1- MAZZATA SULL’INFORMAZIONE PER GLI INSOSTENIBILI 7 MILIONI DI EURO CHE LA RAI DEVE SBORSARE PER IL CASO FIAT-FORMIGLI-“ANNOZERO”: OPUS LEI ORA VUOLE PORTARE IN CDA LA RIFORMA DELLE NORME SULLA RESPONSABILITÀ CIVILE DEI GIORNALISTI RAI - 2- LA PROPOSTA È QUELLA DI ESTENDERE A TUTTI LA FORMULA TROVATA PER LA GABANELLI, UN CLAUSOLA DI MANLEVA SOLO PARZIALE, PER CUI SE IL TRIBUNALE RICONOSCE IL DOLO O LA COLPA GRAVE CON SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO, VIALE MAZZINI PUÒ RIVALERSI SULL’AUTORE DELLA DIFFAMAZIONE. E QUI SCOPPIA IL BUBBONE: UNA LIMITAZIONE DELLA LIBERTÀ DEI GIORNALISTI O UNA TUTELA GIUSTA PER UN’AZIENDA PUBBLICA? - 3- STASERA SANTORO SCODELLA UN CELENTANOIDE CARICATO A PALLETTONI CONTRO LA RAI E, PER FAR ESPLODERE IL BUBBONE FORMIGLI-FIAT, L’EDITORE DI TELELOMBARDIA SANDRO PARENZO LANCIA UNA PROVOCAZIONE: “CI MANDINO IL TESTO, OPPURE CI DIANO UNA FIDEJUSSIONE, ALTRIMENTI L’INTERVENTO DI CELENTANO NON ANDRÀ IN ONDA. LA RAI DOVRÀ PAGARE 5 MILIONI PER AVER CRITICATO LA FIAT. IO DA DOMANI DIRÒ SOLO CHE LA FIAT È UNA GRANDE AZIENDA, PERCHÉ CHI PAGA ALLA FINE SONO IO. E SE DOMANI VENISSE FUORI QUALCOSA CONTRO LA RAI? E SE LA RAI POI CI FA CAUSA, CHI PAGA?”

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1 - CAUSE RAI PER 300 MILIONI IL CAVALLO DI VIALE MAZZINI AZZOPPATO DALLE DENUNCE
Paolo Bracalini per "il Giornale"

milena gabanellimilena gabanelli

Circa 46 milioni di euro, accantonati per il contenzioso civile della Rai nell'ultimo anno:ecco la provvista dedicata all'eventuale risarcimento delle molte e spesso gigantesche cause che incombono sulla testa del cavallo morente di viale Mazzini (soldi pubblici).

Diciamo subito che la cifra messa da parte dalla tv di Stato è molto inferiore al petitum , cioè a quanto viene richiesto da aziende o privati che si sentono diffamati dalla Rai. Lì si arriva a cifre spaventose, che sfiorano (stima nostra) i 300milioni di euro. Oltre ai 5 milioni in ballo con la Fiat (che ne chiedeva 20) per un servizio di Annozero decisi dal tribunale di Torino ma già impugnati dai legali Rai, il grosso delle cause riguarda Report di Milena Gabanelli.

MICHELE SANTOROMICHELE SANTORO

Il suo programma di inchieste ha il record di citazioni in tribunale (ma la Gabanelli è un drago anche in difesa, ne ha persa una sola in 15 anni, per 30mila euro), seguita dall'ex programma di Santoro (che per il giudice non c'entra nel caso Fiat, perché «non è esperto di autovetture» e non c'è «nesso psichico » col servizio di Formigli!), e quindi da cifre fisiologiche di contenzioso per Presa diretta di Iacona, Chi l'ha visto ,Tg1 e il Tg3 , e una causa (annunciata) persino per La prova del cuoco , per una frase della Clerici su un ristorante di Mondello («lì si mangia da schifo»).

CORRADO FORMIGLICORRADO FORMIGLI

Spiccioli in confronto alla montagna di euro chiesti alla Rai per Report . È stata la stessa Gabanelli a fornire un elenco completo delle cause che la riguardano, per un totale spaventoso di 246 milioni di euro richiesti dai presunti diffamati.

Da Report , e quindi dalla Rai, chiedono più di 40 milioni di euro (per cinque diverse puntate) gli Angelucci, ramo sanità privata. Pretende 10 milioni di euro dalla Rai il «furbetto del quartierino» Stefano Ricucci,così come l'industriale delle carni Luigi Cremonini, fondatore della Cremonini Spa, che ne chiede 12 di milioni, come risarcimento per un servizio sempre della Gabanelli.

CORRADO FORMIGLI NELLA PUNTATA DI ANNOZERO CHE HA CAUSATO UN DANNO DIMMAGINE ALLA FIAT IN CUI SI MOSTRAVANO LE PRESTAZIONI DELLA MITOCORRADO FORMIGLI NELLA PUNTATA DI ANNOZERO CHE HA CAUSATO UN DANNO DIMMAGINE ALLA FIAT IN CUI SI MOSTRAVANO LE PRESTAZIONI DELLA MITO

L'operatore telefonico Tre stima in 137 milioni di euro il risarcimento adeguato per una inchiesta di Report , mentre Wind si accontenta di 10 milioni, quanto chiedono sia Cesare Geronzi che il vicepresidente dell' Ansa Mario Ciancio Sanfilippo, il doppio di quanti, invece, ne voleva Ligresti (5 milioni), che però si è visto dare torto dal tribunale di Milano, condannato pure al rimborso delle spese sia della Gabanelli (10mila euro) che dell'autrice del servizio Giovanna Corsetti (7mila).

