmente interessantissima. I sondaggi, tutti i sondaggi, dicono che nelle intenzioni di voto da 15 giorni è in corso un\'escalation del «fenomeno Fini».

In poche settimane le intenzioni di voto hanno fatto di Fli, sia pure virtualmente, il quarto-quinto partito italiano. In particolare la Ipsos di Nando Pagnoncelli, che da anni realizza un rilevamento ogni settimana, ha registrato un\'impennata dei consensi virtuali a Futuro e libertà, passata in soli 14 giorni dal 5,3% al 7,7%, proprio mentre il Pdl passava dal 29% al 23,4%, il Pd dal 24,2% al 23,4%, l\'Italia dei Valori dall\'8,3% al 7,6%.

finifini e bersanirutelli,rutelli, casini

Intenzioni che, come fa notare un editoriale di «Europa», giornale di area Pd, segnalano «flussi notevoli verso la più recente delle alternative a Berlusconi», attorno al quale è in corso uno «scongelamento» ed è proprio «lì che si sarebbe dovuto trovare il Pd». E invece, guarda un po\', ci si trova Fini. E infatti i sondaggisti assicurano che verso Fli si muovono flussi anche dal fronte sinistro.

Coinvolgono simpatizzanti dell\'area Di Pietro, tanto è vero che nell\'ultima settimana Tonino è diventato velenoso, al limite della villania: «Fini non si comporti come le scimmiette», «firmi la mozione, altrimenti stia zitto». E secondo i sondaggisti c\'è anche un flusso che arriva ai «futuristi» dal Pd. E infatti Bersani, che per diverse settimane aveva risparmiato Fini - confidando in una possibile unità d\'azione -, da qualche giorno ha iniziato a punzecchiare il presidente della Camera: «Io non vorrei mai il mio nome sul simbolo del partito», con trasparente allusione a Fini. E ancora: «Mai vista destra liberale da noi, auguri a Fini...».

All\'incipiente ostilità della sinistra politica si contrappone invece lo spirito di accoglienza della sinistra televisiva, oramai articolata in quattro «correnti»: veltroniani, dalemiani, cattolici-democratici e santoriani. I pionieri nella scoperta di Fini sono stati l\'ex direttore del Tg3 Alessandro Curzi e Michele Santoro. Racconta Francesco Storace, agli inizi degli Anni Novanta creativo capo ufficio stampa dell\'Msi guidato da Fini: «Erano anni bui, dell\'Msi non si occupava nessuno né sui giornali né in Rai e organizzai un paio di pranzi tra Fini e Curzi da \"Ezio alle Scalette\".

Tiravano una tendina e nessuno li vedeva. E così, quando l\'Msi si mise sulla scia delle picconate di Cossiga, Curzi ci diede spazio e poco dopo si aprirono anche le porte di \"Samarcanda\", la prima trasmissione di Santoro. Durante le Comunali di Roma del 1993 Santoro apprezzò e fu simpaticamente connivente con uno scherzo che avevo fatto per destabilizzare in diretta Rutelli».

FINIFINI E BERSANI

Diciassette anni dopo quello sdoganamento televisivo, Fini torna su RaiTre. Invitato da Fazio, che è di sinistra e si sa, e da Saviano che, spiazzando i suoi apologeti sinistrorsi, in una recente intervista a Pietrangelo Buttafuoco ha raccontato: «Ho sempre fatto riferimento alla tradizione che fu della destra antimafia», «come scrittore mi sono formato su molti autori della cultura conservatrice, Jünger, Pound, Céline e leggo spesso Julius Evola, che mi avrebbe considerato un inferiore».

3- SCALFARI: \"MI ASPETTAVO CHE FELTRI FOSSE ESPULSO DALL\'ORDINE VITA NATURAL DURANTE\"
da La Stampa

Eugenio Scalfari, ieri in tv alle Invasioni barbariche, rispetto alla sospensione di tre mesi di Vittorio Feltri ha affermato: «Io mi aspettavo che fosse espulso dall\'albo vita natural durante. L\'ordine non tappa la bocca a nessuno, ma esiste un albo che prevede un\'etica e una deontologia - ha poi continuato - uno può avere qualunque opinione e può pubblicarla, può sottovalutare delle notizie e sopravvalutarne delle altre, quello che non può fare è propagandare delle notizie spacciandole come vere - e ha poi concluso - non dovrebbe essere iscritto all\'albo».

feltrifeltriEUGENIOEUGENIO SCALFARI E SIGNORA

Sulla vicenda era intervenuto anche l\'attuale direttore di «Avvenire». «Boffo è stato oggetto di un attacco mediatico che ha trovato la sua definitiva soluzione con un atto di giustizia nei confronti di Feltri, atto approvato all\'unanimità da parte dell\'Ordine dei giornalisti che ha riconosciuto l\'esistenza di una gravissima violazione delle regole di deontologia professionale», ha detto Marco Tarquinio, successore di Dino Boffo alla guida del quotidiano della Cei. Ma c\'è anche chi, come il ministro Mariastella Gelmini, invita Feltri a disobbedire: «Questo è l\'esempio dell\'applicazione della par condicio: io non riesco a ricordare giornalisti del Fatto che abbiano avuto lo stesso trattamento».

 

 

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