Salvatore LigrestiSalvatore Ligresti

E poi un'altra decina di cause, per 246 milioni totali che si accollerebbe interamente la Rai. Anche se l'ultimo contratto della Gabanelli ha una novità non da poco, un clausola di manleva solo parziale, per cui se il tribunale riconosce il dolo o la colpa grave con sentenza passata in giudicato, l'azienda può rivalersi sull'autore della diffamazione.
Una limitazione della libertà dei giornalisti o una tutela giusta per un'azienda pubblica?È un nodo su cui il Cda dell'epoca Masi e poi con la Lei ha dibattuto molto, trovando un compromesso con la «clausola parziale».

Mauro MasiMauro Masi

Ed ora la direzione generale - dopo la mazzata Fiat­Annozero­è decisa a portare in Cda la proposta di estendere a tutti i giornalisti Rai la formula trovata per la Gabanelli (mutuata dal contratto nazionale dei dirigenti). Ma su che basi? Per via della natura particolare della Rai, che in recenti sentenze è stata riconosciuta come soggetto di diritto pubblico (non a caso è stato designato un magistrato della Corte dei conti apposta per il Cda Rai), e quindi - come ha osservato Feltri sul Giornale e come ci confermano in ter­mini giuridici fonti di viale Mazzini- «un danno economico alla Rai potrebbe costituire la fattispecie di un danno erariale», perché i soldi della Rai sono soldi pubblici.

LORENZA LEILORENZA LEI

Resta da risolvere un problema non da poco:quale giornalista della Rai farebbe più un'inchiesta seria, se corresse il rischio di dover pagare di tasca sua l'eventuale causa civile? Si può davvero equiparare un'impresa editoriale, per quanto pubblica, ad un Comune o all'Anas? Al Cda Rai - attuale o venturo - l'ardua soluzione.

Ma una risposta serve, perché le cause in Rai proprio non mancano, anche da dentro l'azienda. Il conduttore dell'«Italia sul Due» Milo Infante fa causa alla Rai per mobbing, perché si sente oscurato dalla Bianchetti. Il Comune di Portogruaro fa causa perché non arriva bene il digitale terrestre, e poi centinaia di cause di lavoro. Azzoppato dalla cause questo povero cavallo di viale Mazzini.

2 - CELENTANO PORTA LA POLEMICA ANCHE DA SANTORO
Carlo Tecce per "il Fatto quotidiano"

Adriano CelentanoAdriano Celentano

Adriano Celentano fa discutere ovunque. Che sia in diretta sul palco di Sanremo, che sia intervistato a Servizio Pubblico. Semplice. E poi Celentano che parla di Rai nel programma di Michele Santoro crea un cortocircuito incredibile. Un evento che Sandro Parenzo, editore di Telelombardia e promotore di Servizio pubblico, trasforma in sottile provocazione perché la condanna milionaria a favore di Fiat contro la Rai e Corrado Formigli ferisce la libertà d'informazione: "Siamo al buio. Non si sa nulla dell'intervento di Celentano. Santoro non vuole dirci nulla di questa intervista . Ci mandino il testo, oppure ci diano una fidejussione, altrimenti l'intervento di Celentano non andrà in onda. La Rai dovrà pagare 5 milioni per aver criticato la Fiat - aggiunge Parenzo - Io da domani dirò solo che la Fiat è una grande azienda, perché chi paga alla fine sono io. E se domani venisse fuori qualcosa contro la Rai? E se la Rai poi ci fa causa, chi paga?".

SANDRO PARENZOSANDRO PARENZO

Soltanto Parenzo conosce le sue intenzioni, anche se colleziona scherzetti più o meno ortodossi (sua la copertina del Male con "Ugo Tognazzi capo delle Br"), ma se voleva suscitare tensione e attesa ci è riuscito benissimo: "Se le cose non cambieranno, Celentano non andrà in onda su Telelombardia in Lombardia, su Antenna 3 in Veneto e su tutti le altre emittenti sul canale 10 del digitale terrestre, che sono venti". Santoro rassicura i telespettatori e cerca di decifrare il messaggio di Parenzo: "Celentano andrà in onda anche se Parenzo non avrà letto prima il testo.

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D'altronde non so nemmeno io quello che dirà. Penso che quello di Parenzo sia stato più che altro un gesto di critica nei confronti della sentenza sulla Fiat e ho buone ragioni per per credere che non farà quello che ha detto. Mi sento di tranquillizzare il pubblico". Anche perché stasera a Servizio Pubblico c'è la Rai al centro, il futuro prossimo di viale Mazzini con il Consiglio di amministrazione in scadenza e la politica ancora affamati di potere; la complicata ipotesi di una riforma per sottrarre la Rai al controllo dei partiti.

CARLO FRECCEROCARLO FRECCERO

Ci sarà Nino Rizzo Nervo, il consigliere dimissionario per le nomine di Alberto Maccari (Pdl) al Tg1 e Alessandro Casarin (Lega) ai Tg regionali, ultima testimonianza di un inciucio permanente e di una spartizione inarrestabile. E poi ancora: l'ex presidente di viale Mazzini e conduttrice di In mezz'ora, Lucia Annunziata; il direttore di Rai4, Carlo Freccero; il direttore di Libero, Maurizio Belpietro; Massimo Bernardini di Tv Talk; il presidente di Idv, Antonio Di Pietro. E Dario Fo in collegamento da Milano.

MAURIZIO BELPIETROMAURIZIO BELPIETRO

 

 

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